2011-10-20 14:47:13

Telegramma di cordoglio di Benedetto XVI per la morte di padre Tentorio nelle Filippine


Il Santo Padre ha inviato oggi al vescovo e alla comunità di Kidapawan, nelle Filippine, un messaggio di cordoglio per la morte di padre Fausto Tentorio, il missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere ucciso lunedì scorso. Una Messa speciale per ricordare il sacerdote sarà celebrata il prossimo 28 ottobre nella cattedrale di Zamboanga. Intanto gli inquirenti indagano negli ambienti militari e paramilitari, contro la cui presenza sempre più forte nella vita sociale, il missionario si batteva da anni. Sullo stato dei rapporti tra cristiani e musulmani nel mondo, Emanuela Campanile ha sentito padre Piero Gheddo del Pontificio Istituto Missione Estere:RealAudioMP3

R. - Bisogna distinguere dai Paesi: ad esempio in Bangladesh o nel Camerun del Nord o in Senegal o in Mali, i cristiani e musulmani vivono in pace, normalmente.

D. - Quando allora succedono questi episodi?

R. - Quando c’è quell’islam estremista, violento, di tipo, diciamo, mediorientale. Nei Paesi più marginali e più lontani, tipo quelli del Nord Africa - dal Marocco all’Egitto - e dell’Africa subsahariana e poi in altri Paesi come l’India, i cristiani sono abbastanza tranquilli, tranquilli, ma quasi sempre discriminati…

D. - Perché danno così tanto fastidio?

R. - La fobia dei cristiani è nata soprattutto dopo le guerre contro Israele: c’è stata tutta una campagna mondiale dell’islam che sosteneva che “gli israeliani sono nemici dei musulmani” e che "i cristiani sono i crociati che appoggiano Israele". Quindi, poco a poco, è cresciuta questa avversione anticristiana. L’altra grande data negativa è stata quella del 1979, quando Khomeini ha preso il potere in Iran: questa è stata la data che ha cambiato l’islam nel mondo, perché Khomeini ha cominciato a parlare del “martirio per l’islam” e del “martirio per Dio”, del “terrorismo per Dio" e della "guerra santa per Dio”. Ma il mondo musulmano sta cambiando in certi Paesi, come la Malaysia, la Tunisia, l’Egitto e anche il Marocco.

D. - Che futuro vede per le comunità cattoliche in questi Paesi?

R. - Dipende sempre dall’evolversi generale dell’islam. Io sono abbastanza ottimista: oggi c’è tutta una corrente, che noi chiamiamo l’islam moderato, che non riesce a farsi sentire e che tuttavia ha studiato ed è abbastanza numerosa, formata da imam e universitari, che capiscono le nuove istanze della contemporaneità. A poco a poco, questa corrente finirà per vincere, perché non credo l’islam possa vivere nel contesto attuale senza tener conto del mondo moderno.

D. - Però la “primavera araba”, se guardiamo all’esempio dell’Egitto, non è che faccia presagire orizzonti così rosei…

R. - E’ vero. E’ difficile fare una previsione. Io sono ottimista, perché lo Spirito Santo guida anche la nostra storia… Ma è un periodo di transizione che naturalmente - io penso - a poco a poco finirà per emarginare l'islam estremista. (mg)







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