Telegramma di cordoglio di Benedetto XVI per la morte di padre Tentorio nelle Filippine
Il Santo Padre ha inviato oggi al vescovo e alla comunità di Kidapawan, nelle Filippine,
un messaggio di cordoglio per la morte di padre Fausto Tentorio, il missionario del
Pontificio Istituto Missioni Estere ucciso lunedì scorso. Una Messa speciale per ricordare
il sacerdote sarà celebrata il prossimo 28 ottobre nella cattedrale di Zamboanga.
Intanto gli inquirenti indagano negli ambienti militari e paramilitari, contro la
cui presenza sempre più forte nella vita sociale, il missionario si batteva da anni.
Sullo stato dei rapporti tra cristiani e musulmani nel mondo, Emanuela Campanile
ha sentito padre Piero Gheddo del Pontificio Istituto Missione Estere:
R. - Bisogna
distinguere dai Paesi: ad esempio in Bangladesh o nel Camerun del Nord o in Senegal
o in Mali, i cristiani e musulmani vivono in pace, normalmente.
D. -
Quando allora succedono questi episodi?
R. - Quando c’è quell’islam
estremista, violento, di tipo, diciamo, mediorientale. Nei Paesi più marginali e più
lontani, tipo quelli del Nord Africa - dal Marocco all’Egitto - e dell’Africa subsahariana
e poi in altri Paesi come l’India, i cristiani sono abbastanza tranquilli, tranquilli,
ma quasi sempre discriminati…
D. - Perché danno così tanto fastidio?
R.
- La fobia dei cristiani è nata soprattutto dopo le guerre contro Israele: c’è stata
tutta una campagna mondiale dell’islam che sosteneva che “gli israeliani sono nemici
dei musulmani” e che "i cristiani sono i crociati che appoggiano Israele". Quindi,
poco a poco, è cresciuta questa avversione anticristiana. L’altra grande data negativa
è stata quella del 1979, quando Khomeini ha preso il potere in Iran: questa è stata
la data che ha cambiato l’islam nel mondo, perché Khomeini ha cominciato a parlare
del “martirio per l’islam” e del “martirio per Dio”, del “terrorismo per Dio" e della
"guerra santa per Dio”. Ma il mondo musulmano sta cambiando in certi Paesi, come la
Malaysia, la Tunisia, l’Egitto e anche il Marocco.
D. - Che futuro
vede per le comunità cattoliche in questi Paesi?
R. - Dipende sempre
dall’evolversi generale dell’islam. Io sono abbastanza ottimista: oggi c’è tutta una
corrente, che noi chiamiamo l’islam moderato, che non riesce a farsi sentire e che
tuttavia ha studiato ed è abbastanza numerosa, formata da imam e universitari, che
capiscono le nuove istanze della contemporaneità. A poco a poco, questa corrente finirà
per vincere, perché non credo l’islam possa vivere nel contesto attuale senza tener
conto del mondo moderno.
D. - Però la “primavera araba”, se guardiamo
all’esempio dell’Egitto, non è che faccia presagire orizzonti così rosei…
R.
- E’ vero. E’ difficile fare una previsione. Io sono ottimista, perché lo Spirito
Santo guida anche la nostra storia… Ma è un periodo di transizione che naturalmente
- io penso - a poco a poco finirà per emarginare l'islam estremista. (mg)