Profughi africani scomparsi in Libia. Don Zerai: "Non sono casi isolati"
Nella Libia ancora attraversata da combattimenti, un’emergenza ignorata è quella dei
migranti africani che tentano di attraversare il Mediterraneo. Ma quali sono le proporzioni
del fenomeno? Davide Maggiore lo ha chiesto a don Mussie Zerai, dell’Agenzia
umanitaria Habeshia, che ha recentemente rivolto un appello al Consiglio nazionale
transitorio libico perché faccia luce sulla sorte di circa 400 profughi del Corno
d’Africa di cui non si hanno notizie da oltre sei mesi:
R. - Dall’inizio
del conflitto sono morte, in mare, circa 1.500 persone. Mi sono focalizzato su questo
gruppo così consistente dato che molti famigliari ci chiamano ancora per chiederci
informazioni. Episodi come questi non sono casi isolati.
D. - Cosa possono
fare i mezzi di comunicazione e le organizzazioni umanitarie internazionali presenti
nel Paese?
R. - Possono fare molto se si impegnano nel cercare di raccogliere
tutte le informazioni possibili, iniziando dalla persona che ha organizzato il viaggio.
Fino a pochi mesi fa, era ancora lì, libera. Si potrebbe tentare di ascoltare questa
persona e quei pochi eritrei, etiopi e somali che sono rimasti ancora in Libia.
D.
- Crede che potrebbero avere anche un ruolo di sensibilizzazione dell’opinione pubblica?
R.
- In Europa potrebbe essere più facile. In Libia, invece, lo vedo molto difficile
a causa della situazione caotica che noi, già dal mese di maggio, denunciavamo per
via dei chiari segnali di persecuzione attuata contro i neri, che prescindevano dal
fatto che fossero o meno dei mercenari. Spero quindi che la comunità internazionale
vigili davvero su quello che sta accadendo in Libia.
D. - Lei ha affermato
che i responsabili sono ancora liberi. Chi gestisce questi traffici?
R.
- Chi li gestisce è spesso in collaborazione con personaggi legati al precedente regime.
Il regime è cambiato, ma i metodi che si usavano prima si usano anche adesso. Se c’è
qualche complicità da parte di qualche ufficiale, si può fermare soltanto se c’è la
volontà, da parte del governo, di controllare che non ci siano appunto personaggi
corrotti.
D. - In questo senso, è cambiato qualcosa con la presa del
potere da parte del Consiglio nazionale transitorio?
R. - E’ un po’
difficile dirlo, perché la Libia è ancora in alto mare. Spero che la nuova Libia sia
rispettosa delle leggi internazionali.
D. - Un’altra emergenza riguardante
i profughi del Corno d’Africa è quella degli eritrei da tempo sequestrati nel Sinai.
Che cosa si sa delle loro condizioni?
R. - Abbiamo circa 500 persone
che sono nelle mani dei trafficanti, i quali pretendono che si paghi fino a 25-30
mila dollari a persona per il loro rilascio. Gli ostaggi vengono torturati di continuo
ed il mese scorso ne sono già morti quattro. Non capisco, con tutti gli strumenti
esistenti e le convenzioni internazionali, perché non si sta realmente combattendo
contro questi trafficanti. (vv)