Convegno di Todi. Delle Foglie: i cattolici depositari di grandi valori da investire
in politica e nel sociale
Continuano gli echi e le “letture” del recente convegno di Todi, che lunedì scorso
ha riunito un’ampia rappresentanza dell’associazionismo cattolico, impegnato a riflettere
sulla sua capacità di incidere, con i valori di cui è portatore, nell’attuale contesto
sociopolitico italiano. Luca Collodi ha chiesto una valutazione di questo incontro
a uno dei principali partecipanti, Domenico Delle Foglie, giornalista e presidente
del Copercom, il Coordinamento delle Associazioni per la comunicazione:
R. - C’era
grande attesa e s’immaginava che potesse nascere il partito cattolico. Niente di tutto
questo: in realtà a Todi è nato certamente un soggetto che potremmo definire "pre-politico",
ma è un soggetto culturale e sociale in grado di interloquire a 360 gradi con il mondo
della politica. E’ chiaro che trattandosi di un soggetto culturale e sociale ha bisogno
dei suoi tempi, come sono i tempi nel mondo cattolico, quelli giusti: ha bisogno cioè
di essere riportato sul territorio e di aprire un grande confronto, di consentirci
di predisporre anche una piattaforma e una proposta. E’ un po’ quello che è già emerso
a Todi: sono nate tante e tante idee per il Paese.
D. - Todi sembra
prendere le distanze dall’attuale assetto politico e sociale del Paese. E’ veramente
così Delle Foglie?
R. - Qui c’è stata anche una piccola forzatura mediatica:
una battuta, quella sul governo più forte. Ma chi non si aspetta un governo più forte
in una situazione difficile come quella del Paese? In realtà, l’analisi è stata molto
più complessa. Qual è il giudizio generale che è emerso? E’ emerso un giudizio d’inadeguatezza
complessiva dell’attuale - sottolineo "attuale" - offerta politica presente nel Paese.
E questo è un problema che riguarda ovviamente sia le attuali forze in campo, sia
lo sviluppo di quello che potrà essere quel processo di scomposizione e ricomposizione
che noi cattolici vediamo maturare all’orizzonte. Questo ci impegnerà, ci troverà
naturalmente impegnati, ad avere un ruolo da protagonisti per restituire ai cattolici
quella soggettività che è assolutamente necessaria per far fronte alla drammaticità
della crisi economica e, purtroppo, ai primi sintomi gravi di una crisi sociale estesa.
D.
- Quanto c’è in questo Forum di Todi del Progetto culturale della Conferenza episcopale
italiana?
R. - C’è tantissimo. Da questo punto di vista, bisogna pensare
alle voci che erano presenti. Gli organizzatori sono stati molto bravi nel dare spazio
a grandi protagonisti del nostro mondo culturale, un mondo che ha avuto un’incubazione,
ha avuto occasioni di confronto formidabile all’interno del Progetto culturale. Penso
al prof. Ornaghi, ma penso anche al prof. Antiseri, a Zamagni, a tante altre voci...
e anche alle voci straordinarie del mondo accademico, del nostro mondo sociale, del
mondo culturale, del mondo e della comunicazione che convergono oggettivamente nel
Progetto culturale. Il quale è culla, oggettivamente, di quella grande scelta valoriale
al fondo della nostra iniziativa e di cui è stato interprete il cardinale Bagnasco:
cioè la necessità di rileggere la politica italiana, la legislazione italiana con
gli occhi, con la griglia dei valori non negoziabili. E ancora, quel tentativo che
c’è stato chiesto e che già stiamo immaginando: coniugare l’etica sociale con l’etica
della vita.
D. - Si annuncia una grande manifestazione per la fine dell’anno:
di cosa si tratta?
R. - In realtà, si tratta di mettersi in ascolto
del Paese reale. Noi crediamo che la grande tradizione del cattolicesimo politico
italiano avesse un punto di riferimento preciso, direi quasi uno stile, uno stigma,
cioè il rapporto tra il popolo e le istituzioni. Ora si tratta - e i cattolici hanno
una grande responsabilità in questo - di rimettere in moto questo meccanismo, di ricongiungere
e di ricucire questo rapporto. Come? Certamente nel territorio. Ci saranno occasioni
di Forum, di incontri sul territorio del mondo cattolico promossi dal Forum delle
associazioni - il cosiddetto Forum del lavoro - ma che saranno aperti a tutto il mondo
cattolico. Poi ci sarà un’iniziativa europea, che è stata sottovalutata dai giornali,
anche dai commentatori, cioè quell’ottica di ricongiungersi alla grande tradizione
europea dei cattolicesimi nazionali, che hanno poi dato vita al Partito popolare europeo,
cioè a questa realtà, a questa dimensione che è politica, ma è prima ancora culturale,
sociale, associativa, con radici profondissime nel mondo cattolico. (ap)