Tornato a casa il soldato Shalit. Liberati circa 500 detenuti palestinesi
E’ stato rilasciato oggi Gilad Shalit. Il caporale sequestrato da Hamas nel 2006 a
Gaza ha già raggiunto Israele, passando per l’Egitto. In cambio della sua liberazione,
Tel Aviv ha iniziato il rilascio di oltre 1000 detenuti palestinesi. “La lotta al
terrorismo continua”, ha affermato il premier israeliano Netanyahu, dopo essersi felicitato
per la conclusione della vicenda. Il servizio di Davide Maggiore:
“Sono stati
anni molto lunghi”: queste le prime parole di Gilad Shalit libero, in un’intervista
alla televisione egiziana, che aveva anche diffuso le prime immagini dopo il rilascio.
Il caporale ha inoltre dichiarato di aver sempre confidato nella sua liberazione,
e di aver avuto la conferma del rilascio una settimana fa. La sua speranza, ha continuato,
è che grazie all’accordo raggiunto tra le due parti si possa arrivare alla pace. Shalit
ha anche parlato dei 477 detenuti palestinesi liberati come contropartita per l’avvenuto
rilascio, alcuni dei quali, su un autobus, hanno già raggiunto Gaza, dove sono stati
accolti dal capo dell’esecutivo di Hamas, Ismail Haniyeh. Lo scambio di prigionieri
era stato ufficialmente autorizzato ieri dalla Corte suprema israeliana, che aveva
respinto il ricorso di alcune famiglie di vittime di attentati. Altri 550 palestinesi
saranno rilasciati dal governo di Tel Aviv entro due mesi. Shalit si è felicitato
della loro liberazione ''ma a condizione che essi tornino alle loro famiglie
e abbandonino la lotta armata'', ha concluso. I detenuti sono attesi da festeggiamenti
nei territori palestinesi: a Ramallah saranno ricevuti ufficialmente dal presidente
Abu Mazen, mentre Hamas ha organizzato una grande manifestazione celebrativa a Gaza.
Arrivato in Israele, Shalit ha anche potuto riabbracciare i suoi familiari.
“E’ uno dei giorni più felici della mia vita”, aveva commentato in precedenza
Noam Shalit, padre del prigioniero liberato.
E sui riflessi che il rilascio
di Shalit avrà nel rapporto tra opinione pubblica dello Stato ebraico e l’esecutivo
Netanyahu, Giancarlo La Vella ha intervistato il collega Giorgio Bernardelli,
esperto di questioni mediorientali:
R. – La liberazione
di Shalit è certamente un fatto che porterà un ritorno anche in termini di immagini
al premier Netanyahu. Certamente, è una liberazione che avviene ad un prezzo molto
alto: ma questo non è il problema maggiore, dal punto di vista dell’opinione pubblica
israeliana. Credo sarà predominante rispetto all'idea che ha sempre guidato l’atteggiamento
di Israele nei confronti di coloro che venivano rapiti, e cioè che nessun soldato
veniva comunque lasciato indietro.
D. – Come ridisegna i rapporti tra
Hamas e Fatah questo accordo che, visto dal punto di vista palestinese, rimette in
libertà mille detenuti politici?
R. – Anche Hamas ottiene un risultato
molto importante, perché la liberazione dei prigionieri è il risultato per eccellenza.
Il punto è che la questione-prigionieri in Palestina è anche una grande questione
sociale, perché nelle carceri israeliane erano – prima di questa liberazione – quasi
novemila i detenuti, che in un Paese che ha in Cisgiordania due milioni e mezzo di
abitanti, sono un numero molto alto. Per cui, da un punto di vista della politica
interna palestinese, Hamas ottiene un grosso successo. E’ il paradosso di questa vicenda:
chi era più in difficoltà rispetto alle proprie opinioni pubbliche, ovvero il governo
Netanyahu e Hamas, ottiene un ritorno di popolarità, probabilmente insperato fino
a qualche settimana fa.
D. – Nell’opinione pubblica israeliana, che
cosa rappresenterà ora Gilad Shalit?
R. – Intanto, bisognerà vedere
in che condizioni ritorna Gilad Shalit, perché un’esperienza di cinque anni in quelle
condizioni è un’esperienza molto pesante. Certamente, rappresenterà un simbolo importante.
C’è comunque terrore per i nuovi rapimenti, perché purtroppo la conclusione di questa
vicenda è che, da un punto di vista dei rapporti, la forza paga. Resta quindi un incubo
di fondo di fronte a questa vicenda. E speriamo tutti che non diventi un drammatico
precedente. (gf)