2011-10-18 15:15:13

Bioetica: "no" della Corte di giustizia Ue ai brevetti che sopprimono gli embrioni


La Corte di Giustizia europea dice "no" alla brevettabilità dei procedimenti che implicano la distruzione di embrioni umani: una sentenza significativa che esclude qualsiasi possibilità di ottenere brevetti quando il rispetto dovuto alla dignità umana può essere pregiudicato. Al microfono di Roberta Barbi il co-presidente dell’Associazione Scienza e Vita, prof. Lucio Romano, spiega perché è importante il pronunciamento di questa mattina:RealAudioMP3

R. – E’ importante, perché pone una relazione diretta tra dignità umana e definizione di embrione umano. Infatti, la Corte considera embrione umano ogni soggetto già dalla fase della sua fecondazione, vale a dire quindi dal momento del concepimento, ed estende questa nozione anche quando la fecondazione non avviene attraverso il normale procedimento dell’incontro di uno spermatozoo con l’ovocita, ma quando l’embrione si va a sviluppare attraverso un procedimento di "transfer" nucleare, che possiamo definire quindi una vera e propria clonazione o invece per partenogenesi.

D. - Nel 1997, il ricercatore tedesco Oliver Brüstle aveva brevettato un procedimento che implicava l’uso di cellule staminali estratte da blastocisti, cioè ovuli fecondati da pochi giorni; brevetto poi annullato. Quali pratiche diagnostiche e terapeutiche comportano la distruzione dell’embrione umano?

R. – L’estrazione di queste cellule da un embrione umano evidentemente comporta la soppressione dell’embrione stesso. Il dato rilevante che viene sottoposto all’attenzione dalla sentenza è che la Corte reputa che l’intenzione non possa essere brevettata, qualora l’attuazione del procedimento richieda la distruzione di embrioni umani o la loro utilizzazione come materiale di partenza. Apre però il campo per quanto riguarda l’uso terapeutico e diagnostico che sia finalizzato al bene dell’embrione, ma non comporti invece la soppressione dell’embrione stesso.

D. - Pur mantenendo separate la ricerca scientifica e lo sfruttamento industriale e commerciale, la Corte ha osservato che l’utilizzazione degli embrioni per entrambe queste finalità deve essere esclusa dalla brevettabilità. Quali saranno le conseguenze di tale pronunciamento?

R. – L'effetto più importante è sul tentativo, nemmeno tanto nascosto e recondito, di dar luogo ad una "brevettazione" dell’inizio della vita. Evidentemente, questo pronunciamento è anche una grande riflessione di ordine etico, perché brevettare la vita significa diventarne assolutamente padroni.

D. - La Corte ha espresso la sua opinione sulla nozione di embrione umano considerando come tale qualsiasi ovulo umano fecondato e non: cioè ha stabilito che la nozione di embrione umano deve essere intesa in senso ampio…

R. – In senso ampio, al punto tale che si estende anche alla valutazione dell’embrione, frutto di clonazione, perché quando si parla di un ovulo umano non fecondato, in cui sia stato impiantato il nucleo di una cellula umana matura, noi stiamo parlando di un procedimento di clonazione, così anche per quanto riguarda l’ovulo non fecondato frutto di meccanismo di partenogenesi. Questi sono aspetti molto, ma molto importanti, fermo restando che l’illiceità del procedimento di clonazione e di partenogenesi estende notevolmente il concetto di embrione umano. Credo che questo sia molto significativo, non tanto sotto il profilo della ricerca scientifica, ma soprattutto per quanto riguarda le riflessioni etiche e antropologiche conseguenti. (ap)







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