Ad Assisi quattro giorni di convegno dell’Aipas sulla fragilità umana
Si è aperto ieri presso la Domus Pacis di Assisi e si chiuderà giovedì 20, il convegno
“Fragilità umana scuola da cui imparare”, organizzato dall’Associazione di Pastorale
sanitaria (Aipas). A introdurre i lavori del convegno, realizzato in linea con gli
orientamenti pastorali della Cei per il prossimo decennio, che invitano a riflettere
sul tema dell’educazione, il presidente dell’Aipas don Carmine Arice, che ha spiegato
il significato del termine fragilità: “Non una patologia, ma un valore, un grande
valore scritto nella natura umana per rivelarne la sua grandezza e il suo destino
– ha detto all’assemblea – dalla fragilità umana vogliamo imparare a vivere e delle
persone fragili vogliamo prenderci cura”. Dal momento che la fragilità è una dimensione
che caratterizza la condizione umana, il presidente ha rivolto parole di riguardo
agli operatori che si prendono cura dei “fragili”, non esenti, neppure essi, dalla
fragilità, ma testimoni di una Parola che, unica, “ci risana e ci sostiene”. “È Cristo
crocifisso, icona della fragilità redenta e redentrice, la chiave di lettura dell’esperienza
umana, la lente che ci permette di vedere lontano per guarire la miopia culturale
che talvolta segna profondamente la cultura contemporanea – ha aggiunto – e che rende
l’uomo schiavo di una falsa concezione di salute, di benessere e di successo, da cui
a volte non è esente nemmeno la comunità ecclesiale”. Dopo aver ricordato l’importanza
dell’azione di quanti sono impegnati ad annunciare il Vangelo e a curare i malati
anche fuori dalle strutture sanitarie e assistenziali, si è congedato ricordando che
il convegno non vuole, tuttavia, essere solo un’occasione per celebrarne l’impegno,
ma anche un’esperienza di Chiesa “che cammina concorde verso la pienezza di vita in
Colui che ha vinto la morte ed è la nostra speranza”. (R.B.)