Iniziativa dell'università Lateranense per gli studenti fuori sede
Aiutare i ragazzi che arrivano per la prima volta a Roma per studiare, a sentirsi
accolti e non estranei. Questo è tra gli obiettivi della Settimana dell’accoglienza
degli universitari fuori sede, che si aprirà domani, sul tema “Nessuno a Roma è fuori
sede: l’accoglienza dell’ intelligenza”, promossa dall’Ufficio per la Pastorale Universitaria
del Vicariato di Roma. Tra gli appuntamenti, il 20 ottobre, un seminario di studio
sull’accoglienza, in collaborazione con Roma Capitale e la Festa degli universitari
fuori sede al Teatro Argentina. Marina Tomarro ha intervistato mons. Enrico
Dal Covolo, rettore della Pontificia Università Lateranense, tra i promotori dell’
iniziativa:
R. – La pastorale
universitaria deve puntare a un’educazione integrale delle persone che frequentano
le università romane. Roma è una città universitaria nella quale c’è la concentrazione
più numerosa al mondo di istituzioni universitarie e ci sono numerosi studenti fuori
sede. Questo crea problemi dal punto di vista logistico di appartamenti, di luoghi
dove stare, di sopravvivenza economica, e crea problemi anche dal punto di vista della
formazione spirituale che non solo non deve interrompersi ma anzi deve andare avanti.
D.
– In che modo la pastorale universitaria può aiutare concretamente questi ragazzi
ad ambientarsi a Roma?
R. - Innanzitutto la pastorale universitaria
dovrebbe aggregare questi giovani, cioè fare in modo che non si sentano soli ma tra
loro si conoscano e facciano gruppo. Da questo punto di vista è molto interessante
la grande riunione che ci sarà la sera del giorno 20 nel teatro Argentina: sarà un
primo momento di aggregazione per questi giovani fuori sede. Naturalmente non basta
che si conoscano tra di loro ma occorre fare proposte molto concrete. Per quanto riguarda
noi pastori, quest’anno, in modo particolare, vorremmo insistere sulla sacramentalizzazione,
cioè sui sacramenti dell’iniziazione cristiana. E’ impressionante vedere quanti di
questi giovani non hanno ricevuto il Sacramento della Confermazione e allora si tratta
proprio di organizzare un cammino pastorale in questa direzione.
D.
- Molti di questi ragazzi dopo il primo anno abbandonano l’università. In che modo
si può cercare di arginare questo fenomeno?
R. – Dal punto di vista
pastorale si tratta di far sì che comunque vada, cioè anche fosse un anno solo non
sia un’esperienza negativa dal punto di vista spirituale. Come si fa? Ricostruendo
un cammino spirituale di accompagnamento centrato proprio sui Sacramenti. Dal sud,
per esempio, parecchi giovani fuorisede vengono a Roma e hanno molte volte un cammino
parrocchiale molto intenso, di grande accompagnamento: vengono a Roma e non trovano
nulla, tutto crolla. Questo potrebbe far diventare l’esperienza romana un’esperienza
gravemente negativa. L’intento che ci proponiamo è di sostenere i cammini già iniziati,
fare in modo che essi non si frantumino, non si arrestino, e d’altra parte proporre
anche cammini nuovi di impegno nella Chiesa. (bf)