Elezioni in Mauritania. Alla vigilia del voto l'accordo per cambiare la Costituzione
Urne aperte oggi in Mauritania dove si svolgeranno le elezioni municipali e legislative.
Alla vigilia del voto, l’accordo tra diversi partiti di opposizione e il presidente
Aziz per cambiare la Costituzione. Ce ne parla Luciano Ardesi, esperto di Nord
Africa, al microfono di Francesca Smacchia:
R. - La Mauritania
esce, in questi ultimi anni, da una situazione particolarmente difficile e complessa.
Dopo aver subito a lungo la dittatura del presidente Ould Taya, nel
2007 un colpo di stato democratico di un generale aveva aperto per la prima volta
il potere ai civili, con delle elezioni democratiche - nel 2007 - che avevano portato
per la prima volta ad una competizione regolare. Il presidente che era stato eletto
liberamente nel 2007, Abdallahi, è stato deposto un anno dopo
dall’attuale presidente, il generale Aziz, che si è fatto poi regolarmente eleggere
nel 2009, ma con sospetto di brogli. Questo naturalmente ha creato delle forti tensioni
nel Paese, che si sono stemperate progressivamente, arrivando alla vigilia del voto
con un accordo tra diversi partiti di opposizione e il presidente per rivedere la
Carta Costituzionale e diminuire le prerogative del presidente in carica: in modo
particolare il primo ministro non sarà più responsabile di fronte al presidente, ma
di fronte al Parlamento e all’interno della maggioranza parlamentare dovrà essere
scelto il primo ministro.
D. - E’ un modo anche per limitare il potere
del generale Aziz?
R. - Sì, si vuole addirittura mettere nella futura
Costituzione il divieto di colpo di stato… Ahimè questa forse non sarà comunque un’assicurazione
contro nuovi colpi di mano, ma diciamo che traduce bene il clima che c’è oggi nel
Paese.
D. - In una visione più globale, come si pone nell’area maghrebina
la Mauritania?
R. - Bisogna ricordare che la Mauritania è entrata nell’area
delle agitazioni sociali, che da questa primavera sta attraversando tutto il Nord
Africa e tutto il mondo arabo. Ci sono state in gennaio delle proteste, ci sono stati
anche episodi di persone che si sono immolate, che si sono date fuoco, ad imitazione
di quello che era successo in Tunisia. Diciamo che in questo momento l’attenzione
è, da una parte, rivolta alla richiesta di democrazia e del percorso che si è concluso
da poco; e, dall’altra, ci sono fortissime tensioni sociali, perché la Mauritania
che - da cinque anni - è entrata nel lotto dei Paesi produttori di petrolio, non ha
avuto la sua situazione sociale ed economica migliorata, almeno a livello della gente
e del popolo: rimane sempre un Paese estremamente povero. (mg)