'Spero che lo spirito
di Piazza della Liberazione, di Piazza Tahrir, lo spirito di questa “primavera” -
che è stata veramente una primavera - si mantenga e che prevalga sullo spirito del
fanatismo'. E' l'auspicio che il padre Samir Khalil Samir, gesuita
e islamologo di origine egiziana, confida alla Radio Vaticana a pochi giorni dalla
drammatica manifestazione di cristiano-copti al Cairo, finita nel sangue. 'In
questo momento - spiega p. Samir - in Egitto ci sono i partiti estremisti islamici,
soprattutto i Salafiti e in parte anche i “Fratelli musulmani”, che cercano di prendere
il potere: per loro i cristiani non hanno diritto di costruire una chiesa come vogliono
e come fanno i musulmani. Ma questo è insopportabile!'. 'Ciò che si chiede - continua
lo studioso del mondo islamico - è soltanto un po’ di democrazia, un po’ di uguaglianza
fra tutti: questo era il movimento di Piazza Tahrir, di Piazza della Liberazione…
Ma oggi questa liberazione è ostacolata dal fanatismo che da noi prende la forma religiosa
islamica e che i musulmani stessi non vogliono'. 'I giovani - aggiunge Samir - hanno
detto chiaramente, durante la rivoluzione della cosiddetta primavera araba: "noi siamo
tutti credenti, siamo musulmani e siamo cristiani, e non vogliamo allontanarci dalla
religione, ma lasciateci viverla liberamente!"'. 'La più grande difficoltà oggi in
Egitto - conclude il religioso - è che da 40-50 anni non sappiamo più cosa sia la
democrazia; da almeno 40 anni il movimento islamico ha preso forza, finanziato dall’estero,
e spinge la gente ad essere fanatica… Noi, però, abbiamo ancora la speranza di ottenere
la democrazia, ma sappiamo anche che questo costerà anni di lavoro, forse decenni…
I cristiani che non ce la fanno più, dicono: “preferisco andarmene”… Lo capisco, ma
non è giusto!'. (a cura di Fabio Colagrande)