Benedetto XVI all'udienza generale: nel buio dei dubbi o delle crisi Dio è sempre
vicino
Credere alla presenza di Dio anche quando si attraversano momenti difficili. È il
messaggio che Benedetto XVI ha ricavato dalla riflessione sul Salmo 126, proposto
questa mattina alle migliaia di fedeli che hanno partecipato all’udienza generale
in Piazza San Pietro. Al termine dell’udienza, il Papa ha ribadito che il valore della
vita è sacro e deve essere “sommamente rispettato”. Il servizio di Alessandro De
Carolis:
“Dio fa meraviglie
nella storia degli uomini”. Il Salmo 126 celebra questa certezza da migliaia di anni
e Benedetto XVI ne ha dato una lettura attualizzata alle circa 15 mila persone che
lo hanno ascoltato in una Piazza San Pietro illuminata da un caldo sole fuori stagione.
Le strofe del Salmo preso in considerazione – che narrano del popolo d’Israele che
rientra dall’esilio babilonese – descrivono, ha spiegato il Papa, l’altalenante susseguirsi
dei sentimenti degli israeliti verso Dio:
“Il popolo dell’alleanza,
disperso tra i pagani, si interroga dolorosamente su un Dio che sembra averlo abbandonato.
Perciò, la fine della deportazione e il ritorno in patria sono sperimentati come un
meraviglioso ritorno alla fede, alla fiducia, alla comunione con il Signore; è un
‘ristabilimento della sorte’ che implica anche conversione del cuore, perdono, ritrovata
amicizia con Dio”.
Paura e gioia, i chiaroscuri dell’anima umana,
trovano – ha affermato Benedetto XVI – risposta nella stabilità degli interventi divini
che, ha detto, assumono “spesso forme inaspettate, che vanno al di là di quanto l’uomo
possa immaginare”:
“Dio fa meraviglie nella storia degli uomini.
Operando la salvezza, si rivela a tutti come Signore potente e misericordioso, rifugio
dell’oppresso, che non dimentica il grido dei poveri, che ama la giustizia e il diritto
e del cui amore è piena la terra”.
Questa certezza dell’agire divino,
che vuole solo il bene dell’umanità, dovrebbe aprire gli occhi e allargare il cuore
soprattutto dei cristiani. “Nella nostra preghiera – ha indicato Benedetto XVI – dovremmo
guardare più spesso a come, nelle vicende della nostra vita, il Signore ci ha protetti,
guidati, aiutati e lodarlo per quanto ha fatto e fa per noi”:
“Dobbiamo
essere più attenti alle cose buone che il Signore ci dà. Siamo sempre attenti ai problemi,
alle difficoltà e quasi non vogliamo percepire che ci sono cose belle che vengono
dal Signore. Questa attenzione, che diventa gratitudine, è molto importante per noi
e ci crea una memoria del bene che ci aiuta anche nelle ore buie”.
La
seconda parte del Salmo, ha proseguito il Papa, sembra attraversata da un’“apparente
contraddizione”: quella buona sorte che Israele celebrava nei primi versi come ristabilita,
ora il salmista sembra chiederla “come qualcosa ancora da realizzare”. In modo particolare,
il manifestarsi della salvezza viene descritto attraverso l’azione della semina, dove
– ha osservato il Pontefice – si getta nella terra “ciò che potrebbe ancora diventare
pane”, senza sapere se il raccolto andrà a buon frutto:
“Gettare
il seme è un gesto di fiducia e di speranza; è necessaria l’operosità dell’uomo, ma
poi si deve entrare in un’attesa impotente, ben sapendo che molti fattori saranno
determinanti per il buon esito del raccolto e che il rischio di un fallimento è sempre
in agguato (...) È il mistero nascosto della vita, sono le meravigliose “grandi cose”
della salvezza che il Signore opera nella storia degli uomini e di cui gli uomini
ignorano il segreto”.
La similitudine del Salmo, ha concluso Benedetto
XVI, trova la sua spiegazione nel mistero della morte e della risurrezione di Gesù.
Il credente che “attraversa quel buio”, il buio della semina, è come il chicco di
grano “che muore per dare molto frutto”:
“La nostra storia, anche
se segnata spesso da dolore, da incertezze, da momenti di crisi, è una storia di salvezza
e di ‘ristabilimento delle sorti’ (...) Dobbiamo imparare questo anche nelle notti
buie; non dimenticare che la luce c'è (...) È importante non perdere questo ricordo
della presenza di Dio nella nostra vita”.
Al momento dei saluti,
il Papa ne ha dedicato uno speciale agli studenti di varie parti del mondo iscritti
al Pontificio Collegio San Paolo di Roma e un altro ai rappresentanti della Legio
Mariae, esortati, ha detto, “a rendere una sempre più incisiva testimonianza cristiana
nei vari ambiti della società, sotto lo sguardo materno della Vergine”. Di rilievo
anche l’auspicio rivolto ai partecipanti alla Conferenza nazionale di Sanità pubblica:
“Il
loro importante lavoro al servizio della persona umana rechi frutti copiosi, rafforzando
nei cittadini la coscienza del valore sacro della vita ed impegnandoli nella difesa
del diritto di ogni essere umano a vedere sommamente rispettato questo bene primario”.