2011-10-10 19:06:45

Strage di cristiani copti in Egitto. La comunità internazionale condanna. Il dolore del vescovo di Giza


L’Egitto teatro in queste ore di una sanguinosa sommossa che ha coinvolto cristiani copti, mussulmani e l’esercito. Sono almeno 24 le persone morte in queste ore. Il ministro degli esteri italiano Frattini riferisce di un fortissimo esodo di cristiani dal paese; preoccupazione e sgomento dai leader religiosi, unanime la condanna dell’Unione Europea e dell'Onu. Il servizio di Alessandro Guarasci RealAudioMP3



Sulla strage del Cairo e le difficoltà per i cristiani nell’Egitto del dopo Mubarak, Alessandro Gisotti ha intervistato il vescovo della diocesi egiziana di Giza, mons. Antonios Aziz Mina:RealAudioMP3

R. - Qualsiasi evento di questo genere non suscita che dolore e pena per tutte le vittime. I cristiani chiedono soltanto di poter vivere pacificamente nel loro Paese. Devo anche dire che, insieme ai dimostranti cristiani, c’erano anche dei musulmani che rivendicavano il diritto dei cristiani di vivere in pace e di vedere le loro chiese protette e non bruciate o distrutte. Purtroppo, questi criminali che hanno distrutto la chiesa non hanno trovato alcuna autorità che abbia impedito loro di compiere un atto del genere o che li abbia giudicati… Quando hanno attaccato la chiesa e l’hanno distrutta, il governo e l’esercito hanno provato a mettere pace tra le parti e a ricostruire la chiesa a spese dell’esercito. Ma questa non è una soluzione! Bisogna fare le cose seguendo il diritto: chi sbaglia, paga…

D. – Ieri al Cairo, le forze dell’ordine, invece di proteggere la minoranza, avrebbero causato queste morti…

R. - Se avessero assunto una posizione contro coloro che hanno distrutto le chiese, non saremmo mai arrivati a tutto questo! Se si lascia fare, senza ordine e senza applicare la legge, si finisce per avere una situazione di persone incontrollabili… Sono arrivati ad uccidere alcuni cristiani, purtroppo: erano innocenti, non avevano fatto nulla di male, non avevano fatto niente se non rivendicare il loro diritto di pace e di proteggere le loro chiese.

D. - La rivoluzione di Piazza Tahrir aveva dato tante speranze: adesso ci sono forse più paure, soprattutto per i cristiani d’Egitto?

R. - Più che paura, ci sono preoccupazioni per il futuro: non sappiamo dove andremo, perché se continuiamo così non c’è né diritto, né giustizia… mentre il primo elemento di uno Stato stabile è proprio quello di poter vivere sotto l’ombrello del diritto! (mg)







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