Strage di cristiani copti al Cairo. Il vescovo di Giza: abbiamo il diritto di vivere
in pace nel nostro Paese
Una pagina buia nella “primavera” del nuovo Egitto: ieri sera, al Cairo, è finita
nel sangue una protesta pacifica dei cristiani copto-ortodossi a difesa dei propri
diritti. L’esercito e gruppi estremisti islamici hanno attaccato la folla, causando
la morte di 24 persone secondo fonti ufficiali, 36 secondo fonti copte. Intanto, dopo
una calma apparente, si registrano ora nuovi scontri tra manifestanti cristiani e
forze dell'ordine. Dal canto loro, i vertici militari hanno chiesto al governo un'inchiesta
per appurare la responsabilità delle violenze. Per il Patriarca di Alessandria dei
copti cattolici, il cardinale Antonios Naguib, dopo questi fatti c’è grande preoccupazione
per il futuro del Paese.Il servizio di Alessandro Gisotti:
All’indomani
della strage dei copti al Cairo, le ricostruzioni dell’accaduto sono ancora incerte
e contraddittorie. C’è chi accusa l’esercito, chi gruppi di estremisti islamici. Di
certo, purtroppo, c'è il pesante bilancio delle vittime cristiane: 24 morti e oltre
200 feriti, anche se oggi fonti copte parlano addirittura di 36 vittime. La comunità
cristiana, che rappresenta il 10 per cento della popolazione, è dunque sempre più
sotto attacco nell’Egitto del dopo Mubarak. I copti erano scesi in piazza pacificamente
per protestare contro gli attentati degli ultimi giorni a danno di una chiesa nell’Alto
Egitto incendiata dagli integralisti islamici, senza che i responsabili fossero consegnati
alla giustizia. Significativamente, riferiscono alcune fonti di agenzia, ieri sera
al fianco dei copti sono scesi in piazza anche molti musulmani che hanno denunciato
la Tv di Stato di aizzare lo scontro interconfessionale. In particolare, cristiani
e musulmani si sono raccolti a Piazza Tahrir, simbolo della “primavera araba” per
scandire slogan sull’unità degli egiziani senza distinzioni di fede. La situazione
è precipitata quando alcuni dimostranti sono stati assaliti violentemente da un gruppo
di fanatici islamisti. I cristiani hanno risposto con lancio di sassi e a quel punto
l’esercito ha attaccato con armi da fuoco i manifestanti.
Testimoni
hanno anche riferito di un veicolo militare che ha schiacciato alcune persone inermi.
Secondo alcuni osservatori, le violenze anti-cristiane servirebbero ad aumentare
il consenso verso i partiti islamici in vista delle elezioni presidenziali del prossimo
28 novembre.''Gli attacchi degli islamisti contro le istituzioni cristiane”
e “le dichiarazioni dei salafiti”, ha affermato il cardinale Naguib all’agenzia Sir,
“creano molta preoccupazione, perché vogliono tornare a trattare i cristiani come
nei periodi più bui dell’Impero ottomano”. “Con le prossime elezioni del Parlamento
– ha affermato ancora il Patriarca di Alessandria - la situazione si chiarirà, e speriamo
che sarà per il bene del Paese”. Dal canto suo, il grande imam di Al Ahzar, ha chiesto
un dialogo d'emergenza fra i responsabili delle comunità musulmana e cristiana, mentre
nel pomeriggio si terrà una riunione straordinaria del governo. Il primo ministro
Essam Sharaf, ha dichiarato che “la minaccia più grande alla sicurezza della nazione”
è “la discordia fra musulmani e cristiani”. Intanto, mentre il ministro degli Esteri
italiano, Franco Frattini, parla di esodo dei cristiani dall’Egitto, l’Alto rappresentante
della Politica Estera dell’Unione europea, Catherine Ashton, ha affermato che “la
libertà di culto è un diritto fondamentale che va rispettato”. Unanime condanna
degli attacchi da parte dei ministri degli Esteri dell’Unione Europea.
Sulla
strage del Cairo e le difficoltà per i cristiani nell’Egitto del dopo Mubarak, Alessandro
Gisotti ha intervistato il vescovo della diocesi egiziana di Giza, mons.Antonios Aziz Mina:
R. - Qualsiasi
evento di questo genere non suscita che dolore e pena per tutte le vittime. I cristiani
chiedono soltanto di poter vivere pacificamente nel loro Paese. Devo anche dire che,
insieme ai dimostranti cristiani, c’erano anche dei musulmani che rivendicavano il
diritto dei cristiani di vivere in pace e di vedere le loro chiese protette e non
bruciate o distrutte. Purtroppo, questi criminali che hanno distrutto la chiesa non
hanno trovato alcuna autorità che abbia impedito loro di compiere un atto del genere
o che li abbia giudicati… Quando hanno attaccato la chiesa e l’hanno distrutta, il
governo e l’esercito hanno provato a mettere pace tra le parti e a ricostruire la
chiesa a spese dell’esercito. Ma questa non è una soluzione! Bisogna fare le cose
seguendo il diritto: chi sbaglia, paga…
D. – Ieri al Cairo, le forze
dell’ordine, invece di proteggere la minoranza, avrebbero causato queste morti…
R.
- Se avessero assunto una posizione contro coloro che hanno distrutto le chiese, non
saremmo mai arrivati a tutto questo! Se si lascia fare, senza ordine e senza applicare
la legge, si finisce per avere una situazione di persone incontrollabili… Sono arrivati
ad uccidere alcuni cristiani, purtroppo: erano innocenti, non avevano fatto nulla
di male, non avevano fatto niente se non rivendicare il loro diritto di pace e di
proteggere le loro chiese.
D. - La rivoluzione di Piazza Tahrir
aveva dato tante speranze: adesso ci sono forse più paure, soprattutto per i cristiani
d’Egitto?
R. - Più che paura, ci sono preoccupazioni per il futuro:
non sappiamo dove andremo, perché se continuiamo così non c’è né diritto, né giustizia…
mentre il primo elemento di uno Stato stabile è proprio quello di poter vivere sotto
l’ombrello del diritto! (mg)