2011-10-10 14:51:55

Giornata mondiale della salute mentale. L'Oms chiede più risorse


Spingere i governi ad investire maggiori risorse e ridurre il divario, tra i vari Paesi, nel trattamento delle patologie mentali. Sono le finalità dell’odierna Giornata mondiale della salute mentale, promossa dall’Organizzazione mondiale della Sanità, che si celebra in oltre 100 Paesi. Sulla situazione attuale, a livello globale, delle patologie connesse alla salute mentale Eliana Astorri ha intervistato il prof. Gino Pozzi, psichiatra e psicoterapeuta, ricercatore presso l’Istituto di psichiatria e psicologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia del Policlinico Gemelli di Roma:RealAudioMP3

R. - La nozione di salute mentale non può essere semplicemente considerata assenza di malattia o interventi mirati alla patologia, ma - secondo la definizione dell’Oms - è un concetto più ampio: uno stato di benessere emotivo e psicologico, nel quale un individuo è in grado di sfruttare le proprie capacità cognitive - intellettive, emozionali e di comunicazione - esercitando una funzione all’interno della società, essendo integrato nel corpo sociale di riferimento, rispondendo alle esigenze quotidiane nella vita di ogni giorno, stabilendo delle relazioni soddisfacenti con gli altri, partecipando ai mutamenti dell’ambiente e adattandosi alle condizioni esterne e ai conflitti interni, con riferimento al conflitto intrapsichico che ha a che fare con la rappresentazione dell’esperienza vitale. Quindi è un concetto generale in cui più che far riferimento ai sintomi, si fa riferimento a un buon funzionamento e a un buon adattamento: questo ha delle ricadute sia dal punto di vista tecnico-scientifico, sia naturalmente dal punto di vista politico. L’altra precisazione che occorre fare è che quando si fa un discorso di salute mentale bisogna, grosso modo, tenere distinti due grandi versanti: uno riguarda le patologie gravi - come per esempio la schizofrenia, il disturbo bipolare, le tossicodipendenze con dipendenza fisica - e dall’altro le cosiddette patologie comuni, di livello medio e moderato, che sono molto più diffuse nella popolazione generale. Questo distingue, va tenuto a mente, perché si tratta di condizioni cliniche che rispondono a dei modelli diversi: un modello più fortemente medico per le patologie gravi e un modello anche psicosociale per le patologie medio-lievi. Ci sono poi anche delle ricadute di altro ordine: organizzativo, di gestione dei servizi, etc. Il dato sui disturbi mentali gravi è abbastanza stabile in tutte le culture, in tutti i contesti del mondo - Paesi ricchi e Paesi poveri - ovviamente a patto di fare della buona epidemiologia psichiatrica. Molto più mutevole è il quadro epidemiologico delle condizioni lievi, perché risente di tanti fattori: anzitutto di fattori culturali, per cui ci sono delle modalità espressive che variano a seconda dei contesti globali e poi anche per una serie di fattori di altro ordine che vengono sempre considerati tecnicamente quando si fanno gli studi epidemiologici.

D. - Quindi c’è una differenza tra il tipo di patologia o disturbo di cui soffrono le popolazioni dei Paesi sviluppati, quelli con sviluppo intermedio e quelli poveri?

R. - Le patologie gravi, purtroppo, colpiscono uniformemente. Già trent’anni fa l’Organizzazione mondiale della sanità aveva fatto uno studio-pilota sulla diffusione della schizofrenia e aveva visto che il dato della schizofrenia, che è la patologia grave per antonomasia in psichiatria, è più o meno stabile in tutti i Paesi del mondo. Quindi abbiamo prevalenze dell’ordine dell’1, 1 e qualcosa per cento della popolazione generale. Gli altri disturbi hanno, invece, una diffusione più eterogenea.

D. - Il tema della Giornata mondiale di quest’anno è “La grande spinta. Investire nella salute mentale”: cosa significa, all’atto pratico, “investire”?

R. - In Europa stiamo andando incontro a dei progetti unificati di prevenzione, quantomeno a livello di azione politica, e siamo - se vogliamo - appena entrati in quello che è il decennio della salute mentale: a partire proprio dal 2011, e con l’obiettivo di concludere quest’azione nel 2020, i ministri della Salute o i loro delegati dei Paesi europei che aderiscono all’Oms - quindi non si tratta di un'azione dell’Unione Europea, ma si tratta di un’azione territoriale dell’Oms - hanno stabilito delle priorità per il prossimo decennio, che mi permetto di elencare: promuovere la consapevolezza dell’importanza del benessere mentale; lottare collettivamente contro stigma, discriminazioni e ineguaglianza; sostenere le persone con problemi e le loro famiglie; progettare e realizzare sistemi destinati alla salute mentale completi, integrati ed efficienti; provvedere all’esigenza di disporre di una forza lavoro competente in tutte queste aree; e, riconoscere anche le esperienze e le competenze delle persone che si prendono cura - diciamo così - spontaneamente, a livello volontaristico, perché sono direttamente coinvolti in quanto familiari o anche altre risorse non professionali, come base essenziale per lo sviluppo dei servizi. Questi sono i cinque punti che rientrano in questo progetto Oms di questo decennio “Help 2020”. Fare quindi una politica di informazione che riguarda anche i mass-media e chi è in grado di fare comunicazione…

D. - Anche queste Giornate mondiali aiutano?

R. - Sì, certamente, ma a condizione che vengano poi riempite di un'informazione un po’ più specifica: non ci si limiti cioè esclusivamente a mettere un titoletto in una pagina Internet… (mg)

“Non esiste salute senza salute mentale. I disturbi mentali – si legge nel messaggio dell’Onu per la Giornata incentrata sul tema “Investire sulla sanità mentale”- sono tra le principali cause di malattie e di morte prematura; e sono responsabili globalmente del 13% delle malattie. Dati recenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità mostrano chiaramente come la percentuale della spesa sanitaria dedicata alle malattie mentali sia inadeguata. “La maggior parte dei Paesi in via di sviluppo – si legge nel documento - dedica meno del 2% e in molti di questi Stati non c’è che uno specialista in salute mentale ogni milione di abitanti”.







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