Orissa: intimidazioni degli estremisti indù per una chiesa in costruzione
Le amministrazioni locali “simpatizzano per l’ala estremista indù” e non intervengono
per reprimere le “provocazioni” contro i cristiani dell’Orissa. È quanto sottolinea
l’attivista indiano Sajan K. George ad AsiaNews, commentando l’ultimo episodio contro
la minoranza religiosa: il 6 ottobre scorso oltre 400 fanatici indù hanno piantato
una bandiera zafferano – simbolo ufficiale dell’induismo – sui resti di una chiesa
cattolica, distrutta durante i pogrom anticristiani del 2008. Secondo la polizia,
la bandiera sarebbe stata poi rimossa da sconosciuti. Tuttavia, nella zona resta alta
la tensione e serpeggia sempre più un senso di sfiducia e abbandono fra i cristiani,
ignorati da governo e forze dell’ordine. Nelle ultime settimane la comunità cristiana
aveva accumulato materiale da costruzione, per riedificare la chiesa parrocchiale
di Raikia, nel villaggio di Bakingia, distretto di Kandhamal, compreso nell’arcidiocesi
di Cuttack-Bhubaneswar, in Orissa (India orientale). L’edificio era stato distrutto
dai fondamentalisti indù nel 2008, durante le violenze anti-cristiane che hanno causato
centinaia di vittime. La zona, secondo il leader indù Bhaskar Pradhar, apparterrebbe
ai loro antenati. Nonostante le proteste della minoranza cristiana, che si è rivolta
alle autorità locali di governo e alla polizia, nessuno è intervenuto per rimuovere
lo stendardo dal sito in cui dovrebbe risorgere la chiesa parrocchiale locale. Mons.
John Barwa, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar, ha informato della vicenda il capo-distretto
Rajesh Patil. In risposta, egli ha consigliato ai leader cattolici di inviare una
lettera di protesta alla polizia. Un gruppo di 15 persone, guidate dal parroco p.
Probodh Kumar Pradhan, ha presentato regolare denuncia; tuttavia, finora le forze
dell’ordine non hanno preso alcun provvedimento. Amministratori e polizia hanno inoltre
invocato un incontro fra capi cristiani e indù per dirimere la vicenda; finora non
si hanno però conferme di un vertice ufficiale. Interpellato da AsiaNews p. Pradhan
parla di “incapacità delle autorità di governo” che non sono in grado di controllare
la situazione. Ancora più duro il commento dell’attivista indiano Sajan K George,
presidente di Global Council of Indian Christians (Gcic), secondo cui “il silenzio
assordante del governo è fonte di paura e preoccupazione fra i cristiani”. Egli conferma
che “la polizia intervenuta sul luogo della vicenda non ha preso alcun provvedimento”,
mentre nei giorni scorsi “l’amministrazione locale aveva ordinato uno stop ai lavori
di ricostruzione della chiesa cattolica”. Le autorità locali, aggiunge Sajan George,
sono conniventi con gli estremisti indù perché “non prendono provvedimenti” contro
quanti “provocano in modo deliberato”.