2011-10-09 14:52:46

Morti sul lavoro. Il presidente Napolitano: inaccettabili, non ridurre mai gli investimenti sulla sicurezza


“Basta al lavoro insicuro”. A chiederlo oggi, a pochi giorni dai tragici fatti di Barletta e in occasione della 61.ma Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro, è l’Anmil, l'Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha parlato di "fenomeno sempre inaccettabile" che obbliga a non abbassare mai la guardia riducendo gli investimenti sulla sicurezza. Varie le iniziative in tutta Italia. A Roma, questa mattina, la Messa nella Chiesa di Santa Maria in Campitelli presieduta dal vescovo ausiliare mons. Armando Brambilla, quindi le celebrazioni in Campidoglio alla presenza del ministro Sacconi. Negli ultimi cinque anni in Italia si sono verificati oltre cinque milioni di infortuni sul lavoro con oltre 7mila morti. Tuttavia, stando a dati Inail, la situazione sarebbe in lento miglioramento. Al microfono di Paolo Ondarza il presidente nazionale Anmil, Franco Bettoni:RealAudioMP3

R. – Sul sentiero della sicurezza sul lavoro bisogna continuare a fare di più, mettendo al centro la persona umana e parlando di cultura della prevenzione. Ciò che è accaduto a Barletta rappresenta quel tipo di “sicurezza sul lavoro” che noi, come associazione, non vogliamo. E’ l’insicurezza sul lavoro ed è il lavoro nero – altra piaga – che dobbiamo combattere insieme. Oggi purtroppo tre persone al giorno muoiono sul lavoro, 27 rimangono disabili permanenti e drammi di famiglie e persone che vengono sconquassati in una sola giornata. Questo non deve più accadere!

D. – La giornata è quindi un’occasione per rivendicare la centralità dei diritti di ogni lavoratore ma senza retorica …

R. – Ha ragione. Noi non vogliamo fare retorica. Le nostre storie sono tutte storie vere, storie di persone che si sono fatte male sul lavoro, che hanno perso i loro cari sul lavoro. Con la nostra testimonianza in tutte le piazze d’Italia, insieme alle istituzioni, ma insieme anche alla Chiesa, diremo la nostra. La cultura della sicurezza non si inventa dall’oggi al domani, ma dobbiamo lavorare tutti insieme.

D. – Anche perché le cifre sono impressionanti. Negli ultimi cinque anni, in Italia, si sono verificati oltre cinque milioni di infortuni sul lavoro che hanno provocato quasi 200 mila invalidità e oltre 7 mila morti. In particolare, in che condizioni avvengono, principalmente, le “morti bianche”?

R. – Nelle costruzioni, nella cantieristica, nelle aziende, nel terziario, nell’agricoltura, nella sanità i costi sociali sono enormi e ricadono poi sull’economia del Paese.

D. – La responsabilità va ripartita...

R. – La responsabilità … io metterei al centro i due soggetti principali: il lavoratore e il datore di lavoro. Questi sono i due soggetti che noi dobbiamo responsabilizzare.

D. – Il fenomeno, inoltre, non conosce confini né regionali né provinciali. Possiamo dire che tutto il Paese è coinvolto. Ma la situazione è realmente in miglioramento, rispetto agli ultimi anni?

R. – I dati dicono ciò. Ma dobbiamo leggere i dati con cautela, ovviamente analizzare le ore lavorate in meno, la cassa integrazione, tante persone che in un momento di crisi economica e di lavoro, preferiscono magari non denunciare infortuni minori come infortunio o come malattia. Ce l’hanno raccontato: nessuno verrà a dirlo in televisione, però c’è anche questa piaga. Questo deve farci riflettere. Noi dobbiamo lavorare veramente sui due soggetti. La sicurezza sul lavoro non è un costo ma un investimento. Dobbiamo capirlo noi lavoratori, e le imprese. (gf)







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