Il priore della Certosa di Serra San Bruno: per il Papa, la vita contemplativa ha
un posto importante nella Chiesa
Questo pomeriggio il Papa si reca a Serra San Bruno, in provincia di Vibo Valentia,
dove presiederà i Vespri nella Certosa fondata da San Bruno nell’XI secolo. Sul significato
di questo evento, Emanuela Campanile ha intervistato il priore della Certosa,
padre Jacques Dupont:
R. - Il Santo
Padre viene per pregare con noi. Siamo contenti di incontrarlo dopo, con semplicità,
ma lo scopo primario di questa visita e di poter celebrare insieme i Vespri, lodare
il Signore, presentare al Signore le intenzioni della Chiesa e di tutti gli uomini.
Il Papa sente il bisogno di ricordare a tutti che una vita dedicata alla preghiera
ha un posto importante nella Chiesa.
D. - Vivete in clausura … in cosa
consiste il vostro legame con ciò che è fuori da voi, con gli altri?
R.
- Anzitutto la preghiera, nella quale portiamo - giorno e notte - davanti al Signore
i problemi, le angosce, le aspirazioni di tutti i quanti. Rimane il fatto che la nostra
Certosa ha un particolare legame con la popolazione che ci circonda, perché il paese
si chiama Serra San Bruno e quindi è nato, tanti secoli fa, dalla Certosa; anche la
gente di oggi sente nel suo Dna questo legame: è “la loro Certosa” e rispettano la
nostra clausura. Le comunicazioni siano esse spirituali o attraverso dei biglietti
che chiedono la nostra preghiera ci sono, ci sono… Noi siamo grati di essere sostenuti
da loro, perché un rapporto reciproco c’è nel Signore, ciascuno proteggendo la sua
identità.
D. - Come giustificare, quindi, la scelta della vita monastica
in una società che - soprattutto oggi - vede nel fare e nel mostrarsi la via della
realizzazione personale?
R. - E’ vero è un paradosso quello di scegliere
una vita nascosta, apparentemente inutile in un mondo dove c’è, invece, tanto da fare
e dove i problemi sono enormi e quindi anche l’uomo dovrebbe fare di tutto per andare
incontro ai bisogni della gente. Noi abbiamo scelto o meglio direi piuttosto che il
Signore ha scelto per noi una vita di preghiera, una vita per Lui, perché alla fine
non si risolvono i problemi se non si passa attraverso Dio: noi siamo qui per ricordare
che, al di là del mondo che vediamo, c’è un Dio trascendente, c’è un Dio assoluto,
che non è lontano da noi, ma che ci costringe ad allargare le nostre visioni, ad alzare
la testa e soprattutto a ricordare che l’uomo non può vivere, non può risolvere i
problemi se non c’è un forte attaccamento al Signore. (mg)