2011-10-08 12:16:14

Il Papa in Calabria con il motto “Nel nome di Gesù Cristo, cammina!". Il vescovo e il sindaco di Lamezia: messaggio di speranza per questa terra


“Nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno: cammina!”. Questo il motto scelto per la visita pastorale che il Papa compie questa domenica a Lamezia Terme e Serra San Bruno. L'intera Calabria attende con trepidazione l'arrivo del Pontefice, previsto per le 9.15 all'aeroporto internazionale di Lamezia. Poi il trasferimento nella periferia della città, dove verrà celebrata la Santa Messa. Nel pomeriggio, Benedetto XVI sarà a Serra San Bruno: dopo il saluto alla popolazione locale, la visita alla Certosa per la celebrazione dei Vespri con i monaci. Afflitta dalla più alta percentuale italiana di giovani disoccupati - siamo intorno al 65% - la Calabria crede fortemente in un sussulto spirituale capace di cambiare le proprie sorti. Dalla nostra inviata Emanuela Campanile, la cronaca di queste ultime ore di attesa:RealAudioMP3

La Calabria non si rassegna ad essere la terra della 'ndrangheta, del più basso reddito e del più alto indice di disoccupazione giovanile: il peggior dato d'Italia. La Calabria vuole vivere e vivere con dignità. Per questo l'atteso arrivo di Benedetto XVI a Lamezia Terme e Serra San Bruno è profondamente sentito come momento di fede e di speranza: la fede in quel Dio Padre che non abbandona i suoi figli e la speranza di un risveglio delle coscienze per la ricostruzione di un tessuto sociale fatto di legalità, bene comune e solidarietà. La Calabria, dunque, è pronta ad accogliere il Papa e lo fa in festa. Lamezia Terme è ricoperta dai colori bianco e giallo delle bandiere dello Stato Vaticano, transennate le strade che il corteo papale attraverserà per raggiungere la zona industriale dove verrà celebrata la Santa Messa e dove verrà recitato l'Angelus. Ad assistere alla celebrazione un numero di fedeli superiore alle aspettative: a Lamezia Terme si prevede arriveranno da tutta la regione oltre mille pullman. E anche nella calma e verde Serra San Bruno, culla dell'antica Certosa a cui nel pomeriggio farà visita Benedetto XVI, le cifre sono quasi le stesse. A 27 anni dalla storica visita di Giovanni Paolo II in questa terra bella e difficile, è di nuovo tempo di speranza.

Benedetto XVI sarà il primo Papa dopo 890 anni a compiere una visita pastorale a Lamezia Terme. Prima di lui venne in questi luoghi Calisto II: era il 1121. Giovanni Paolo II, durante la sua visita in Calabria 27 anni fa, fece un semplice scalo nell'aeroporto di Lamezia ma non entrò nella città. In vista del viaggio di Benedetto XVI, il vescovo di Lamezia, mons. Luigi Antonio Cantafora, ha scritto varie lettere: una di queste è stata indirizzata ai bambini e ai giovani invitandoli a non essere solo spettatori ma protagonisti di questa visita. Ascoltiamo mons. Cantafora:RealAudioMP3

R. - Sì, certamente, la visita del Papa per noi è una grazia. Questo evento ha messo in moto tante cose nella nostra diocesi, tra cui anche i bambini e i giovani, rendendoli realmente partecipi attraverso dei concorsi, delle gare, in modo che la visita del Santo Padre è diventata, per questi stessi ragazzi, un argomento di riflessione. Hanno prodotto anche dei lavori che dicono la grande sensibilità, il grande amore che i giovani hanno per il Santo Padre.

D. - Nella lettera ai giovani, in particolare, lei fa riferimento al loro amore per la vostra terra, bellissima ma anche difficile. La Chiesa, allora, quale segno deve essere in una realtà come quella specifica di Lamezia Terme?

R. - La Chiesa, a mio avviso, deve organizzare questo amore che hanno i nostri giovani per la nostra terra, dando ai giovani la certezza di essere accanto a loro, perché restando in questa terra possano farla germogliare. Speriamo che la visita del Santo Padre diventi realmente una primavera, quella primavera che questi giovani attendono, affinché possano rimanere in questa terra. Perché essere sradicati da questa terra è sempre uno strappo. Noi vediamo che quando questi giovani ritornano, tornano anche con il desiderio di restare, ma il lavoro che manca tante volte crea un ostacolo.

D. - Che valore ha l’appartenere alla Calabria?

R. - Appartenere alla Calabria significa innanzitutto conservare quel patrimonio che c’è nella nostra terra: il patrimonio della famiglia, il patrimonio della speranza, il patrimonio della solidarietà che spesso e volentieri qui si vede con molta facilità ed ha molta visibilità. Ma anche la speranza che, attraverso l’impegno, possa essere messa da parte l’illegalità e la mafiosità che tante volte impera in certi ambienti. Io credo che in Calabria debba avvenire quello che avviene nel Vangelo di Marco: Gesù viene presentato come un grande “miles”, un grande soldato, un grande lottatore che, man mano che avanza, spazza via la negatività. Così, più noi stiamo con speranza dentro la nostra terra, più tutta la negatività lentamente va via.

D. - Dal punto di vista della tradizione cattolica, la Calabria ha molto da insegnare. E questo è uno dei tesori della vostra terra.

R. - La nostra terra è una terra di Santi, una terra di uomini che sono stati accanto al popolo, per cui la nostra terra certamente ha dei valori, delle risorse che, se noi le riprendiamo in mano – e credo che il Santo Padre ci indirizzerà su questa strada – se noi riprendiamo queste tradizioni come la famiglia, la pietà popolare, l’accoglienza, vediamo che sono tutti valori che fanno parte del patrimonio stesso della nostra terra. Lamezia ha 80mila abitanti; un quarto sono stranieri integrati da due generazioni, ormai ci sono i nipoti dei primi venuti in questa terra e vivono con i nostri figli con tanta disinvoltura. Frequentano gli stessi banchi di scuola, gli stessi luoghi, gli stessi spazi ricreativi, anche se ognuno poi vive la sua identità, anche religiosa. (mg)

Lamezia Terme è una città che sta cambiando: ma quali sono le tappe di questo cambiamento? Emanuela Campanile lo ha chiesto al sindaco della città, Gianni Speranza:RealAudioMP3

R. - Le tappe sono tante. Sono il formarsi di un’associazione d’imprenditori contro il racket, per cui non si sono trovati più da soli; la crescita di una cultura giovanile fondata sulla solidarietà e sull’amore per la propria città. Le tappe sono che c’era una caserma dei carabinieri pericolante, al centro della città, che è stata abbattuta ed ora se ne sta costruendo una nuova. Le tappe sono il viaggio del presidente della Repubblica nel 40.mo anniversario della città ed il suo bagno di folla tra i giovani. E adesso c’è questa straordinaria visita, anche se si tratta di più che una semplice visita, perché quella del Santo Padre non è soltanto una visita ma è un dono che la città di Lamezia ha avuto. In questa città - che naturalmente è sempre una città a rischio - ci sono quindi molti fatti di giustizia sociale ed anche molti fatti di spiritualità nuova.

D. - Lei dice che sono particolarmente i giovani che, nella società, stanno cambiando…

R. - Sicuramente sì. I nostri giovani hanno solo una sventura: per tanti di loro non c’è la possibilità di rimanere qui dopo aver terminato gli studi fuori. Almeno il 70 per cento dei giovani di Lamezia è costretto a restare fuori. Se tutti i giovani di questa città rimanessero qui una volta finiti gli studi, Lamezia non avrebbe nulla da invidiare alle migliori città italiane.

D. - Pensa stia rinascendo un po’ l’orgoglio di appartenere alla Calabria, a Lamezia Terme?

R. - Se dicessi questo sarei troppo presuntuoso, e quindi non posso dirlo. So però - ed è una delle cose più belle che sento - che oggi, almeno, un ragazzo di Lamezia non si vergogna di dire, nella propria università o anche in altri posti d’Italia, che è originario di questa città. Ripeto: non vorrei dare la sensazione di un cammino già compiuto e di un processo irreversibile. Sono convinto che se le migliori energie di questa città potessero restare, non ci sarebbe più nulla da fare per la mafia o la cattiva politica.

D. - Che cosa spera possa nascere dalla visita del Santo Padre?

R. - Mi auguro che la visita del Santo Padre a Lamezia sia come la visita del suo predecessore in Sicilia, che possa cioè avere nel tempo lo stesso effetto. (vv)







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