2011-10-08 15:25:15

Due giorni d'incontri a Torino sulle infiltrazioni mafiose nel Nord d'Italia. Intervista con don Ciotti


Si è aperta ieri nella sede del Gruppo Abele a Torino una due giorni d’incontro e approfondimento sul problema delle infiltrazioni mafiose nel Nord d’Italia, promossa dall’associazione per la legalità “Libera”. Obiettivo dell'evento è capire quale possa essere la strada giusta per contrastare la rete criminosa in un momento in cui i suoi volumi d’affari crescono. Al microfono di Andrea Antonelli, don Luigi Ciotti, presidente di “Libera”:RealAudioMP3

R. – La mafia al Nord c’è da oltre 50 anni. Non a caso a Torino fu ucciso, anni fa, il procuratore capo della Repubblica, Bruno Caccia; Bardonecchia fu commissariata per infiltrazione mafiosa; penso alla mafia nel Nordest, la mafia del Brenta, penso alle centinaia di beni confiscati a Milano e in Lombardia … quindi, una presenza criminale nel Nord che oggi torna alla ribalta. Ma c’è sempre stata, come ci sono sempre stati gli anticorpi da parte delle istituzioni, della magistratura, delle forze di polizia per respingere tutto questo.

D. – Cosa permette alle mafie di essere tanto forti, oggi?

R. – Oggi le mafie sono forti perché la politica è molto debole, autoreferenziale, perché si è abbassata quell’attenzione che bisognava mettere in un certo modo per affrontare, per leggere, per conoscere, per fare di più la propria parte. Viviamo un momento molto difficile, da questo punto di vista …

D. – Quali sono le speranze?

R. – La democrazia si fonda su due doni: la giustizia e la dignità. Sono doni impegnativi perché toccano la vita di tutti. Ma la democrazia non potrà mai stare in piedi senza l’impegno e la responsabilità di ciascuno di noi. Certo, noi chiediamo allo Stato, alle istituzioni che facciano la loro parte, ma noi siamo chiamati a fare la nostra. I ragazzi hanno voglia di trovare dei punti di riferimento veri, coerenti, credibili; hanno bisogno di concretezza, di vedere dei segnali di speranza. La speranza che chiede a ciascuno di noi di mettersi in gioco, perché la speranza o è di tutti o non è speranza. Senza una responsabilità condivisa, la democrazia rischia di diventare una scatola vuota. Dobbiamo ridare speranza facendo veramente cose che diano questo senso della partecipazione, di responsabilità e di corresponsabilità, di protagonismo dei giovani ...(gf)







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