I bambini sono le prime vittime innocenti della crisi umanitaria nello Yemen in seguito
alle proteste anti-regime degli ultimi mesi. La denuncia giunge da Unicef Italia secondo
cui gli scontri a fuoco hanno provocato finora la morte di 94 bambini, mentre i tassi
di malnutrizione salgono drammaticamente. Ad illustrarci la situazione il direttore
generale di Unicef Italia, Roberto Salvan al microfono di Andrea Antonelli.
R. - La situazione
è fortemente instabile, sia dal punto di vista politico che dal punto di vista della
violenza, perché vengono usate in continuazione le armi. E’ proprio di pochi giorni
fa l’uccisione - il 2 e il 4 ottobre - di due bambini, a causa di una granata: una
bambina di 7 e un ragazzo di 13 anni. La nostra impressione è che girino troppe armi
e che la gente sia immediatamente pronta ad uccidere, a colpire. Di fronte a questa
situazione certamente le scuole non si possono aprire, vengono costantemente distrutte
e ci sono troppi ordigni inesplosi o situazioni di violenza, che rendono la vita dei
bambini, in particolare, molto pericolosa.
D. - Di cosa soffrono maggiormente
questi bambini?
R. - Il 43 per cento dei bambini sono sottopeso e il
58 per cento ha gravi ritardi nella crescita. Quindi, l’aspetto nutrizionale è un
aspetto fondamentale che va affrontato in modo molto più serio e con risorse economiche,
perché, a causa dell’aumento del costo dei cereali, le famiglie non riescono più ad
approvvigionarsi del cibo e alla fine chi ne paga le conseguenze più gravi sono proprio
i bambini.
D. - Qual è il vostro appello per salvare vite umane e a
chi dovrebbe essere indirizzato?
R. - Prima di tutto alla comunità internazionale,
ma anche alle parti in lotta, all’interno del Paese, perché c’è ormai un conflitto
che dura da diversi mesi e che non vede in qualche modo ridurre l’impatto sulla popolazione
civile. Qui si tratta di chiamare intorno ad un tavolo anche la comunità araba, le
forze arabe che influiscono in modo più consistente in un Paese come lo Yemen: dovrebbero
chiamare il governo e le parti in lotta a negoziare e a trovare una soluzione. Certamente
serve più democrazia, più partecipazione da parte della popolazione civile, più attenzione
a quelle che sono le vere esigenze da parte dei bambini e delle donne, che rappresentano
il futuro di qualsiasi comunità. (ap)