Il presidente di “Cor Unum”: la comunità internazionale raddoppi gli sforzi contro
la fame nel Corno d'Africa
Si è tenuta stamani, presso la Sala Stampa della Santa Sede, una conferenza stampa
sull’emergenza umanitaria nel Corno d’Africa, al termine di una riunione promossa
dal Pontificio Consiglio “Cor Unum”. Sono intervenuti, tra gli altri, il cardinale
Robert Sarah, presidente di Cor Unum; mons. Giorgio Bertin, vescovo di Gibuti
e amministratore apostolico di Mogadiscio, e Michel Roy, segretario generale di Caritas
Internationalis. Erano presenti inoltre rappresentanti di alcuni organismi caritativi
cattolici operanti nella zona e un delegato dell’arcivescovo di Canterbury. Il servizio
di Alessandro Gisotti:
Unire e raddoppiare
gli sforzi per il Corno d’Africa colpito dalla carestia: è l’appello pressante levato
dal cardinale Robert Sarah, presidente di “Cor Unum”, che ha
innanzitutto sottolineato quanto Benedetto XVI sia vicino alle sofferenze della popolazione
della regione:
“La questione è molto cara al Santo Padre. Ne ha parlato
tra i primi in ambito internazionale lo scorso 17 luglio. Ha ripetuto due giorni fa
nell’Udienza generale di mercoledì la sua preoccupazione e il suo appello alla comunità
internazionale”.
Sono 13 milioni, è stato ricordato, le persone che
combattono ogni giorno contro la morte. E ciò, ha detto il cardinale Sarah, perché
anche nella politica internazionale, prevalgono spesso gli interessi ed egoismi particolari
delle singole nazioni:
“Dobbiamo lasciarci ispirare a svolgere una politica
che abbia a cuore veramente il bene comune. Solo la ricerca del bene comune permette
che non ci siano vincitori e vinti, carnefici e vittime, sfruttatori e affamati”.
Il
presidente di “Cor Unum” ha quindi sottolineato che dopo l’emergenza si dovrà investire
nell’educazione, perché “solo dove c’è una scuola c’è davvero un futuro”:
“Fin
da ora faccio un appello: una scuola in ogni villaggio! Lo dico da africano: uniamoci
nello sforzo di aiutare il Corno d’Africa a dare educazione, istruzione, cultura ai
propri figli!”.
Alla conferenza, è stato letto un messaggio dell’arcivescovo
di Canterbury per l’occasione, a rimarcare l’importanza della sinergia degli sforzi
delle diverse realtà cristiane impegnate nel Corno d’Africa. Alla riunione promossa
da “Cor Unum” ha inoltre partecipato un delegato della Chiesa anglicana. Particolarmente
toccante la testimonianza di mons. Giorgio Bertin, amministratore
apostolico a Mogadiscio:
“E’ necessario che noi andiamo al di là della
risposta emotiva, perché vediamo qualche immagine di qualche bambino e che ci domandiamo
perché si è arrivati a questa situazione. Certamente c’è bisogno di rispondere all’urgenza:
dobbiamo rispondere anche immediatamente, ma dobbiamo tenere gli occhi aperti anche
al futuro per evitare quello che si può evitare”.
Il presule ha quindi
rilevato che la situazione è particolarmente grave in Somalia non solo a causa della
carestia ma anche per la mancanza di pace e di uno Stato:
“Faccio appello
perché la comunità internazionale s’impegni di più per trovare una soluzione al problema
della Somalia, perché se le immagini più drammatiche vengono dalla Somalia non è solo
a causa della siccità, ma è anche perché manca un’autorità, manca lo Stato”.
Da
parte degli esponenti degli organi caritativi cattolici è stato invece sottolineata
l’urgenza di uno stanziamento fondi per affrontare l’emergenza. Al momento, è stato
spiegato, la priorità è l’acqua, fondamentale per la sopravvivenza delle persone e
per l’agricoltura locale. Al termine della conferenza, il direttore della Sala Stampa
vaticana, padre Federico Lombardi, ha messo l’accento sul ruolo
dei media, specie in un periodo in cui tutta l’attenzione sembra rivolta alla crisi
economica nei Paesi industrializzati:
“Ci sembra di sentire le grandi
conseguenze della crisi e poi ci guardiamo attorno e vediamo che c’è gente che sta
veramente morendo. Quindi, cerchiamo di impegnarci anche noi come comunicatori nel
dare la reale dimensione dei problemi ed aiutare per la soluzione”.