2011-10-06 15:10:42

Lettera aperta del vescovo di Rimini al Beato Alberto Marvelli


“Caro Alberto, io non so bene come funzionino le cose lassù da voi, ma mi piace immaginare che ci debba pur essere da qualche parte nella Gerusalemme celeste un ampio, comodo balcone dal quale - non saprei dire se a turno o tutti insieme - voi, beati, angeli e santi, vi potete affacciare per scrutare dall'alto l'intero panorama del nostro minuscolo globo terrestre”. E’ quanto scrive il vescovo di Rimini, mons. Francesco Lambiasi, nella lettera aperta al beato Alberto Marvelli. Il testo, letto ieri nella chiesa di Sant'Agostino durante la Santa Messa in occasione della festa del beato, è incentrato sul tema della terza beatitudine, quella della mitezza. Mons. Lambiasi ricorda gli orrori del periodo vissuto dal beato Alberto Marvelli: “Tu – scrive il presule - hai conosciuto gli orrori della Seconda Guerra mondiale, sei rimasto agghiacciato per l'ecatombe dell'Olocausto, per le bombe atomiche sul Giappone”. Ma anche il mondo di oggi è scosso da terribili piaghe: “Ogni giorno – aggiunge il vescovo di Rimini - muoiono per fame e malattie infettive ben 26mila bambini, 1 ogni tre secondi, e nella sola Rimini si contano ogni anno oltre 800 aborti, in media più di 2 al giorno”. Il vescovo quindi si domanda: Che cosa significa per noi cristiani del Terzo millennio far risuonare il Vangelo della terza beatitudine: “Beati i miti, perché avranno in eredità la terra?” Gesù – ricorda mons. Lambiasi - è il prototipo dei miti. “Alla violenza non oppose violenza; contrappose il martirio, cioè la testimonianza: Sono venuto nel mondo per rendere testimonianza alla verità (Gv 18,37)”. “Caro Alberto – scrive mons. Lambiasi nella lettera - aiutami ora a leggere questa beatitudine della mitezza con qualche brano di quel quinto vangelo, rappresentato dalla tua vita”. La lettera si conclude con una “raccomandazione”: “Caro Alberto abbi un occhio di riguardo per i nostri giovani cristiani. Aiutali a crescere vigorosi senza mai diventare violenti, benevoli senza mai diventare arrendevoli, pazienti senza mai diventare né indignati né rassegnati. Chiedi al tuo e nostro onnipotente, amabilissimo Gesù, di ottenere per tutti e ognuno di loro la grazia di una mite fortezza e di una forte mitezza”. Il Beato Alberto Marvelli, nato a Ferrara il 21 marzo del 1918, durante la Seconda Guerra mondiale si prodigò nell'opera dei soccorsi. Rimini fu il centro della sua vita e della sua opera. Al termine del conflitto si impegnò, in particolare, nella ricostruzione e nel 1945 entrò a far parte della "Società Operai di Cristo". Si dedicò generosamente nell’Italia del dopoguerra, all’attività politica ispirata ai principi cristiani. Morì il 5 ottobre 1946, a 28 anni, investito da un autoveicolo militare delle truppe di occupazione. Papa Giovanni Paolo II, il 29 agosto 1982, lo indicò a migliaia di giovani, convenuti a Rimini per il “Meeting dell’amicizia”, come modello da seguire per la gioventù cattolica. E' stato beatificato da Giovanni Paolo II il 5 settembre del 2004 a Loreto. (A.L.)







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