Congresso della Divina Misericordia: la testimonianza di un sacerdote tra gli emarginati
del Brasile
La quarta giornata del secondo Congresso mondiale della Divina Misericordia, in corso
fino a domani a Cracovia, è stata dedicata alla dottrina di Giovanni Paolo II. I partecipanti
visitano questo pomeriggio Wadowice, città natale di Karol Wojtyla, dove è prevista
la preghiera ecumenica sulla Piazza del Mercato, presieduta dal cardinale Angelo Comastri.
Il servizio del nostro inviato, padre Tadeusz Cieslak:
La conferenza
introduttiva sulla dottrina di Giovanni Paolo II nei riguardi della Divina Misericordia
è stata pronunciata dal cardinale Kazimierz Nycz. Il metropolita di Varsavia ha sottolineato
soprattutto la sfida che contiene lo stesso concetto della misericordia. Giovanni
Paolo II chiede alla Chiesa di annunciare la Divina Misericordia con la sua gratuità
che è estranea alla mentalità del mondo concentrato piuttosto sul concetto della giustizia.
Sono seguite poi le testimonianze nelle varie parrocchie di Cracovia, a cui hanno
partecipato centinaia di persone. Nella mattinata di oggi ha parlato tra gli altri
suor Marie Simon-Pierre, guarita grazie all’intercessione di Giovanni Paolo II. Ha
espresso la sua convinzione che la sua guarigione serve non solo per lei personalmente,
ma soprattutto per continuare l’opera di misericordia svolta dalla sua Congregazione
religiosa, specialmente a favore della famiglia e della vita. Alla fine dalla mattinata
è stata celebrata la Messa presieduta dall’arcivescovo di Port-au-Prince, ad Haiti,
Louis Kebreau. Anche nell’omelia pronunciata da mons. Jan Babjak, arcivescovo di Presov,
in Slovacchia, è stata offerta una testimonianza sull’efficacia della preghiera alla
Divina Misericordia. “Da quando recito la Coroncina alla Divina Misericordia davanti
alla Sua Immagine, situata nella cappella arcivescovile - ha detto il presule slovacco
di rito bizantino - sento che il Signore ha risolto molti dei miei problemi personali,
ricevo la luce che mi aiuta a svolgere la mia missione pastorale, ottengo la forza
che mi consente di accettare anche le sofferenze e le difficoltà, nonché di adorare
Dio anche in queste situazioni”. Domani, la conclusione del Congresso con la Messa
presieduta dal cardinale Christoph Schoenborn, arcivescovo di Vienna, e con l’invio
dei messaggeri della Divina Misericordia.
Tra le varie testimonianze a
Cracovia, c’era anche quella di padre Joao Henrique, fondatore dell’Associazione
“Alleanza della Misericordia” attiva tra i poveri e gli emarginati del Brasile. Padre
Tadeusz Cieslak lo ha intervistato:
R. - Questa
associazione cerca di essere presenza della Misericordia tra i poveri, tra le persone
escluse della società brasiliana, per portare a tutti questo annuncio, che è capace,
come diceva Santa Faustina, di trasformare i peccatori in santi. Nella nostra povertà
abbiamo iniziato senza niente, dormendo per strada, e oggi abbiamo la possibilità
di assistere 20 mila persone al mese, distribuire 200 mila pasti ogni mese e abbiamo
23 case di accoglienza per bambini, per anziani, per persone malate, per donne di
strada, cercando di accogliere questi fratelli con il cuore di Gesù.
D.
- Il Brasile ha bisogno di questo annuncio della Misericordia Divina…
R.
- Senz’altro, perché abbiamo delle realtà in Brasile molto drammatiche. Oltre alle
difficoltà e alla confusione che spesso si vive dal punto di vista religioso, per
mancanza di formazione, noi sentiamo soprattutto l’annuncio della Misericordia come
testimonianza della carità. Come diceva Santa Faustina, noi dobbiamo annunciare la
misericordia con la parola, con la carità e con la preghiera. E quindi anche attraverso
la preghiera noi facciamo molte esperienze della forza dei carismi: siamo un’associazione
che vive questa dimensione carismatica. Vediamo come veramente per questi fratelli
più poveri, a volte distrutti dalla droga, distrutti da una vita di prostituzione,
è solo la forza della preghiera che suscita in loro la gioia di poter rinascere, ricominciare
nella forza dello Spirito Santo. Proprio questa settimana eravamo in una piazza annunciando
l’amore di Dio, quando è arrivata la croce della Giornata della gioventù e l’abbiamo
portata insieme al nostro cardinale, l’arcivescovo di San Paolo, Odilo Pedro Scherer
in tutti i quartieri più poveri, dove c’è più traffico di droga. Le persone lasciavano
il coltello, lasciavano la pistola, per poter ricominciare a vivere, commossi dalla
presenza della Chiesa in mezzo a loro. Noi dobbiamo mostrare una Chiesa presente tra
i poveri.
D. - E’ possibile anche trapiantare questa esperienza qui
in Europa? Già avete fatto qualcosa?
R. - Noi abbiamo già una comunità
a Lisbona e ne abbiamo aperta una adesso in Polonia. Stiamo iniziando ad imparare
il polacco, una lingua così difficile, ma così bella. Abbiamo poi dei gruppi in Belgio
e in Italia che portano l’annuncio della misericordia tra i poveri, tra i giovani
soprattutto distanti dalla Chiesa.
D. - Ce ne sono tanti anche in Europa,
così ricca, ma anche così povera…
R. - Senz’altro. Noi vediamo un’Europa
così povera di Dio e così povera di senso della vita: dove si perde Dio, si perde
il gusto della vita, il senso di un’esistenza che diventa un atto di amore per gli
altri. E allora anche in Europa noi vediamo questo dilagare della droga, questo dilagare
dell’ateismo, dei suicidi e tanti giovani tristi, che sono pieni di denaro, pieni
di cose, di oggetti, di ricchezze materiali, ma così poveri spiritualmente. Ci accorgiamo
veramente che quando fanno esperienza di quest’amore di Dio, ritrovano la gioia di
vivere.
D. - Qualche parola ancora su questo raduno, su questo Congresso…
R.
- E’ una cosa meravigliosa. Noi abbiamo proprio la gioia di poter annunciare la misericordia
e questa spiritualità - cui il Papa Giovanni Paolo II ha consacrato il terzo millennio
- è veramente la spiritualità di cui il mondo oggi ha necessità. Un commento ebraico
diceva che Dio ha creato il mondo, ma non stava in piedi, lo ha ricreato, ma cadeva
di nuovo, poi ha inventato la misericordia e finalmente è rimasto in piedi, è rimasto
fermo. Vediamo che questo mondo cade da tutte le parti, fa acqua da tutte le parti.
Solo una nuova civilizzazione della misericordia può sostenere la nostra società,
una civilizzazione che dia attenzione all’uomo, che metta al centro l’uomo e non l’interesse
economico, non il piacere, non il relativismo, non una verità falsa, che porta l’uomo
alla morte, perché veramente fuori della Parola di Dio c’è la maledizione, c’è la
morte, c’è la tristezza. Quindi, l’annuncio della misericordia, il cercare i piccoli,
i poveri, coloro che non hanno fatto l’esperienza dell’amore di Dio, è una necessità
estrema per questa nostra società ed è l’unico cammino di vita. (ap)