2011-10-03 15:14:11

Nuova tranche di aiuti per la Grecia che impone ulteriori misure di austerity


La Grecia otterrà una nuova tranche di aiuti da 8 miliardi di Euro dal Fondo salva Stati. Alto, tuttavia, il prezzo pagato alle richieste della trojka, formata da Bce, Fmi e Ue: Atene ha dovuto mettere in mobilità per un anno 30mila lavoratori del settore pubblico con l’obiettivo del loro licenziamento entro il 2015. Una misura che rischia di scatenare nuove proteste sociali e che, alla luce della perdurante crisi, potrebbe non dare i risultati attesi. A spiegarcene le ragioni è l’economista Francesco Carlà, intervistato da Stefano Leszczynski.RealAudioMP3

R. – Il dato più allarmante, anche se era abbastanza prevedibile, è che il deficit greco sull’anno passa dal 7,6 per cento all’8,5 per cento. Questo vuol dire che anche semplicemente annunciare tagli, austerity, ha delle conseguenze immediate sulla condizione economica, sul Pil di un Paese coinvolto. Quindi, questi 30 mila in mobilità possono essere visti da due punti di vista: se si tratta effettivamente di dipendenti pubblici improduttivi possono essere un vantaggio e sicuramente diminuiranno ulteriormente i consumi nel Paese ellenico.

D. – Quindi, in Grecia diminuiscono i consumi, non aumenta la produttività. A questo punto continuare a fare tagli potrebbe non servire assolutamente a niente...

R. – La condizione greca è risolvibile solo con un default organizzato del Paese. C’è una riduzione del debito gestita con i creditori, perché la Grecia ha bisogno poi di tornare con calma sul mercato dei capitali, per potersi di nuovo finanziare a condizioni accettabili, non alle condizioni attuali, che conosciamo: con tassi d’interesse che rendono di fatto impossibile per il Paese l’accesso al mercato dei capitali.

D. – Certo che una misura come quella della riduzione e della cancellazione del debito, che sentivamo doversi applicare ai Paesi in via di sviluppo, ai Paesi sottosviluppati un tempo, fa una certa impressione vederla proposta per un Paese membro dell’Unione Europea e dell’Euro...

R. – Sì, fa impressione, ma, di fatto, per la condizione in cui la Grecia è arrivata - secondo me - si deve parlare almeno di una riduzione del 50 per cento del debito, che vuol dire una bella sofferenza per chi ha prestato questi soldi alla Grecia.

D. – I mercati finanziari, per come reagiscono ogni volta che si parla della Grecia o dell’insolvibilità greca, cos’è che temono realmente?

R. – Temono l’effetto domino. Temono che, esattamente come accadde all’epoca del 2008, con il fallimento di Lehman Brothers, che non era una banca di dimensioni proibitive – ce n’erano di ben più grandi coinvolte in problemi analoghi, tra cui Goldman Sachs, Morgan Stanley e JP Morgan – nonostante questo l’effetto a cascata, l’effetto domino fu dirompente e il governo americano dovette mettere la propria garanzia sui debiti di tutti gli altri.

D. – In questo caso, chi dovrebbe mettere la garanzia ad un certo punto?

R. – La Germania, con il finto avallo della Francia, perché in realtà la Francia ha condizioni migliori da un punto di vista generale della Spagna e dell’Italia, ma non se la passa poi così bene nemmeno lei. (ap)

In Iraq si conclude con 13 morti l’assalto al quartier generale polizia
C'è anche il capo della polizia locale, il tenente colonnello Sadiq Khanshal, tra le persone uccise da un gruppo di terroristi che stamane ha preso d'assalto e si è barricato con diversi ostaggi nella centrale di polizia di Baghdadi, nella provincia irachena di al Anbar, 170 chilometri ad ovest di Ramadi. Lo ha detto il capo della polizia della provincia di al Anbar, generale Hadi Kassar. Tredici degli ostaggi, ha detto Kassar, sono stati liberati in un'operazione di truppe speciali irachene, ma i terroristi hanno ucciso il tenente colonnello Khanshal, un tenente, due altri poliziotti e un civile, mentre gli uomini delle truppe speciali hanno ucciso cinque dei terroristi. Un numero imprecisato di persone era rimasto ucciso quando i terroristi erano entrati nella centrale e due di loro si erano fatti saltare in aria con cariche esplosive. Il generale Kassar ha accusato Al Qaeda di avere compiuto l'assalto.

In Siria, ancora morti tra i soldati disertori
Circa 40 soldati siriani disertori sono rimasti uccisi stamani in violenti scontri a fuoco con le forze fedeli al presidente Bashar al Assad alla periferia della capitale, nei pressi dell'aeroporto militare di Dumayr. Lo riferiscono i Comitati di coordinamento locale, principale piattaforma di attivisti anti-regime. Gli uccisi facevano parte - prosegue la fonte - di un gruppo di 65 militari, tra cui un colonnello e alcuni tenenti e sottotenenti, che si sono ribellati agli ordini. Intanto, proprio dalla Siria, arriva un forte messaggio di pace da parte della comunità del Monastero di Deir Mar Musa al Habasci, situato sulla montagna del Nebek. Moltissimi giovani siriani, insieme con le monache e i monaci del monastero, hanno concluso una settimana di digiuno e preghiera con un appello al rifiuto della guerra civile su base confessionale. Christopher Wells, collega del nostro programma inglese, ha sentito il priore del Monastero, padre Paolo Dall’Oglio:RealAudioMP3

R. - Abbiamo appena completato una settimana di digiuno e di preghiera e di jihad spirituale per la riconciliazione nel Paese. Rifiutiamo la logica della violenza e dell’escalation di violenza. Vogliamo assicurare il dialogo ma per questo è necessario assicurare la verità: la condizione è la vera libertà di espressione, la vera libertà di opinione e, quindi, tutti i giovani che sono venuti al monastero da tutte le parti della Siria lo hanno fatto rifiutando radicalmente gli interventi armati dall’esterno. Vogliamo invece un impegno mondiale per il negoziato pacifico e per una vera crescita di libertà di espressione del Paese come condizione per quella conversazione che porterà alla mutazione democratica senza vendette e senza violenza.

1200 persone di 11 nazionalità in fuga dalla Libia
L'Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) ha annunciato oggi l'avvio in Libia di un'operazione per l'evacuazione di un gruppo di 1200 migranti africani rimasti bloccati per settimane nella città di Sebha (sud della Libia). Il servizio di Fausta Speranza: RealAudioMP3

Si tratta di un gruppo di diverse migliaia di persone che dopo lo scoppio degli scontri per il controllo di Sebha era giunto in un centro di transito dell'Organizzazione internazionale delle migrazioni, dove era rimasto bloccato a causa dell'insicurezza. 1200 persone - tra cui donne e ambini - che sono partiti, ieri a bordo, di un convoglio di 15 camion diretti a Zouarkè, al confine tra Ciad e Niger verso la loro destinazione finale, in Ciad o altrove in Africa. La metà infatti provengono dal Ciad ma gli altri sono di altre dieci nazionalità: da Nigeria, Gambia, Eritrea, Somalia, Sudan, Senegal, Mali, Etiopia, Burkina Faso e Marocco. Tutto questo nel Sud della Libia. Se si guarda al Nord c’è l’emergenza umanitaria Sirte, dove proseguono gli scontri. Dopo oltre due settimane di assedio, appare disperata la situazione degli abitanti di una delle ultime roccaforti dei sostenitori del rais. Gli abitanti in fuga con ogni mezzo, lasciano le loro case, stremati da settimane di bombardamenti ed attacchi. Intanto, informa l'agenzia Fides, l'arcivescovo Tommaso Caputo, nunzio apostolico a Malta e in Libia, è giunto in visita a Tripoli per contatti con le nuove autorità.

In Egitto, mobilitazione di esponenti del partito dell'ex rais
I capi di undici partiti politici che raccolgono molti esponenti del partito dell'ex rais egiziano Hosni Mubarak, il Pnd, hanno minacciato una mobilitazione in massa, se il consiglio militare varerà una norma per impedire loro l'attività politica per due anni. In un comunicato pubblicato da Masri el Youm online i leader dei partiti vicini a Mubarak hanno bollato la proposta come pulizia etnica e minacciato di mobilitare quindici milioni di cittadini. Secondo alcune fonti, sarebbero circa duemila i potenziali obiettivi di questa proposta, ex parlamentari del Pnd fra il 2000 e il 2011. Nei giorni scorsi il consiglio militare ha annunciato la sua disponibilità a modificare la legge elettorale per eliminare la parte, fortemente contestata dalle forze politiche, in base alla quale un terzo dei seggi in Parlamento è assegnata a candidati indipendenti non iscritti a partiti. Una norma accusata di favorire gli uomini vicini a Mubarak e contro la quale una coalizione di decine di partiti, guidata dai Fratelli Musulmani e dal liberale neo Wafd ha minacciato di boicottare le elezioni, previste per fine novembre. La minaccia di boicottare è rientrata, ma le aperture del Consiglio militare non sono giudicate ancora sufficienti, perchè non è stata annunciata la revoca immediata delle legge d'emergenza. Domani, si terrà una riunione straordinaria del Consiglio dei ministri per valutare la modifica della legge elettorale.

Preoccupazione delle donne in Afghanistan per il ritiro dell’Isaf
Dal 2001 ad oggi le donne in Afghanistan hanno conquistato terreno sul piano della partecipazione politica così come sul fronte dell'istruzione e del rispetto dei loro diritti, ma su questi progressi ottenuti con dolore pesa la prospettiva del ritiro delle forze internazionali e di un eventuale accordo di pace con i fondamentalisti talebani. È quanto sottolinea un nuovo rapporto dell’Ong Oxfam. Oxfam ha registrato che oggi 2,7 milioni di giovani afghane frequentano la scuola che viene negata solo ad una piccola minoranza clandestina, sotto il giogo dei talebani. La tendenza però - sottolinea l'Ong - è quella di una “nuova recrudescenza della violenza contro le donne”, i cui diritti conquistati nell'ultimo decennio “restano fragili”.

In Danimarca la prima donna premier presenta la squadra di governo
La premier socialdemocratica Helle Thorning Schmidt, nuovo premier danese di una coalizione di centro sinistra, ha presentato questa mattina il suo governo alla regina di Danimarca Margrethe. Sulla piazza del palazzo reale Amalienborg la Schmidt, prima donna premier del Paese, ha presentato i 23 ministri del nuovo governo che si insedia al termine di 10 anni amministrati dal centro destra. Il programma concordato al termine di due settimane di consultazioni dai 3 partiti della coalizione (Socialdemocratici, socialisti del popolo e radicali social liberali) verrà presentato nel pomeriggio in una conferenza stampa.

La Corte penale internazionale investiga sui crimini in Costa d’Avorio
Il procuratore della Corte penale internazionale (Cpi) è stato autorizzato dai giudici a investigare su crimini commessi durante le violenze che sono scoppiate in seguito all'elezione presidenziale in Costa d'Avorio, dal 2010. Lo comunica la Corte, precisando che l'inchiesta è autorizzata sui crimini commessi a partire dal 28 novembre 2010.

Prima incriminazione del tribunale speciale del Bangladesh
Un tribunale speciale del Bangladesh, incaricato di giudicare persone accusate di aver commesso crimini di guerra durante la guerra di indipendenza contro il Pakistan nel 1971, ha incriminato formalmente il primo sospetto, un capo politico islamista. Secondo le fonti che ne hanno dato notizia, Delawar Hossain Sayedi, 71 anni, membro del più importante partito islamico del Paese, è stato accusato di genocidio, incendio doloso, stupro e persecuzione religiosa. La condanna è stata letta dal giudice in un tribunale affollatissimo e in presenza dell'imputato che sarà giudicato in modo definitivo dal "Tribunale internazionale per i crimini in Bangladesh" creato un anno fa. Quando alla fine del 2008 l'attuale primo ministro, la signora Hasina Wajed, era stata eletta trionfalmente, si era impegnata a creare tribunali speciali per portare alla sbarra tutti gli accusati di omicidi e stupri durante la guerra di indipendenza dell'ex Pakistan orientale tra il marzo e il dicembre del 1971. La nascita del Bangladesh costituì l'ultimo passo della spartizione dell'Impero britannico delle Indie, annunciata nella notte del 14 agosto del 1946, da cui nacquero il Pakistan e l'India. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 276







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