Iraq: doppio omicidio mirato contro la comunità cristiana a Kirkuk
Doppio omicidio, lo scorso fine settimana, contro esponenti della comunità cristiana
a Kirkuk. Nella città a nord dell’Iraq, ritenuta strategica per gli enormi giacimenti
petroliferi, al centro di un’aspra contesa politico-economica fra arabi, turcomanni
e curdi, i cristiani continuano a morire nell’indifferenze delle autorità. Sequestri
a scopo di estorsione, omicidi mirati e attentati a chiese o proprietà di cristiani
sono ormai episodi di cronaca quotidiana, che il governo locale e nazionale non riescono
ad arginare. Fonti dell'agenzia AsiaNews a Kirkuk, anonime per motivi di sicurezza,
denunciano che “gli attacchi contro i cristiani continuano, nel silenzio più totale
del mondo. Su di noi – continua – è come se fosse calata la notte”. Ieri pomeriggio
Bassam Isho, 30enne cattolico, dipendente di un ristorante nel quartiere di Muthana,
è stato assassinato a colpi di arma da fuoco da un gruppo di sconosciuti. Compiuto
l’omicidio, la banda ha fatto perdere le proprie tracce e, al momento, non si hanno
ulteriori notizie. La salma del giovane verrà sepolta a Telkef. Il primo ottobre,
alla periferia di Kirkuk, è stato rinvenuto il cadavere di un secondo cristiano, ucciso
anch’egli a colpi di pistola. Il corpo di Emmanuele Hanna Polos, nato nel 1951, giaceva
riverso ai margini della strada che dalla città porta fino a Baghdad, capitale dell’Iraq.
Gli omicidi del fine settimana sono solo l’ultimo episodio di una lunga striscia di
sangue e violenza: il 15 agosto scorso alcuni ordigni sono esplosi contro la chiesa
di sant’Efrem a Kirkuk. La chiesa siro-ortodossa è a poche centinaia di metri dalla
cattedrale caldea, nel centro della città. Ancora, il 2 agosto un’autobomba è esplosa
davanti alla chiesa siro-cattolica della Sacra Famiglia, ferendo 15 persone. Nello
stesso giorno, un altro ordigno con autobomba, parcheggiato vicino a una chiesa presbiteriana,
è stato disinnescato prima che scoppiasse. I cristiani in Iraq sono sempre più divenuti
il bersaglio del fondamentalismo islamico ancora attivo; allo stesso tempo, essi sono
presi di mira nelle faide locali. Kirkuk, con i suoi 900mila abitanti, e con i depositi
di petrolio più importanti dell’Iraq, da tempo è al centro di un conflitto etnico-politico
fra arabi, turcomanni e curdi. Questi ultimi la vorrebbero annessa alla regione del
Kurdistan, mentre arabi e turcomanni sostengono il legame con il governo centrale
irakeno. (R.P.)