L'Angelus di Benedetto XVI in Piazza San Pietro - testo integrale
Cari fratelli e sorelle! Il Vangelo di questa domenica si chiude con un monito di
Gesù, particolarmente severo, rivolto ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:
“A voi sarà tolto il Regno di Dio e sarà dato ad un popolo che ne produca i frutti”
(Mt 21,43). Sono parole che fanno pensare alla grande responsabilità di chi,
in ogni epoca, è chiamato a lavorare nella vigna del Signore, specialmente con ruolo
di autorità, e spingono a rinnovare la piena fedeltà a Cristo. Egli è “la pietra che
i costruttori hanno scartato” (cfr Mt 21,42), perché l’hanno giudicato nemico
della legge e pericoloso per l’ordine pubblico; ma Lui stesso, rifiutato e crocifisso,
è risorto, diventando la “pietra d’angolo” su cui possono poggiare con assoluta sicurezza
le fondamenta di ogni esistenza umana e del mondo intero. Di tale verità parla la
parabola dei vignaioli infedeli, ai quali un uomo ha affidato la propria vigna, perché
la coltivino e ne raccolgano i frutti. Il proprietario della vigna rappresenta Dio
stesso, mentre la vigna simboleggia il suo popolo, come pure la vita che Egli ci dona
affinché, con la sua grazia e il nostro impegno, operiamo il bene. Sant’Agostino commenta
che “Dio ci coltiva come un campo per renderci migliori” (Sermo 87, 1, 2: PL
38, 531). Dio ha un progetto per i suoi amici, ma purtroppo la risposta dell’uomo
è spesso orientata all’infedeltà, che si traduce in rifiuto. L’orgoglio e l’egoismo
impediscono di riconoscere e di accogliere persino il dono più prezioso di Dio: il
suo Figlio unigenito. Quando, infatti, “mandò loro il proprio figlio – scrive l’evangelista
Matteo – … [i vignaioli] lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero”
(Mt 21,37.39). Dio consegna se stesso nelle nostre mani, accetta di farsi mistero
insondabile di debolezza e manifesta la sua onnipotenza nella fedeltà ad un disegno
d’amore che, alla fine, prevede però anche la giusta punizione per i malvagi (cfr
Mt 21,41).
Saldamente ancorati nella fede alla pietra angolare che
è Cristo, rimaniamo in Lui come il tralcio che non può portare frutto da se stesso
se non rimane nella vite. Solamente in Lui, per Lui e con Lui si edifica la Chiesa,
popolo della nuova Alleanza. Ha scritto in proposito il Servo di Dio Paolo VI: “Il
primo frutto dell’approfondita coscienza della Chiesa su se stessa è la rinnovata
scoperta del suo vitale rapporto con Cristo. Notissima cosa, ma fondamentale, ma indispensabile,
ma non mai abbastanza conosciuta, meditata, celebrata” (Enc. Ecclesiam suam,
6 agosto 1964: AAS 56 [1964], 622).
Cari amici, il Signore è sempre
vicino e operante nella storia dell’umanità, e ci accompagna anche con la singolare
presenza dei suoi Angeli, che oggi la Chiesa venera quali “Custodi”, cioè ministri
della divina premura per ogni uomo. Dall’inizio fino all’ora della morte, la vita
umana è circondata dalla loro incessante protezione. E gli Angeli fanno corona all’Augusta
Regina delle Vittorie, la Beata Vergine Maria del Rosario, che nella prima domenica
di ottobre, proprio a quest’ora, dal Santuario di Pompei e dal mondo intero, accoglie
la fervida Supplica, affinché sia sconfitto il male e si riveli, in pienezza, la bontà
di Dio.