I sociologi italiani: "Siamo in emergenza democratica". Convegno alla Sapienza su
comunicazione e cittadinanza attiva
“Comunicazione e Civic engagement: istituzioni, cittadini e spazi pubblici nella posmodernità”.
Il tema di grande attualità è stato affrontato nei giorni scorsi in un Convegno promosso
dall’Associazione italiana sociologi, in collaborazione con il Dipartimento di comunicazione
e ricerca sociale dell’Università “La Sapienza” di Roma, con la presenza di ospiti
internazionali. Roberta Gisotti ha intervistato Franca Faccioli, ordinario
di Teoria e tecniche della comunicazione pubblica, nella Facoltà di Scienze Politiche,
Sociologia, Comunicazione de "La Sapienza":
R. - “Civic
engagement” indica tutte quelle attività di impegno sociale che i cittadini portano
avanti in prima persona in relazione a problemi, che vanno dai piccoli problemi della
quotidianità - che per tutti noi sono, però, estremamente importanti – al rapporto
con la politica, anche solamente attraverso il comportamento elettorale e quindi il
voto, fino al coinvolgimento su idee e su tematiche di più ampio respiro che riguardano
ideali e valori della società. E’ un tema che a livello internazionale è diventato
abbastanza visibile da un po’ di tempo; in Italia – io direi – è esploso invece negli
ultimi anni e in particolare in situazioni più recenti: pensiamo ai movimenti della
Tav, ma anche al referendum per l’acqua… Ci sono tutta una serie di realtà in cui
le richieste dei cittadini - ad esempio sulla tutela di una strada, sulla progettazione
di un parco, ecc.- sono state estremamente determinanti e significative. C’è poi un’altra
realtà, secondo me, molto interessante e che è quella del commercio equo e solidale,
forme cioè di consumo che sono legate ai valori come, per esempio, il ‘chilometro
zero’ o le ‘farmer market’.
D. – Profe.ssa Faccioli, questa riflessione
dell’Associazione italiana sociologi arriva – a dire il vero – in un momento di profonda
crisi dei cittadini italiani, una crisi di fiducia, una crisi valoriale rispetto a
chi dovrebbe organizzare il consenso, a chi dovrebbe raccogliere le istanze che arrivano
dal basso della società ovvero le istituzioni politiche. Lei ha citato tanti esempi,
ma che sono ancora piccoli esempi eroici. Da dove bisogna ripartire per insegnare
ai cittadini a riprendersi in mano la propria vita sociale?
R. – Noi
viviamo, in questo momento, sicuramente in una situazione di emergenza democratica
e questo è sotto gli occhi di tutto. Al di là di qualsiasi posizione politica uno
possa avere, questo è uno scenario istituzionale imbarazzante, se non vergognoso…
Le istituzioni sono bloccate da molto di tempo su problemi che hanno poco a che fare
con la tutela di beni comuni e con la vita quotidiana delle persone. Sicuramente questo
discorso non fa bene neanche alle istituzioni che funzionano, perché ormai sono tutte
dentro questa etichetta negativa delle istituzioni che si pensano tutte corrotte.
E’ difficile in questo momento avere voce, perché i media, i media mainstream che
fanno poi l’opinione pubblica sono espressione di grosse lobby di potere, di grossi
gruppi imprenditoriali e quindi portano avanti discorsi che sono anche molto guidati
da un certo punto di vista. Come sociologi, credo che abbiamo proprio l’obbligo in
questo caso…
D. – …. a questo proposito si ha l’impressione che la sociologia
in questo momento sia una scienza messa in ombra, forse proprio perché scomoda…
R.
– I media chiamano poco i sociologi a parlare dell’analisi dei processi, perché –
appunto - forse sono voci scomode o forse la loro produzione certe volte sembra non
essere vicina ai problemi più attuali: ma non è affatto così, perché c’è una ricchezza
di ricerche enorme su questo! Devo, però dire anche un’altra cosa: noi scontiamo,
perlomeno noi che siamo un’università pubblica italiana, un taglio dei fondi e un
taglio delle risorse per poter lavorare. La ricerca è faticosa, richiede tantissima
gente e tantissimo tempo, perché altrimenti non si riesce a fare. La sociologia che
vive di ricerca si trova, quindi, un po’ con le ali tagliate. (mg)