Il commento al Vangelo della domenica del teologo padre Bruno Secondin
Nella 27.ma domenica del Tempo ordinario, la liturgia presenta il brano del Vangelo
nel quale Gesù racconta ai capi e agli anziani del popolo ebraico la parabola dei
vignaioli assassini, che invece di consegnare il raccolto al padrone ne uccidono i
servi incaricati di prelevarlo e in ultimo il figlio. E riferendosi alla sorte riservata
ai colpevoli dal padrone della vigna, Gesù afferma:
“Perciò io vi dico:
a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti”.
Su
questo brano del Vangelo, ascoltiamo commento del carmelitano padre Bruno Secondin,
docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:
Per la terza
volta il simbolo della vigna, e questa volta accompagnata da una stupenda pagina di
Isaia, nella prima lettura. Ma mentre il profeta Isaia canta con dolore il mancato
rapporto di fedeltà tra Israele – vigna/sposa di Dio – e Dio stesso; nella parabola
di Gesù c’è la tragica vicenda della violenza dei vignaioli, che invece di rendere
al padrone il frutto maturato, uccidono gli incaricati inviati, e anzi ammazzano pure
il figlio, per impossessarsi della proprietà, con metodo mafioso. Il padrone si vede
perciò costretto a cacciare i contadini ribelli e a sostituirli con altri più onesti.
Dalla
conclusione che Gesù tira, sullo sfondo si può intravedere la sfida lanciata a chi
lo ascolta, e più largamente anche alla comunità cristiana di ogni tempo. La vicenda
dei vignaioli è come un affresco della storia della salvezza: Dio non sempre ha trovato
uditori e servitori disposti a collaborare. Anzi spesso i suoi profeti hanno subito
violenza e rifiuto duro, e anche suo figlio, Gesù Cristo, è stato buttato fuori.
È
specchio e ammonimento per noi: ricorda oggi i molti missionari e missionarie, ma
ancor più semplici credenti, che subiscono ogni violenza, da chi rifiuta il Vangelo
di Gesù Cristo. Eppure, anche loro come Cristo, con il loro servizio e il sacrificio
edificano l’umanità nuova, donano la verità e la speranza.
Nonostante
tanta ostilità gratuita Dio continua a inviare servitori e chiedere collaborazione.
Siamo nel mese missionario, ricordiamolo e impegnamoci.