Corno d'Africa: gli aiuti, una goccia nel mare della carestia
E’ urgente fare il punto sull’emergenza umanitaria nel Corno d’Africa causata dalla
carestia e dalla siccità. Nonostante il piano di aiuti internazionali, la situazione
è sempre drammatica, soprattutto per bambini e anziani. Il 7 ottobre prossimo, nella
Sala Stampa vaticana, si terrà una conferenza stampa su questo tema, alla quale parteciperanno
il presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, il cardinale Robert Sarah,
mons. Giorgio Bertin, amministratore apostolico di Mogadiscio, il segretario generale
di Caritas Internationalis, Michel Roy, e il direttore esecutivo del Catholic Relief
Service, Kenneth Hackett. Parteciperanno, inoltre, i responsabili di organismi caritativi
cattolici operanti nella regione. Sulla situazione Giancarlo La Vella ha intervistato
l’esperto di Africa, Enrico Casale, della rivista dei Gesuiti “Popoli”:
R. – La situazione
umanitaria è sempre critica, perché ci sono migliaia di persone in assoluto stato
di bisogno. La siccità ha inciso in modo gravissimo su una situazione già grave di
per sé: in tutto il Corno d’Africa c’è un’agricoltura di sussistenza e sono sufficienti
pochi elementi per mandarla in crisi. A questo si aggiunge un’instabilità politica
che dura nel Corno d’Africa da ormai 19 anni.
D. – Come sta andando
avanti il piano degli aiuti internazionali?
R. – Il piano degli aiuti
internazionali sta andando avanti, in Somalia, soprattutto nelle zone controllate
dal governo e con enormi problemi invece nelle altre zone, dove gli Shabaab sfruttano
questi aiuti umanitari per creare consenso: gli aiuti umanitari vengono cioè distribuiti
direttamente da loro e non dalle organizzazioni umanitarie. Quindi, vengono distribuiti
a fini politici, più che a reali fini umanitari.
D. – E’ difficile arrivare
nel Corno d’Africa anche via mare per l’emergenza causata dai pirati...
R.
– Certamente, quello dei pirati è un fenomeno che dura da anni, che ha delle forti
complicità a livello internazionale: il traffico dei pirati è gestito da organizzazioni
criminali che hanno la loro base in Europa e negli Stati Uniti e stringe alla gola
anche i commerci che riguardano l’Europa, perché controlla il Golfo di Aden e quindi
l’accesso al Canale di Suez. Mi preme sottolineare la situazione tragica dei marinai
italiani che sono stati rapiti a febbraio e che vivono in condizioni durissime, in
attesa che venga pagato un riscatto o ci sia un intervento da parte del governo italiano.
D.
– Se dovessimo tracciare un bilancio ormai a diversi mesi dall’inizio dell’emergenza
siccità e carestia, che cosa si potrebbe dire?
R. – Se noi guardiamo
complessivamente questa siccità, non è più sufficiente solamente portare aiuti alla
popolazione, ma è assolutamente indispensabile aiutare queste popolazioni a ricreare
un sistema sociale e, per quanto riguarda la Somalia, anche un sistema politico che
permetta di superare queste crisi sia dal punto di vista economico, ma anche dal punto
di vista dei rapporti sociali, che si disgregano di fronte a fenomeni di questo tipo.
(ap)