Nello Stato indiano dell'Orissa continua il calvario dei cristiani
I cristiani vittime nell’agosto 2008 dei pogrom a Kandhamal, nello Stato di Orissa,
attendono ancora che sia fatta giustizia e la loro situazione resta drammatica. E’
quanto sottolinea in una petizione il presidente del Global Council of Indian Christians
(Gcic), Sajan K. George, che ha indirizzato al giudice Balakrishna, presidente della
National Human Rights Commission (Nhrc) a New Delhi. “Ancora una volta – si legge
nella petizione ripresa dall'agenzia AsiaNews - chiediamo attenzione in seguito alle
“violazioni dei diritti umani a Kandhamal, in Orissa”. “Vi preghiamo di prendere in
considerazione il grido di aiuto di centinaia di vittime dell’odio e dell’apatia del
governo”. Oltre 100 cristiani sono stati uccisi tre anni fa nei pogrom, e molti sono
stati costretti a fuggire nella giungla per salvarsi. Ma la persecuzione continua
ancora. “In molte stazioni di polizia – spiega il presidente del Global Council of
Indian Christians - sono state sporte denunce contro i cristiani per presunte conversioni
forzate”. “Quando è stato chiesto [ai poliziotti] perché agivano in base a denunce
così inconsistenti, hanno rivelato di aver ricevuto ordini dall’alto: i cristiani
portati alla polizia sotto denunce false devono essere subito incarcerati non possono
uscire su cauzione”. Spesso, si lamenta nella petizione, questa ingiustizia è visibile.
Ma più di frequente, è solo la punta di un iceberg. Lo Stato dell’Orissa – conclude
Sajan K. George - ha inoltre fallito nelle operazioni di riabilitazione e di ripristino
della situazione per le vittime della violenza. (A.L.)