Indonesia. Chiese chiuse o demolite: le sottili pressioni sui cristiani
Nel 2010 in Indonesia sono state chiuse 47 chiese e nei primi 4 mesi del 2011 sono
già 9 gli edifici di culto cristiani chiusi o demoliti: come comunica all’agenzia
Fides il “Jakarta Christian Communication Forum”, si tratta di chiese considerate
“illegali” o “non autorizzate”, per questo le autorità civili, a Giava e in altre
province dell’arcipelago indonesiano, impongono la chiusura e la sospensione di ogni
attività di culto. In una nota il Forum dei Cristiani di Giakarta, che include leader
di tutte le confessioni, si chiede “perché questa pratica riguardi solo le chiese
cristiane e non altri luoghi di culto”, notando una pratica discriminatoria, che sottintende
una sottile pressione verso i credenti in Cristo. A tale domanda le autorità locali
spesso evitano di rispondere. Le motivazioni ufficiali per la chiusura delle chiese
parlano di “abitazioni adibite a luoghi di culto, senza alcuna licenza” o senza il
numero minimo di 60 fedeli. Ma si tratta, il più delle volte, di provvedimenti presi
in seguito alle proteste di gruppi radicali musulmani, come accade nei sobborghi della
megalopoli Giakarta (come Bekasi e Bogor), dove è diffusa la presenza del gruppo integralista
“Islamic Defenders Front” (Fpi). “I cristiani sono considerati come stranieri che
giungono in un territorio” nota il Forum, che indica una serie di 'risposte adeguate':
“Occorre essere pronti a superare gli ostacoli; conoscere i regolamenti e rispondere
con azioni legali; incontrare le autorità civili; essere presenti nel mondo dei mass
media; stabilire un proficuo dialogo con i leader musulmani locali, per alimentare
la comprensione reciproca; socializzare con la popolazione locale avviando attività
positive”. Il tutto perché i cristiani in Indonesia “vogliono essere una benedizione
per la società e la nazione”. (R.P.)