Thailandia: i cattolici contro la corruzione, “minaccia nazionale”
La corruzione rappresenta una minaccia per la sicurezza nazionale. Essa colpisce la
società, l’economia, la politica e – al tempo stesso – mina i valori etici su cui
si fonda l’umanità intera. Per questo vari gruppi della Chiesa cattolica thai – il
movimento giovanile, uomini d’affari, manager, professori ed educatori, insieme alla
Commissione di Giustizia e pace – hanno organizzato martedì scorso un convegno, al
quale hanno partecipato 200 persone fra leader religiosi e cittadini. L’incontro,
incentrato sul tema “Se una corruzione ‘trascurabile’ diventa accettabile, come potrà
sopravvivere la nazione thai?”, partiva da una recente inchiesta condotta dall’università
cattolica dell’Assunta. Secondo i dati diffusi dai ricercatori, per il 62% dei giovani
thai è accettabile una “quantità minima” di corruzione, mentre solo il 38% la bolla
come del tutto “inaccettabile”. L’Indice di percezione della corruzione, stilato da
Transparency International - precisa l'agenzia AsiaNews - indica che la Thailandia
si trova al 78mo posto al mondo, con un indice di 3,5 punti su un massimo di 10. La
nazione con il minor tasso di corruzione percepita è Singapore, con un punteggio di
9,3. Inoltre, il 75% degli intervistati – sondaggio della Camera di Commercio dell’università
di Thailandia – dichiarano di non voler “interferire” nel caso in cui fossero coinvolti
in una vicenda di corruzione, preferendo “non fare nulla”. Il 56% circa ritiene un
“problema grave” la corruzione; il 32% pensa che “tutti” debbano fare qualcosa per
combatterla e il 20% punta il dito contro il governo, che “non ha intenzioni serie”
nel combatterla. Presiedendo la cerimonia inaugurale del convegno, alla presenza di
oltre 200 delegati, mons. Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij, arcivescovo di Bangkok,
ha ricordato l’attenzione mostrata da Benedetto XVI sulla crisi economica mondiale
e l’enciclica papale 'Caritas In veritate': “Il mercato – ha sottolineato il presule
– non è il luogo in cui il più forte schiaccia il più debole. Economia e finanza,
in quanto strumenti, possono essere usate in malo modo”. Per questo, spiega ancora
l’arcivescovo di Bangkok, “non bisogna fare attenzione agli strumenti”, ma piuttosto
“ai singoli” che li usano e alla loro “coscienza morale” e al bisogno assoluto di
una maggiore responsabilità sociale in tema di mercato”. Banjon Sowmanee, presidente
della Fondazione missione islamica, aggiunge che “solo gli insegnamenti della fede
e della morale saranno il terreno” sul quale si potrà cercare di risolvere questa
piaga sociale. (R.P.)