2011-09-29 15:15:51

Plenaria dei vescovi europei a Tirana. Il cardinale Erdő: cercare nuovi linguaggi per comunicare Cristo al vecchio continente


Si svolge da oggi al 2 ottobre a Tirana, in Albania, la plenaria del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee): al centro dell’incontro il tema della nuova evangelizzazione, nella prospettiva del Sinodo convocato dal Papa nell’ottobre 2012 su quest’argomento. Ad aprire i lavori, la prolusione del cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Budapest e presidente del Ccee. Sergio Centofanti ha chiesto al porporato di parlarci del tema della plenaria:RealAudioMP3

R. – Qui in Albania, naturalmente, non possiamo parlare di quest’argomento senza provare una commozione profonda per la memoria dei martiri, per quel triste esperimento fatto all’epoca comunista di imporre l’ateismo come "religione" di Stato, togliendo la libertà a qualsiasi confessione religiosa. Ricordiamo i martiri di questa terra che costituiscono, attraverso la loro testimonianza, una fonte di forza per l’Europa di oggi e anche per tutti noi che lavoriamo nei singoli Paesi.

D. – Quale messaggio intendete lanciare da Tirana per la nuova evangelizzazione?

R. – Per noi, qui in Europa, la nuova evangelizzazione significa la diffusione e la riscoperta della Buona Novella di Gesù Cristo nelle circostanze di diverse società che hanno nelle radici della loro cultura il cristianesimo, ma che si sono allontanate, in grande misura, dalla fede cristiana: ci sono quindi delle “masse” in Europa che non hanno avuto mai un vivo contatto concreto con la fede cristiana. Per cui rievangelizzazione da una parte, rinnovamento dell’identità cristiana dall’altra e soprattutto ricerca del linguaggio per trasmettere meglio questo buon messaggio che la Provvidenza ci ha affidato. Sicuramente l’uomo europeo è cambiato; le circostanze antropologiche sono nuove; la gente è molto aperta alla comunicazione attraverso le immagini, attraverso gli effetti audiovisivi, attraverso impressioni e sensazioni momentanee, ma è anche molto aperta al movimento: pensiamo ai pellegrinaggi, al turismo. La parola pronunciata e scritta, il ragionamento logico, a volte, crea difficoltà in molti nostri contemporanei: quindi se da una parte dobbiamo imparare tutti questi nuovi linguaggi della comunicazione, d’altra parte dobbiamo conservare anche quei linguaggi che sono, forse, meno di moda. Non possiamo rinunciare alla Bibbia, non possiamo rinunciare all’estensione testuale della nostra fede, non possiamo neanche rinunciare ad un ragionamento logico, ad una argomentazione. Dobbiamo sempre tener presente l’uomo nella sua totalità e per questo abbiamo provato, negli anni precedenti e in diversi Paesi e in diverse città del continente, nuove forme di missione - missioni parrocchiali, missioni cittadine – e nuove forme di dialogo col mondo della cultura, col mondo anche del lavoro. Speriamo molto di poter rinforzare, di poter far crescere questo nostro lavoro attraverso questo impegno continentale ed universale.(mg)







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