2011-09-29 14:47:19

Istat: la crisi economica aggredisce le famiglie italiane. L'opinione dell'economista Becchetti


La crisi ha letteralmente aggredito le famiglie italiane. Secondo l’Istat, nel secondo trimestre la propensione al risparmio è stata pari all'11,3%, in calo di 0,4 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Si tratta del dato peggiore da undici anni a questa parte. Male anche il potere d’acquisto. Alessandro Guarasci:RealAudioMP3

In forte sofferenza le famiglie italiane, terminale della crisi. L’Istat ha rilevato che il potere di acquisto delle famiglie nel secondo trimestre dell'anno è diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,3% rispetto al secondo trimestre 2010. Aumenta il reddito disponibile, dello 0,5% rispetto a tre mesi prima. Ma è in forte calo la propensione al risparmio, anche di 0,4 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e di 1,2 punti percentuali rispetto al secondo trimestre 2010. Insomma le famiglie italiane continuano ad essere virtuose ma hanno sempre meno margini d’azione. L’economista Luigi Becchetti:

R. – Come sappiamo, l’Italia è arrivata a questa crisi con una situazione relativamente buona rispetto al resto del mondo. Non dimentichiamo che noi abbiamo il rapporto ricchezza-reddito più alto del mondo di 7,8. Le famiglie, quindi, avevano delle buone riserve. Però, man mano, la crisi sta riducendo queste riserve e sono successi fatti piuttosto gravi: abbiamo saputo che negli ultimi mesi quasi 400 mila posti di lavoro sono stati persi nella fascia tra i 25 e i 34 anni. Quindi, giovani cui non sono stati rinnovati i contratti temporanei.

D. – Evidentemente la cassa integrazione non riesce a far fronte a tutti i bisogni. Mancano altri strumenti in Italia, secondo lei?

R. – Assolutamente sì. C’è da sempre una disparità di trattamento tra chi lavora nelle grandi imprese e chi nelle piccole, dove c’è una tutela minore. Bisogna andare assolutamente verso un sistema universale di tutela, come nei Paesi del Nord Europa. Non è possibile che, se licenziati dall’Alitalia, si abbia diritto a sette, otto anni di cassa integrazione, e se invece si esce da una piccola impresa fondamentalmente non si abbiano tutele.

D. – In questo senso lei che cosa si aspetta dalla riforma fiscale che il governo dovrebbe varare tramite la delega?

R. – Credo che la situazione sia un po’ difficile, come nella giungla di agevolazioni, e su questo il governo vuole essenzialmente risparmiare, tagliando molte agevolazioni alle imprese. In questo momento creare un sistema di sicurezza universale, uguale per tutti, qualunque sia l’impresa da cui provengono, non è semplice e sicuramente costerà qualcosa, rispetto al sistema attuale. (ap)







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