Il parlamento tedesco approva la riforma del fondo salva-Stati europeo
Con 523 voti favorevoli, 85 contrari e 3 astensioni, la Camera bassa del parlamento
tedesco ha ratificato stamani il potenziamento del fondo salva Stati europeo. Sempre
in mattinata sono arrivati ad Atene gli esperti della Troika (Fmi, Ue e Bce) per fare
il punto sul risanamento dei bilanci ellenici. La missione ha preso il via tra le
proteste dei dipendenti pubblici che hanno occupato cinque ministeri e diversi uffici
governativi. Il Servizio di Marco Guerra:
Il Bundestag
ha approvato la legge che ratifica il rafforzamento della dotazione e delle competenze
del fondo salva-Stati europeo. L’esito della votazione era atteso da tutti i Paesi
membri Ue che guardavano all’economia più forte del Vecchio continente per ricevere
un segnale di stabilità, anche in vista del voto di quei Paesi dove serpeggia ancora
un certo scetticismo in merito al piano salva Grecia, come la Svolacchia. Il testo
– che domani sarà votato dalla Camera alta – prevede quasi un raddoppio del contributo
tedesco (da 123 a 211 miliardi) per gli aiuti ai Paesi in crisi. La Germania così
diventa il decimo Paese ad approvare la proposta formulata nel vertice europeo del
21 luglio. In base questo accordo, tutti i parlamenti dei 17 Paesi dell'Eurozona devono
approvare l'adozione delle nuove misure. Obiettivo che la Commissione Ue punta di
raggiungere entro metà ottobre. Intanto, stamani ha preso il via la visita della "troika"
ad Atene allo scopo di riprendere le trattative con il governo greco sulle
riforme strutturali necessarie per il risanamento dell'economia del Paese. Sotto la
lente d'ingrandimento il programma di rientro al quale è legato il via libera della
sesta tranche del prestito da 110 miliardi. I tre membri di Fmi, Ue e Bce sono stati
accolti dalle occupazioni di almeno cinque ministeri e altri uffici governativi. L'intenzione
dei manifestanti è di impedire l'accesso agli esperti negli uffici pubblici per sottolineare
l'opposizione ai nuovi tagli ai salari.
Siria, violenze Non si
allenta la tensione in Siria: l'ambasciatore americano, Robert Ford, è stato assalito
stamani nel suo ufficio a Damasco con lanci di pietre da un gruppo di lealisti, subito
dopo essersi recato in visita a un noto dissidente. Successivamente, il Ministero
degli esteri siriano ha accusato gli Usa di “incitare i gruppi armati alla violenza
contro l'esercito”. Intanto, secondo i dissidenti una bambina è stata uccisa dalla
polizia a Homs, durante un raid in cui sono state arrestate 32 persone, mentre militari
disertori hanno annunciato di aver ucciso 80 uomini di Assad in due imboscate nel
nord. Notizie, queste ultime, non verificate da media indipendenti né confermate dal
regime.
Libia, mandato di arresto internazionale per Saadi Gheddafi L’Organizzazione
internazionale della Polizia criminale (Interpol) ha emesso un mandato d’arresto per
Saadi Gheddafi, figlio dell’ex-rais della Libia, per crimini commessi quando era alla
guida della Federcalcio locale. La richiesta è arrivata dalle nuove autorità libiche,
con l’accusa di appropriazione indebita e intimidazione armata. Il “provvedimento
di allerta” si rivolge in particolare ai Paesi confinanti con la Libia e a quelli
che hanno collegamenti con il Niger, dove secondo gli inquirenti si nasconderebbe
il figlio del colonnello. Quello di oggi è il primo mandato d’arresto diramato su
richiesta del Consiglio nazionale di transizione libico.
Attentati in Afghanistan,
uccisi tre soldati Isaf e due poliziotti Nuovi attentati talebani in Afghanistan
contro le forze di sicurezza locali e internazionali. Tre soldati dell’Isaf sono morti
in seguito all’esplosione di un ordigno nell’est del Paese e almeno due agenti di
polizia sono stati uccisi da uno scoppio nella provincia occidentale di Herat. Secondo
il nuovo rapporto presentato dall’Onu, gli episodi di violenza in Afghanistan nei
primi otto mesi del 2011 sono cresciuti del 40 per cento rispetto allo scorso anno.
Nei soli mesi estivi, le vittime civili sono state 971.
Yemen, riprendono
gli scontri tra esercito e milizie degli oppositori È durata solo tre giorni
la tregua proclamata dal presidente yemenita, Saleh, al suo ritorno dall’Arabia Saudita,
dove si era rifugiato dopo un attentato. Pesanti scontri sono avvenuti nei sobborghi
della capitale Sanaa tra i militari dell’esercito fedeli a Saleh e le milizie tribali
legate all’opposizione. I combattimenti sono riesplosi proprio nel giorno in cui il
vicepresidente Mansour Hadi ha annunciato l’avvio dei negoziati per attuare la transizione
al potere proposta dal Consiglio di cooperazione del Golfo.
Arabia Saudita,
annullata condanna per donna trovata alla guida di un'automobile Il re dell'Arabia
Saudita, Abdullah, ha annullato la condanna a dieci frustate inflitta a Sheima, una
donna che aveva violato il divieto a guidare l'auto. A dare l'annuncio, con un messaggio
sul web, è stata una donna della famiglia reale, la principessa Amira Tawil, che si
è felicitata con tutte le donne saudite. La condanna risaliva al 26 settembre scorso,
all’indomani di una serie di riforme annunciate dal monarca saudita, fra le quali
la possibilità di votare ed essere elette concessa alle donne dalle municipali del
2015. E in questo contesto la guida dell'auto è diventata per le donne il simbolo
delle loro rivendicazioni e da li' era partita in giugno la loro provocazione con
l’iniziativa "Women2drive".
Usa: terrorismo, arrestato un cittadino americano Un
giovane cittadino americano è stato arrestato mentre progettava di colpire Campidoglio
e Pentagono con degli aeromodellini carichi di esplosivo e telecomandati a distanza.
Per gli inquirenti, nessuno è mai stato in pericolo e l’uomo non avrebbe rapporti
con i terroristi. Il servizio di Fabrizio Angeli:
Una specie
di legge del taglione: vendicare gli attacchi degli aerei senza pilota americani ai
terroristi in Pakistan usando le loro stesse armi. Sembra questo il piano solitario
di Rezwan Ferdaus, il ventisettenne con una laurea in Fisica che gli agenti dell’Fbi
hanno tenuto sotto controllo più di un anno prima di arrestarlo ieri a Boston. Fingendo
di essere membri di Al Qaeda con l’incarico di reclutare terroristi negli States,
gli investigatori hanno seguito l’intera pianificazione del suo progetto omicida:
attaccare i Palazzi della politica di Washington, in particolare il Pentagono, già
colpito l’11 settembre del 2001, e la sede del parlamento, dove quello stesso giorno
si sarebbe dovuto abbattere l’aereo poi precipitato in Pennsylvania. Simbolica anche
la scelta dell’arma, piccoli aeromodellini carichi di esplosivo da telecomandare a
distanza verso gli obiettivi. Secondo fonti investigative, Ferdaus non era in collegamento
con alcuna rete terroristica e pare avesse assunto le sue posizioni radicali guardando
dei video su internet. E proprio alla vista di un video in cui il giovane dinamitardo
mostrava la costruzione di alcuni cellulari detonatori per i mini-droni, i finti terroristi
dell’Fbi hanno fatto scattare le manette.
Cuba, nuove aperture dal governo Il
governo di Cuba ha autorizzato la compravendita di automobili nuove, proibita per
mezzo secolo, una delle misure più attese delle riforme del presidente Raul Castro,
secondo un decreto pubblicato oggi. Nelle stesse ore, il presidente americano, Barack
Obama, ha detto che gli Stati Uniti sono pronti a cambiare la loro politica nei confronti
di Cuba, ma finora non hanno visto alcun passo avanti, da parte dell'Avana, tale da
giustificare l'abbandono dell'embargo.
Africa, resta alto l’allarme per
il terrorismo di matrice islamica In Africa, si sono moltiplicate negli ultimi
mesi le segnalazioni di azioni terroristiche, e nelle scorse settimane anche il generale
Carter Ham, responsabile del comando statunitense nel continente, ha richiamato l’attenzione
sui fondamentalisti di Al Qaeda nel Maghreb islamico, gli shabaab somali e
la setta nigeriana "Boko Haram". Davide Maggiore ha chiesto a Mario Giro,
responsabile delle relazioni internazionali della comunità di S. Egidio, un’opinione
sulle proporzioni del fenomeno:
R. – Al Qaeda
nel Maghreb islamico è una vecchia conoscenza di chi conosce il Sahel. Loro sono già
internazionalizzati, ma si tratta di alcune centinaia di uomini di cui si conoscono
abbastanza bene i contorni, si conoscono i nomi: sono nascosti nella zona a sud dell’Algeria,
verso il Mali, adesso anche verso il Niger. Vivono di rapimenti e questo crea un’instabilità
nella zona. Non bisogna però sovrastimare la capacità di questi gruppi. Gli shabaab
sono l’ultimo prodotto della tragica guerra civile somala e fanno parte dell’involuzione
in cui è caduta la Somalia da vari anni. "Boko Haram" è un fenomeno più recente, l’ultimo
prodromo di questo estremismo islamico di matrice nigeriana e a questo punto, forse,
in parte fuori controllo.
D. – Che rapporti hanno questi movimenti con
la rete di al Qaeda propriamente detta?
R. – E’ difficile stabilirlo.
Più che un’unità di strategia mi sembra che sia piuttosto un richiamarsi a un’ideologia
ma non mi sembra che ci possa essere almeno da quello che si vede un’unità operativa.
Il fatto che esistano questi pericoli per la stabilità di intere aree - parliamo della
Nigeria, del Sahel del Corno d’Africa - era qualcosa che già si sapeva.
D.
– Si è detto che con la "primavera araba" il progetto ideologico jihadista è fallito.
Questo vale anche per il contesto africano?
R. – Io direi di sì. La
"primavera araba" era stata preceduta da una "primavera africana", in realtà. In Africa
abbiamo avuto transizioni democratiche che hanno dimostrato che è possibile andare
verso la democrazia in maniera non violenta. Il fenomeno jihadista è in perdita di
velocità. Certo, può fare ancora molto del male però è chiaro che nella testa e nell’immaginario
della gioventù africana musulmana, così come in quella araba, oggi la parte vincente
è quella che va verso una democrazia. Naturalmente una democrazia endogena, con un
passaggio lento e progressivo, però questo fa ben sperare.
D. – Il passaggio
di poteri in aree come Libia e Egitto non rischia di favorire i movimenti jihadisti
dal punto di vista operativo?
R. – Sicuramente ci sono i passaggi di
armi. Lo svuotamento delle caserme ha messo in circolo molte armi, quindi noi vedremmo
a breve termine una capacità operativa di armi probabilmente cresciuta. Io mi aspetto
piuttosto che queste armi provochino altre ribellioni interne tipo quelle tuareg o
di altre tribù seminomadi nell’area. (bf) (Panoramica internazionale a cura
di Marco Guerra e Fabrizio Angeli)
Bollettino del Radiogiornale della
Radio Vaticana Anno LV no. 272