Filippine: a Mindanao, cristiani espropriati e ridotti al silenzio
A Jolo, Marawi, Basilan e altre aree di Mindanao, la minoranza cristiana subisce soprusi
e pressioni. Lo affermano fonti dell'agenzia AsiaNews a Mindanao. Secondo le fonti
il clima di impunità, i rapimenti, i continui scontri fra esercito e gruppi estremisti
islamici e la crisi economica hanno creato una miscela ormai insopportabile per la
popolazione cristiana che teme a manifestare la propria fede in pubblico. “La cattedrale
di Jolo – spiegano – è posta al centro della città ed è da sempre un simbolo di unità
e amicizia fra musulmani e cristiani. Fino a qualche anno fa il portone principale
era aperto a tutte le ore, ma a causa dei continui attacchi di vandalismo ora vi si
accede solo per l’ingresso laterale. Il sagrato è sorvegliato giorno e notte da militari
e polizia”. Le fonti raccontano che la stessa situazione si vive a Basilan e a Cotabato.
Qui nelle scorse settimane entrambe le chiese sono state colpite con bombe carta che
hanno danneggiato parte dei muri e delle vetrate. Questi atti garantiscono pubblicità
ai giovani estremisti, che imparano l’intolleranza verso i cristiani da predicatori
senza scrupoli, spesso finanziati da Paesi esteri, che mirano a diffondere una visione
dell’islam restrittiva e integralista. “La situazione è molto difficile – spiegano
le fonti di AsiaNews – i cristiani non possono reagire. L’unica alternativa alla fuga
è subire in silenzio questi soprusi”. Per padre Sebastiano d’Ambra, missionario Pime
a Zamboanga e fondatore di Silsilah (catena), movimento per il dialogo interreligioso,
vi sono però alcuni segni di speranza che potrebbero in futuro cambiare la situazione
di queste province, considerate le più pericolose dell’intero arcipelago. “A Basilan
– racconta – abbiamo organizzato una serie di incontri con alcuni leader musulmani
e cristiani dove abbiamo raccontato la nostra esperienza di dialogo interreligioso
fatta nelle altre città e ascoltato le problematiche vissute dalla popolazione locale.
Ciò ha dato il via a un rapporto fra i vari leader religiosi locali, fra cui il vescovo
ed alte autorità islamiche, che da qualche mese stanno collaborando per affrontare
i problemi delle due comunità”. Da questa esperienza di dialogo è nato l’Interfaith
Council of Leaders, che ha lo scopo di far incontrare cristiani e musulmani su fatti
concreti e non problematiche teoriche. Ad esempio, il sacerdote spiega che a Basilan
la popolazione non ha accesso all’energia elettrica. Per sollecitate l’amministrazione
pubblica i rappresentanti delle comunità cristiane e musulmane hanno scritto un manifesto
di protesta, con all’interno alcune proposte concrete utili per affrontare il problema.
“Quello che noi proponiamo – afferma padre D’Ambra – è uno spirito di dialogo a tutto
tondo, anche su argomenti che non riguardano la religione. Il nostro compito non è
parlare semplicemente del dialogo, ma rispondere in modo concreto alla realtà che
ci circonda”. (R.P.)