2011-09-28 14:12:36

Myanmar: società civile, cristiani e vescovi si mobilitano per "salvare il fiume Irrawaddy”


Ambientalisti, cantanti, poeti, giornalisti, pescatori, cristiani, attivisti, monaci, vescovi: tutti uniti per “Salvare l’Irrawaddy”, il grande fiume che attraversa da Nord a Sud il Myanmar e che costituisce la maggiore fonte di approvvigionamento e di sostentamento per larghe fette della popolazione birmana. E’ quanto sta accadendo in Myanmar, dove si registra un inatteso fermento nella società civile birmana, in un momento in cui il regime sembra dare qualche segnale di apertura, all’interno e all’esterno del Paese. A catalizzare l’attenzione della società è il progetto di costruzione della gigantesca diga di Myitsone, che dovrebbe sorgere sull’Irrawaddy (esattamente alla confluenza dei fiumi Mali e N'Mai, che si uniscono per formare l'Irrawaddy) nella parte settentrionale del Paese. E’ il progetto che ha scatenato la reazione e la guerriglia della popolazione di etnia kachin e la dura reazione militare del governo, con le conseguenze di sfollamento e sofferenza fra la popolazione civile kachin nelle diocesi di Myitkina e Banmaw. Mons. Raymond Saw Po Ray, vescovo di Mawlamyine e presidente della “Commissione Giustizia e Pace” dei vescovi birmani, notando con favore e come “segno positivo, l’interessamento e il risveglio della società civile”, ha spiegato all'agenzia Fides: “A Rangoon e nelle aree circostanti, vi sono stati, nei giorni scorsi, diversi incontri di persone, di ogni estrazione sociale e professione. La popolazione è unita nell’esprimere parere negativo sul progetto della diga, che non riguarda solo la gente kachin: essa avrebbe un impatto su tutta la nazione, penalizzando agricoltori, pescatori, allagando territori, con serie conseguenze sull’ambiente. Si chiede al governo di abbandonare il piano. Insieme con altri tre vescovi e molti fedeli cristiani, abbiamo partecipato ad alcuni di questi meeting. Inoltre, come cristiani, in un recente incontro organizzato fra la Conferenza episcopale e i leader delle Chiese protestanti abbiamo concordato di scrivere una lettera al governo per chiedere di ascoltare la voce e le legittime preoccupazioni della popolazione. Noi siamo dalla loro parte, dato che centinaia di migliaia di persone soffrirebbero per questo progetto”. La diga è in preparazione dal 2005, provocando il trasferimento forzato di migliaia di cittadini di etnia Kachin. Prevede di produrre da 3.600 a 6.000 megawatt di potenza, che andrebbero a beneficio dei territori cinesi. Il progetto dovrebbe essere completato nel 2018. Alla fine del 2009, un team di 80 scienziati cinesi e birmani ha condotto uno studio di 945 pagine, sull’impatto ambientale, economico e sociale della diga, concludendo che non dovrebbe essere costruita. (R.P.)







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