2011-09-28 15:17:05

Mons. Mamberti all'Onu su emergenze umanitarie, libertà religiosa, crisi economica e Stato palestinese


Produrre senza fare il bene comune è ingenuo, cinico, fatale: così l'arcivescovio Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti della Santa Sede con gli Stati, intervenendo ieri a New York alla 66.ma Assemblea generale dell'Onu. Il presule ha parlato anche di mancanza di libertà religiosa che rappresenta una minaccia per la pace, dell’emergenza umanitaria nel Corno d’Africa, del commercio delle armi che aumenta i rischi di conflitti e del dibattito sullo Stato palestinese. Il servizio di Fausta Speranza:RealAudioMP3

Ogni decisione in tema di economia ha una conseguenza morale: lo afferma mons. Mamberti richiamando tutti a riflettere sui danni di un mercato senza etica. “L’idea di produrre risorse e beni e di gestirli in modo strategico senza cercare attraverso tutto questo di fare il bene comune – spiega – si è rivelata un’illusione”. E mons. Mamberti dà anche una definizione di questa illusione: “ingenua, - dice – cinica, sempre fatale”. La crisi economica globale è sotto gli occhi di tutti e il presule è chiaro: chiede una “revisione lungimirante dell’architettura finanziaria e commerciale globale per correggere disfunzioni e distorsioni”. E spiega: il rinnovamento delle regole deve avvenire nel quadro dell’elaborazione di un nuovo modello di sviluppo”. E incoraggia a “rafforzare l’aiuto pubblico allo sviluppo”. Tra l’altro - aggiunge – “lo stato di salute ecologica del Paese lo esige”.

Fa tutto parte di una responsabilità che la comunità internazionale condivide nei confronti di problematiche alle quali i singoli governi non vogliono o non possono contribuire, ricorda mons. Mamberti citando le emergenze umanitarie come quella in corso nel Corno d’Africa “che provoca l’esodo di milioni di persone, in maggioranza donne e bambini, con un numero elevato di vittime della carestia”. La Santa Sede – afferma – rinnova l’appello che Papa Benedetto XVI ha lanciato perché si risponda all’emergenza ma anche perché si vada ad “influire sulle diverse cause”. Mons. Mamberti ricorda la “responsabilità di proteggere” che ha la comunità internazionale con “i modi giuridici previsti dalla Carta delle Nazioni Unite e attraverso altri strumenti internazionali”.

C’è poi la riflessione in tema di libertà religiosa che parte dalla considerazione che “è la via fondamentale per la costruzione della pace, il riconoscimento della dignità umana e la salvaguardia dei diritti degli uomini”. Mons. Mamberti ricorda che nel mondo “si osserva un aumento dell’intolleranza per motivi religiosi” e che attualmente il gruppo che più subisce persecuzioni a causa della fede è quello dei cristiani”. “La mancanza di libertà religiosa – ribadisce – rappresenta una minaccia per la sicurezza e la pace e impedisce la realizzazione di un autentico sviluppo umano integrale”. Da qui l’appello alle autorità e ai capi religiosi affinchè assicurino “misure concrete di protezione”. Oltre alle persecuzioni o discriminazioni c’è anche un altro fenomeno, avverte: in alcuni Paesi dove si dà “grande importanza al pluralismo e alla tolleranza, paradossalmente, si tende a considerare la religione come un fattore esterno alla società moderna o perfino destabilizzante, e si cerca in diversi modi di marginalizzarla e di impedire che abbia influenza sulla vita sociale”. Mons. Mamberti si chiede come si possa negare il contributo delle grandi religioni del mondo allo sviluppo della civiltà. E ricorda – con le parole di Benedetto XVI – che “la ricerca sincera di Dio ha portato a un maggiore rispetto della dignità dell’uomo”.

E parlando di sviluppo, di dignità della persona e di bene comune, mons. Mamberti guarda con speranza alla conferenza Onu dedicata al Trattato sul commercio delle armi prevista nel 2012, ricordando che il commercio di armi non regolamentato né controllato frena lo sviluppo umano integrale, aumenta il rischio di conflitti. Mons. Mamberti auspica “un Trattato efficace e applicabile che tenga conto del grande numero di persone che sono colpite dal commercio illegale e di armi e munizioni e della loro sofferenza”.

C’è poi il riferimento importante alla richiesta palestinese di riconoscimento come Stato fatta all’Onu: "la Santa Sede - afferma il presule - è persuasa che, se si vuole la pace, occorre saper adottare decisioni coraggiose" e auspica che "gli Organi competenti delle Nazioni unite prendano una decisione che aiuti a dare concreta attuazione all’obiettivo finale, cioè la realizzazione del diritto dei palestinesi ad avere uno Stato sovrano e indipendente e al diritto degli israeliani alla sicurezza, avendo i due Stati dei confini internazionalmente riconosciuti”. La via indicata è quella della “ripresa dei negoziati”.







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