Mons. Mamberti all'Onu su emergenze umanitarie, libertà religiosa, crisi economica
e Stato palestinese
Produrre senza fare il bene comuneè ingenuo, cinico, fatale: così l'arcivescovio
Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti della Santa Sede con gli Stati, intervenendo
ieri a New York alla 66.ma Assemblea generale dell'Onu. Il presule ha parlato anche
di mancanza di libertà religiosa che rappresenta una minaccia per la pace, dell’emergenza
umanitaria nel Corno d’Africa, del commercio delle armi che aumenta i rischi di conflitti
e del dibattito sullo Stato palestinese. Il servizio di Fausta Speranza:
Ogni decisione
in tema di economia ha una conseguenza morale: lo afferma mons. Mamberti richiamando
tutti a riflettere sui danni di un mercato senza etica. “L’idea di produrre risorse
e beni e di gestirli in modo strategico senza cercare attraverso tutto questo di fare
il bene comune – spiega – si è rivelata un’illusione”. E mons. Mamberti dà anche una
definizione di questa illusione: “ingenua, - dice – cinica, sempre fatale”. La crisi
economica globale è sotto gli occhi di tutti e il presule è chiaro: chiede una “revisione
lungimirante dell’architettura finanziaria e commerciale globale per correggere disfunzioni
e distorsioni”. E spiega: il rinnovamento delle regole deve avvenire nel quadro dell’elaborazione
di un nuovo modello di sviluppo”. E incoraggia a “rafforzare l’aiuto pubblico allo
sviluppo”. Tra l’altro - aggiunge – “lo stato di salute ecologica del Paese lo esige”.
Fa tutto parte di una responsabilità che la comunità internazionale
condivide nei confronti di problematiche alle quali i singoli governi non vogliono
o non possono contribuire, ricorda mons. Mamberti citando le emergenze umanitarie
come quella in corso nel Corno d’Africa “che provoca l’esodo di milioni di persone,
in maggioranza donne e bambini, con un numero elevato di vittime della carestia”.
La Santa Sede – afferma – rinnova l’appello che Papa Benedetto XVI ha lanciato perché
si risponda all’emergenza ma anche perché si vada ad “influire sulle diverse cause”.
Mons. Mamberti ricorda la “responsabilità di proteggere” che ha la comunità internazionale
con “i modi giuridici previsti dalla Carta delle Nazioni Unite e attraverso altri
strumenti internazionali”.
C’è poi la riflessione in tema di libertà
religiosa che parte dalla considerazione che “è la via fondamentale per la costruzione
della pace, il riconoscimento della dignità umana e la salvaguardia dei diritti degli
uomini”. Mons. Mamberti ricorda che nel mondo “si osserva un aumento dell’intolleranza
per motivi religiosi” e che attualmente il gruppo che più subisce persecuzioni a causa
della fede è quello dei cristiani”. “La mancanza di libertà religiosa – ribadisce
– rappresenta una minaccia per la sicurezza e la pace e impedisce la realizzazione
di un autentico sviluppo umano integrale”. Da qui l’appello alle autorità e ai capi
religiosi affinchè assicurino “misure concrete di protezione”. Oltre alle persecuzioni
o discriminazioni c’è anche un altro fenomeno, avverte: in alcuni Paesi dove si dà
“grande importanza al pluralismo e alla tolleranza, paradossalmente, si tende a considerare
la religione come un fattore esterno alla società moderna o perfino destabilizzante,
e si cerca in diversi modi di marginalizzarla e di impedire che abbia influenza sulla
vita sociale”. Mons. Mamberti si chiede come si possa negare il contributo delle grandi
religioni del mondo allo sviluppo della civiltà. E ricorda – con le parole di Benedetto
XVI – che “la ricerca sincera di Dio ha portato a un maggiore rispetto della dignità
dell’uomo”.
E parlando di sviluppo, di dignità della persona e di bene
comune, mons. Mamberti guarda con speranza alla conferenza Onu dedicata al Trattato
sul commercio delle armi prevista nel 2012, ricordando che il commercio di armi non
regolamentato né controllato frena lo sviluppo umano integrale, aumenta il rischio
di conflitti. Mons. Mamberti auspica “un Trattato efficace e applicabile che tenga
conto del grande numero di persone che sono colpite dal commercio illegale e di armi
e munizioni e della loro sofferenza”.
C’è poi il riferimento importante
alla richiesta palestinese di riconoscimento come Stato fatta all’Onu: "la Santa Sede
- afferma il presule - è persuasa che, se si vuole la pace, occorre saper adottare
decisioni coraggiose" e auspica che "gli Organi competenti delle Nazioni unite prendano
una decisione che aiuti a dare concreta attuazione all’obiettivo finale, cioè la realizzazione
del diritto dei palestinesi ad avere uno Stato sovrano e indipendente e al diritto
degli israeliani alla sicurezza, avendo i due Stati dei confini internazionalmente
riconosciuti”. La via indicata è quella della “ripresa dei negoziati”.