L’Unicef lancia la Campagna “Vogliamo zero” contro la mortalità infantile
“Vogliamo zero”, il motto della nuova Campagna dell’Unicef contro la mortalità infantile,
lanciata stamane a Roma dal direttore generale del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia,
Anthony Lake. A supportare la campagna in Italia sarà Alberto Angela, noto conduttore
televisivo di popolari trasmissioni scientifiche della Rai, nominato oggi nuovo ambasciatore
dell’Unicef. Il servizio di Roberta Gisotti.
Sono numeri
ancora drammatici ma che danno speranza: sono scesi da 12 milioni nel 1990 a 7 milioni
e 600 mila nel 2010, i bambini sotto i 5 anni morti in un anno. Come dire oltre doppio
della popolazione di una città come Roma, che scompare dalla faccia Terra. Se ogni
giorno muoiono ancora 21 mila bimbi, nel 1990 erano però 33 mila, e dieci anni prima
erano 36 mila. “Segno che ci stiamo muovendo sempre più per arrivare a zero. Possiamo,
dobbiamo farlo”, ha detto il direttore generale dell’Unicef Anthony Lake, giunto alla
conferenza dopo avere incontrato il presidente della Repubblica Napolitano, la prima
volta che un capo di Stato italiano riceve la massima autorità di questa agenzia Onu
dedicata all’infanzia più bisognosa nel mondo. A sostegno della campagna oltre mille
giovani volontari della rete Younicef scenderanno oggi pomeriggio in oltre 40 piazze
italiane creando con i loro corpi la scritta ‘zero’ e distribuendo il numero zero
di un giornale intitolato alla campagna, cercando quindi di coinvolgere quanti più
possibili coetanei nella mobilitazione, e a farsi fotografare con la scritta ‘zero’
sulla mano. Altri migliaia di ragazzi saranno mobilitati attraverso Internet e i social
network. Nuovo ambasciatore dell’Unicef in questa occasione è stato nominato Alberto
Angela, da divulgatore scientifico a difensore in prima linea dei bambini.
R. – Il ruolo di ambasciatore Unicef non è di facciata, è nella pratica.
Bisogna assolutamente colpire un obiettivo. Io sono un divulgatore e sono abituato
a far passare delle notizie e delle informazioni. In questo caso la notizia e l’informazione
che bisogna passare non riguarda gli antichi romani, non riguarda dei laboratori,
ma riguarda la condizione di povertà sul pianeta di milioni di persone. Noi viviamo
in una realtà molto distaccata: nessuno dei nostri bambini muore per una puntura di
zanzara o per il morbillo. Quando c’è l’influenza che arriva, come in questo periodo,
subito si ricorre - nel peggiore dei casi – a rimanere a casa, a letto, con la febbre
oppure viene il medico oppure si ricorre ad una vaccinazione. In quei Paesi tutto
questo non c’è e ci si trova in una situazione antica, agghiacciante: quella di vedere
dei bambini che muoiono per delle soluzioni che sono a portata di mano. Allora noi
siamo qui, loro sono là e c’è di mezzo un ponte da creare. Tutti gli ambasciatori
Unicef possono essere dei pilastri di questo ponte, per far passare aiuti, idee e
soprattutto per salvare persone, che noi non ricordiamo più nella nostra vita quotidiana.
(ap)