2011-09-27 14:35:40

Rapporto Svimez: nel Sud Italia è emergenza disoccupazione giovanile


Un Mezzogiorno in recessione, dove lavora ufficialmente meno di un giovane su tre e il tasso di disoccupazione effettivo è del 25%. Un’area a rischio tsunami demografico, in cui nel 2050 gli “over 75” cresceranno di dieci punti percentuali. E’ il quadro che emerge dal Rapporto 2011 dell’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno – la Svimez – presentato oggi a Roma. Occorre un nuovo progetto che punti a energie rinnovabili, infrastrutture di trasporto e logistica, con un investimento di 60,7 miliardi. Questa la direzione indicata dal Presidente "Svimez" Adriano Giannola. Il servizio di Gabriella Ceraso:RealAudioMP3

Il Mezzogiorno attraversa il secondo anno consecutivo di stagnazione, con un tasso di crescita del Pil dello 0,1 per cento, indietro rispetto allo 0,8 del Nord e allo 0,6 nazionale. "Maglia nera" alla Calabria, meglio fra tutte Basilicata e Abruzzo, ferme le isole. Colpa della crisi che al Sud pesa di più per difficoltà strutturali e ritardi nelle riforme al sistema produttivo, ed effetto – dice la Svimez – delle ultime due manovre, assolutamente squilibranti.

Ma la pagina più triste del Rapporto sul Sud riguarda il lavoro e i giovani. Luca Bianchi, vice direttore della Svimez:

“Se pensiamo che l’intera perdita di occupazione tra il 2009 e il 2010 è concentrata nella fascia di età sotto i 35 anni, vediamo che c’è anche un problema di sistema di welfare, di ammortizzatori sociali, che è riuscito a proteggere le fasce più grandi”.

E’ l’agricoltura che crea ancora occupazione al Sud, mentre l’industria rischia l’estinzione, senza una politica specifica, dice la Svimez. Meno di un giovane su tre lavora, si emigra meno al Nord e se lo si fa, sono i laureati a partire. Ancora Luca Bianchi:

“La questione giovanile assume connotati drammatici al Sud, ma è fortissima anche al Centro-Nord. Questo si riflette in una riduzione dell’occupazione giovanile anche a Nord e quindi una minore capacità da parte del mercato del Nord e del Centro-Nord, di attrarre giovani dal Sud. Quelli che riescono ad andare via sono i laureati con miglior voto di laurea, con migliore qualficazione. Dall’altro lato, cresce invece il flusso verso l’estero”.

Il rischio, dunque, è uno tsunami demografico: un’area giovane ricca di menti e braccia come era il Sud si trasformerà, nei prossimi 40 anni, in un’area spopolata, anziana e sempre più dipendente dal resto del Paese. Cosa fare, dunque? La Svimez suggerisce sette filiere territoriali logistiche per il Sud, su cui investire, così come la geotermia e le altre energie rinnovabili, per un totale di 60,7 miliardi di Euro. Ma cosa fare, in particolare, per giovani e famiglie?

“Attivare processi di sviluppo nei settori dall’economia verde all’economia della conoscenza all’innovazione, favorire l’integrazione del Mediterraneo e delle sue potenzialità, rappresentano anche strumenti per migliorare la condizione giovanile. Accanto a questo, serve anche una modifica delle politiche pubbliche di carattere nazionale. Noi temiamo che comunque nel dibattito pubblico nazionale il Mezzogiorno risulti perdente. Questo non è soltanto un errore attuale; è un errore che trascura che le prospettive di crescita del Paese sono strettamente connesse”. (gf)







All the contents on this site are copyrighted ©.