2011-09-27 14:45:16

Nigeria: appello dei vescovi alla responsabilità fiscale


Rilanciare una cultura della responsabilità fiscale, garantire ai lavoratori il salario minimo sindacale, tutelare le risorse del Paese, evitando gli sprechi: è quanto raccomanda la Conferenza episcopale della Nigeria allo Stato, in un comunicato diffuso al termine dell’Assemblea plenaria, svoltasi nei giorni scorsi ad Abakaliki. La nota, a firma di mons. Felix Alaba Job e di mons. Alfred Adewale Martins, rispettivamente presidente e segretario della Conferenza episcopale della Nigeria, arriva dopo che il governo locale ha rifiutato di accogliere la richiesta dei sindacati di aumentare lo stipendio di base mensile dei lavoratori, fermo da dieci anni, portandolo da 7.500 naira a 18mila naira, pari a circa 86 euro. Una richiesta sostenuta dalla Chiesa locale che, nel suo comunicato, afferma: “La Nigeria è benedetta da risorse sufficienti per assicurare un giusto salario ad ogni cittadino del Paese”. Quindi, i vescovi suggeriscono ai governi, sia quelli federali sia quello nazionale, di “garantire uno sfruttamento equilibrato delle risorse, evitando gli sprechi soprattutto nelle aree boschive”. Inoltre, la Conferenza episcopale della Nigeria esprime preoccupazione “per la grave disparità di condizioni che esiste tra i dipendenti pubblici, sia federali sia nazionali”, ribadendo che “la richiesta di un salario equo è un imperativo etico e politico e dovrebbe essere accolta con la massima urgenza e responsabilità”. Di qui, l’invito dei presuli ad “un forte impegno per una cultura della responsabilità fiscale”. In questo senso, la Conferenza episcopale della Nigeria suggerisce allo Stato di “sostenere un programma di rilancio dell’economia in crisi”, anche pensando all’istituzione di un Consiglio economico, con il compito di “creare maggiori opportunità di lavoro” nel Paese. Quanto ai problemi di incolumità che affliggono la Nigeria, i vescovi si dicono “seriamente preoccupati per la distruzione gratuita sia di vite umane che di beni materiali” e chiedono “la totale revisione del sistema di sicurezza” tuttora vigente, allo scopo di “ripristinare la giustizia e promuovere la pace”. (I.P.)







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