"Memoria e ricostruzione": conferenza e cena di solidarietà a Roma per il Rwanda
“Memoria e ricostruzione - Testimonianze e progetti”: è il titolo della conferenza
organizzata per questa sera a Roma dalla Onlus “Progetto Rwanda”, in collaborazione
con il Cipax (Centro interconfessionale per la pace). I proventi della cena - che
conclude l'incontro, tutta a base di sapori locali e piatti tradizionali - saranno
devoluti interamente alla cooperativa rwandese Sevota delle vedove vittime di violenze
nel periodo del genocidio. Patrizia Salierno, Presidente di Progetto Rwanda,
spiega al microfono di Silvia Koch perché è importante continuare a ricordare
il drammatico genocidio che nel 1994 ha sconvolto la vita del Paese, causando circa
un milione di morti, centinaia di migliaia di orfani e di donne stuprate:
R. - E’ un’occasione
per ripercorrere la vicenda rwandese e, attraverso questa, evidenziare gli aspetti
emblematici ed attuali anche in altre realtà della globalizzazione contemporanea.
Mi riferisco agli atteggiamenti di violenza, di prevaricazione, di neo-razzismo, di
esasperata discriminazione ed intolleranza. Inoltre, gli stereotipi, la necessità
continua che abbiamo di semplificare delle realtà diverse dalla nostra. Ancora: la
mancanza assoluta di scelte etiche quando ad essere in gioco sono gli interessi nazionali
o le logiche di potenza. Tutti sapevano cosa stava succedendo in quei terribili tre
mesi del 1994, ma la Comunità internazionale guardava da un’altra parte. E poi l’uso
dei mezzi d’informazione: in Rwanda la famigerata “Radio Mille Colline” ebbe un ruolo
fondamentale per la riuscita di questo genocidio.
D. - A 17 anni dal
genocidio, come descriveresti il Rwanda di oggi?
R. - Bisogna fare i
conti con una sete di giustizia, il dovere della memoria e tuttavia l’imperativo della
riconciliazione nazionale. Sta di fatto che nonostante il fatto che il Rwanda sia
riuscito a ricreare le condizioni economiche per uno sviluppo enorme, c’è ancora una
popolazione estremamente povera, le vedove, le donne e i giovani sono ancora fortemente
traumatizzati da quegli eventi. C’è però una grande determinazione per uscire da questa
drammatica situazione attraverso l’associazionismo, il mutuo soccorso ed anche delle
azioni di lobbyng, che stanno ricostruendo questo Paese.
D. - Accennavi
alle associazioni sociali, che sono i partners principali di “Progetto Rwanda”. Come
agisce la Onlus e com’è possibile sostenervi?
R. - La pace si costruisce
soprattutto dando gli strumenti per uscire dalla povertà, povertà intesa anche come
esclusione, isolamento, ignoranza e quindi dei diritti da rivendicare - dando così
la possibilità alle donne e ai giovani di poter riprendersi la propria vita e la propria
dignità. Abbiamo un sito: www.progettorwanda.it, nel quale sono riportati i progetti
e com’è possibile contribuirvi. (vv)