Il bilancio del viaggio di padre Lombardi: da Benedetto XVI messaggi espliciti, ai
cristiani tradurli in realtà
Il viaggio apostolico di Benedetto XVI in Germania, conclusosi ieri, si è snodato
attraverso molteplici "vie" che hanno toccato, tra l’altro, il ruolo della politica,
le prospettive dell’ecumenismo e la missione dei cattolici tedeschi impegnati nella
società e nella Chiesa. Per un bilancio sul viaggio del Santo Padre nel suo Paese
natale, ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco il direttore della Sala
Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi:
R. – E’ stato
un viaggio estremamente unitario dal punto di vista dell’impostazione, delle parole
e dell’attenzione del Papa intorno al motto “Dove c’è Dio, là c’è futuro”, perché
il riferimento a Dio in tutti gli interventi è stato molto esplicito e molto profondo.
E’ questo che permette di leggere questo viaggio in una forma unitaria, anche se si
è sviluppato in tante direzioni. Nella prima giornata, soprattutto il discorso rivolto
all’insieme della società tedesca, anche ai suoi rappresentanti politici e alle massime
autorità; poi c’è stata una grande dimensione anche di dialogo – ecumenico ed interreligioso,
con un accento particolare sulla dimensione del rapporto con la Chiesa evangelica
tedesca nel luogo legato al ricordo di Lutero. Il Papa ha messo molto in rilievo la
domanda di Lutero su Dio come una domanda vissuta con profondità e compassione e che,
quindi, è un po’ il punto di partenza del cammino comune su cui possiamo ritrovarci.
C’è stata anche tutta la dimensione dell’incontro con la Chiesa cattolica tedesca,
con il Papa che svolge il suo ministero di colui che incoraggia nella fede. Colui
che incoraggia anche in situazioni diverse e particolarmente emozionanti, come quella
della preghiera con i cristiani che si trovavano nelle regioni dell’Est della Germania.
Si trovavano in questa diaspora, dove anche il regime comunista – dopo quello nazista
– aveva continuato a mettere a dura prova la vitalità della Chiesa.
D.
– Il Papa ha detto: Non contano le parole, ma l’agire. Gli agnostici che, a motivo
della questione su Dio, non trovano pace – ha affermato il Papa ieri, durante la Santa
Messa a Friburgo – sono più vicini al Regno di Dio di quanto lo siano i fedeli “di
routine” …
R. – Questa frase direi che dice anche proprio una delle
grandi intenzioni del viaggio, che era quella di aiutare gli uomini e le donne di
oggi a trovare Dio, a incontrarlo. Ecco quindi anche questo segno di attenzione per
gli agnostici: mi pare che in una società secolarizzata sia un messaggio molto significativo.
Tutti possono sentirsi in cammino verso Dio, anche se in modi meno esplicitamente
confessionali.
D. – Il Papa rivolgendosi ai cattolici tedeschi ha detto
poi che non serve nessuna tattica per rilanciare la Chiesa; "si tratta piuttosto di
deporre tutto ciò che è soltanto tattica e di cercare la piena sincerità che non trascura
né reprime alcunché della verità ma realizza la fede pienamente nell’oggi"…
R.
– Questo è un discorso piuttosto radicale, che il Papa ha fatto a Friburgo all’assemblea
raccolta con numerosissimi rappresentanti del laicato impegnato nella Chiesa e nella
società; un discorso che ha colpito e che fa molto riflettere. Cioè il fatto che il
grande valore, il grande merito della Chiesa in Germania, di essere anche una Chiesa
efficiente, non venga gradualmente a distaccarsi da quello che è il fondamento ultimo
per il credente: la radicalità della fede, dell’appoggiare su Dio e su Gesù Cristo
tutte le motivazioni della nostra azione e anche attingere da lì i criteri evangelici
del nostro agire.
D. – Altri due incontri di rilievo, prima del ritorno
in Vaticano, sono stati il pranzo con i vescovi e poi l’incontro con i giudici della
Corte costituzionale…
R. – Questi due incontri, che non hanno dato luogo
a discorso pubblici, sono stati molto significativi. Il Papa si è rivolto a pranzo
ai vescovi tedeschi che erano presenti nella loro grande maggioranza, con parole di
grande affetto e di grande comprensione. Parole che dimostrano come egli si senta
vicino e partecipe ai problemi della Chiesa in Germania. Problemi che non sono di
poco conto, con posizioni anche che si dibattono tra loro sulle vie da cercare per
la pastorale nel mondo di oggi in situazioni non facili sul rapporto anche con la
società. E l’incontro con i giudici della Corte costituzionale l’ho ritenuto particolarmente
significativo. L’ho ricollegato ai riferimenti espliciti che il Papa ha fatto, nei
suoi discorsi, alla Costituzione tedesca, un documento a cui i cristiani, i cattolici
del tempo, hanno dato un contributo fondamentale. E allora, il Papa vi ha fatto riferimento,
giustamente in coerenza con il suo discorso su Dio, perché il preambolo della Costituzione
afferma, tra l'altro, “...nella nostra responsabilità davanti a Dio e davanti agli
uomini”. E incontrare i giudici vuol dire incontrare coloro che sono poi custodi di
fatto, nella vita del Paese, della fedeltà a questa Costituzione.
D.
– Nella cerimonia di congedo, il Santo Padre ha ribadito che dove Dio è presente,
là c’è speranza e là si aprono prospettive nuove. Quali sono le prospettive, attingendo
proprio alle parole del Papa in questo viaggio, in ambiti cruciali, quali la società
pluralistica, l’ecumenismo e il dialogo interreligioso?
R. – Ho l’impressione
che il Papa abbia lasciato questo come compito. Il Papa ha affidato il compito anche
a chi si impegna nell’ecumene, proprio di ripartire da questo grande tesoro comune,
che è la fede, che è la grande domanda su Dio. E allora, il messaggio che viene dato
è dunque questo: ripartendo da questa priorità fondamentale del Pontificato, che è
rimettere al centro dell’attenzione il rapporto con Dio, la dimensione trascendente
religiosa nella vita personale, nella vita della società, sviluppare poi la missione
dell’annuncio di questa dimensione, l’annuncio pratico della sua traduzione nella
vita in tutte le direzioni. Il Papa si è mantenuto a un livello di messaggi veramente
fondamentali e lascia adesso alla quotidianità dell’impegno di chi lo ha ascoltato
la traduzione nella vita concreta. (gf)