Il Papa ai giovani dell'Azione Cattolica: "Favorire il dialogo tra le religioni per
promuovere la pace tra i popoli"
I giovani dell’Azione Cattolica Italiana (Ac) sono convenuti ieri ad Assisi per “dire
la loro vicinanza a Papa Benedetto e assicurargli la loro preghiera, unita a un generoso
e quotidiano impegno per la pace”, in vista dell’incontro dei leader religiosi il
prossimo 27 ottobre. E da Benedetto XVI, in un messaggio a firma del Segretario di
Stato vaticano cardinale Tarcisio Bertone, è giunto ai giovani pellegrini un “cordiale
saluto” e l’“apprezzamento per la fattiva sintonia con la sua missione di favorire
il dialogo tra le religioni in ordine all’impegno comune per promuovere la pace tra
i popoli”. Il Papa li “incoraggia a cooperare con Dio quali strumenti della sua pace
con preghiera costante e azione educativa e missionaria” e, nel messaggio, ricorda
l’assistente generale di Ac, mons. Domenico Sigalini, “invocando l’intercessione di
Maria Santissima” e “auspicando la sua piena guarigione”; da più di due settimane
mons. Sigalini si trova in ospedale a seguito di un grave incidente accaduto mentre
si trovava in pellegrinaggio con la sua diocesi di Palestrina. Musica, testimonianze
e le riflessioni del presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso
il cardinale Jean-louis Tauran, del Custode di Terra Santa padre Pierbattista Pizzaballa
e del presidente nazionale di Ac Franco Miano, si sono alternate nel pomeriggio alla
“Cittadella” di Assisi, di fronte a 500 giovani in rappresentanza delle associazioni
diocesane di tutt’Italia, oltre ad alcuni provenienti da Argentina, Spagna, Romania.
In serata - riferisce l'agenzia Sir - si sono uniti presidenti e assistenti diocesani,
riuniti in convegno a Trevi da venerdì fino ad oggi, camminando fino alla basilica
inferiore di San Francesco per una veglia di preghiera. Essere cattolici significa
essere "in cammino con gli altri", ha precisato mons. Domenico Sorrentino, vescovo
di Assisi-Gualdo Tadino-Nocera Umbra, introducendo la preghiera e invitando a mettersi
"in dialogo". Come 25 anni fa, ancora oggi ci sono muri da abbattere: allora era il
muro di Berlino, oggi quello dell’indifferenza. “Credo che quei giovani avessero una
forte speranza di trasformazione della società – ha riflettuto Franco Miano – che
oggi rischia di essere appannata da una strisciante rassegnazione”. A quel muro di
cemento sono subentrati “nuovi muri: l’indifferenza rispetto al fratello, ai più poveri,
a un progetto comune. Ma la vostra presenza qui dice il contrario”, ha aggiunto Miano,
e “come a sorpresa è caduto il muro di Berlino, così è possibile che si sbricioli
il muro dell’indifferenza”. Sulla solitudine dei giovani è tornato il cardinale Jean-Louis
Tauran: “Noi credenti – ha affermato – non siamo solitari e il silenzio è Qualcuno
che ci parla e che dobbiamo ascoltare”. “Il dramma dell’uomo è che non sa rimanere
in pace nella sua stanza”, ha aggiunto il porporato citando Pascal e invitando talvolta
a “spegnere la tv e la radio per sviluppare il senso della vita interiore ed essere
in pace”. Il cardinale è poi intervenuto per portare il suo personale ricordo di Shahbaz
Bhatti, ministro pachistano per le minoranze religiose ucciso il 2 marzo scorso. Lo
incontrò lo scorso novembre e Bhatti gli disse: “So che è l’ultima volta che ci vediamo
perché morirò assassinato. Ma offro la mia vita per Cristo e per i miei concittadini”.
Tre mesi dopo morì, da “autentico martire”. Dalla Terra Santa ad Assisi è giunta ieri
sera anche la testimonianza di padre Pierbattista Pizzaballa, che ha evidenziato come
quei luoghi siano “testimoni della rivelazione” e come un pellegrinaggio nella terra
di Gesù sia “un’esperienza fondamentale per formarsi alla pace. I pellegrini – ha
spiegato – non cambiano gli equilibri geopolitici e le decisioni dell’Onu, ma costruiscono
relazioni vere, libere, e questo crea una cultura di pace. Quando i pellegrini sono
pochi il territorio è più povero, come pure le relazioni che lì si coltivano; quando
invece arrivano tanti pellegrini la Terra Santa rifiorisce”. Il loro contributo alla
pace - ha concluso padre Pizzaballa - sta proprio nel “costruire relazioni positive,
dove ci s’incontra nella comune umanità”.