Francia: quattro movimenti ecclesiali firmano un documento contro i paradisi fiscali
“La Chiesa cattolica, così come altre Chiese o autorità morali, ricorda a ciascuno
il proprio dovere di contribuire al finanziamento delle spese pubbliche. Quest’obbligo
dipende dall’etica minima costitutiva della responsabilità di ognuno, senza la quale
le società si trasformano in giungle dominate dalla legge del più forte. I fenomeni
d’interdipendenza che creano, da una parte, la mondializzazione, e, dall’altra, l’estrema
povertà che colpisce alcune popolazioni, rendono ancora più cogente l’adempimento
di questo dovere”. È un appello ai cristiani — affinché in nome della loro fede s’impegnino
per una maggiore giustizia tributaria e si mobilitino contro i cosiddetti “paradisi
fiscali” — quello lanciato in Francia da quattro movimenti e servizi ecclesiali attraverso
il documento “Au service du bien commun”, presentato nei giorni scorsi dal Comitato
cattolico contro la fame e per lo sviluppo-Terra solidale, da Giustizia e Pace, dal
Centro di ricerca e di azione sociali e da Secours Catholique-Caritas France. È fuori
discussione — si legge nel testo introduttivo riportato dall’Osservatore Romano —
che “le modalità di finanziamento delle istituzioni pubbliche pesino fortemente sulle
loro capacità di azione. Da esse dipende la possibilità di contribuire allo stabilimento
di una vita migliore per tutti attraverso la ridistribuzione delle entrate. L’esistenza
di luoghi opachi e non controllati (i “paradisi fiscali”) permette a persone e a imprese
di nascondere i loro redditi, privando così i Paesi, e specialmente i più poveri,
di almeno 125 miliardi di euro di entrate fiscali all’anno». La buona novella di Gesù
Cristo, sottolineano i quattro organismi, «passa anche attraverso la costruzione di
un mondo più giusto nel quale la dignità di ciascuno sarà meglio rispettata. La cura
della cosa pubblica e dunque l’impegno nei “compiti politici”, lungi dallo spaventare
i credenti, danno pieno risalto alla loro testimonianza». L’amore che Dio porta a
ciascuno e lo Spirito di vita che ispira i cuori e le menti «ci rendono capaci di
creare risposte credibili allo scandalo costituito da certi “trucchi” nell’organizzazione
delle finanze. Esse possono essere uno strumento determinante al servizio della fratellanza
e quindi della vita felice”. “Au service du bien commun”, che vuole contribuire alla
riflessione in vista del G20 che si svolgerà a Cannes dal 3 al 5 novembre prossimo,
si iscrive nel solco di Chemins de fraternité, documento pedagogico sulla Caritas
in veritate. Dell’enciclica sociale di Benedetto XVI si ricorda un passaggio: “Il
mercato ha stimolato forme nuove di competizione tra Stati allo scopo di attirare
centri produttivi di imprese straniere, mediante vari strumenti, tra cui un fisco
favorevole e la deregolamentazione del mondo del lavoro. Questi processi hanno comportato
la riduzione delle reti di sicurezza sociale in cambio della ricerca di maggiori vantaggi
competitivi nel mercato globale, con grave pericolo per i diritti dei lavoratori,
per i diritti fondamentali dell’uomo e per la solidarietà attuata nelle tradizionali
forme dello Stato sociale» (25). I “paradisi fiscali” sfidano le democrazie — affermano
i quattro movimenti e servizi ecclesiali francesi — perché “vendono la loro sovranità
alle banche e alle grandi società di revisione e consulenza, che adattano le regole
ai bisogni dei loro facoltosi clienti». Una strumentalizzazione dei territori a detrimento
della sovranità degli Stati. Quanto sembra lontano l’appello contenuto nella Populorum
progressio di Paolo VI a «consentire a tutti i popoli di divenire essi stessi gli
artefici del loro destino”. (R.P.)