Il commento al Vangelo della 26.ma Domenica del Tempo ordinario del teologo, padre
Bruno Secondin
In questa 26.ma Domenica del Tempo ordinario la liturgia ci presenta il passo del
Vangelo nel quale Gesù espone ai discepoli la parabola dei due figli, il primo che
aveva detto sì al padre ma aveva poi disobbedito; il secondo invece che aveva risposto
no, ma poi pentitosi aveva fatto quanto gli era stato chiesto:
E Gesù disse
loro: "In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno
di Dio".
Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del padre
carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università
Gregoriana:
Tra il dire
e il fare c’è di mezzo il mare: quello che conta sono i fatti, non le chiacchiere
generose o le buone intenzioni. Il primo dei due figli della parabola di oggi appare
subito scorbutico verso la richiesta del Padre di andare a lavorare nella vigna: “Non
ne ho voglia”, risponde sgarbato. Ma poi ci ripensa e ci va. Il secondo invece si
mostra generoso e disponibile a parole, ma poi non ci va affatto. Sono le contraddizioni
della vita, i formalismi degli zelanti, che poi sono contraddetti dalle azioni. Mentre
chi sembra meno adatto e disposto, nei fatti si mostra più generoso e disponibile,
tante volte sa cambiare e dare ascolto.
L’applicazione concreta la offre
Gesù stesso: attorno a lui capi dei sacerdoti e anziani, istruiti e zelanti, hanno
cercato in tutti i modi di contrastare Gesù e il suo insegnamento; mentre la gente
più religiosamente improbabile, almeno in apparenza, pubblicani e prostitute, gli
hanno aperto il cuore, lo hanno sentito amico e lo hanno seguito.
Forse
non c’è bisogno di tante parole per dire che anche fra noi discepoli di scenario ce
ne sono tanti, ma senza coerenza reale, e anzi scandalosamente incoerenti. E invece
Dio vuole incontrare i cuori poveri e sinceri, pronti anche a ravvedersi con sincerità.
Egli vuole gente che lo ascolta per scelta e convinzione seria, non per scena.