Il Papa alla Messa nell'Olympiastadion di Berlino: rimanere in Cristo vuol dire anche
rimanere nella Chiesa
Con la Santa Messa presso l’Olympiastadion di Berlino si è conclusa la prima giornata
della visita di Benedetto XVI in Germania. Nello stesso luogo nel 1996 il Beato Giovanni
Paolo II ha presieduto la Beatificazione di Karl Leisner e del prevosto del Duomo
di Berlino, Bernard Lichtenberg, martire della persecuzione nazista. Di fronte ai
circa 80 mila fedeli che gremivano lo Stadio Olimpico di Berlino il Papa ha impostato
la propria omelia, prendendo spunto dalla parabola della vite nel Vangelo di Giovanni
ed ha esortato: “Chi crede in Cristo, ha un futuro”. Il servizio di uno dei nostri
inviati in Germania, Stefano Leszczynski:
(canto)
Nel
primo discorso ufficiale di fronte alla presenza del presidente tedesco Wulff, ieri
mattina, Benedetto XVI aveva illustrato molto chiaramente lo scopo del suo viaggio
in Germania: “incontrare la gente e parlare di Dio”. E, ieri sera, nell’emozionante
cornice dell’Olipyastadion di Berlino, il Papa ha dimostrato nella pratica ciò che
intendeva dire. L’accoglienza riservatagli dai circa 80 mila fedeli assiepati attorno
all’anello dello Stadio Olimpico di Berlino non poteva essere più calorosa ed emozionata.
Fin da subito, tra i fedeli e il Papa è stato un reciproco scambio di profondo e gioioso
affetto. Come ha sottolineato l’arcivescovo della città Rainer Maria Woelki, nell’indirizzo
di saluto al Papa, molti dei fedeli presenti erano arrivati da molto lontano e non
hanno risparmiato fatica per venire ad incontrare il loro Pastore. Nell’omelia, ispirata
alla parabola della Vite nel Vangelo di Giovanni, Benedetto XVI ha ricordato la Beatificazione
avvenuta 15 anni fa da parte di Giovanni Paolo II di Karl Leisner e di Bernhard
Lichtenberg, prevosto del Duomo di Berlino, vittima della persecuzione nazista:
“Wenn
vira n diese Seligen und an die Schar der Heiligen und Seligen… Pensando
a questi Beati e a tutta la schiera dei santi e Beati, possiamo capire cosa significhi
vivere come tralci della vera vite che è Cristo e portare molto frutto”.
Il
Papa ha sottolineato come l’immagine della vite sia un segno di speranza e di fiducia
per gli uomini che scelgono di seguire Cristo:
“In unserer Zeit der
Rastlosigkeit und Beliebigkeit, wo so viele Menschen… Nel nostro
tempo di inquietudine e di qualunquismo, in cui così tanta gente perde l’orientamento
e il sostegno; in cui la fedeltà dell’amore nel matrimonio e nell’amicizia è diventata
così fragile e di breve durata, (…) qui il Signore risorto ci offre un rifugio, un
luogo di luce, di speranza e fiducia, di pace e sicurezza”. Un
tema quello scelto dal Papa che richiama da vicino quello del motto di questo viaggio
“Wo Gott ist, da ist Zukunft”, “Dove c’è Dio, là c’è futuro”. Il Papa ha poi ricordato
la sofferenza di molti cristiani e cattolici perseguitati in passato in odio alla
loro fede. Anche in quei tristi momenti della storia i figli della Chiesa non erano
soli. Benedetto XVI non ha evitato di affrontare anche il difficile e doloroso tema
del male che - ha spiegato - può attecchire anche all’interno della Chiesa stessa.
Il Papa ha invitato tutti gli uomini, fedeli e non, a non fermarsi solo all’aspetto
esteriore della Chiesa, come talvolta avviene, ma ad andare oltre per poter godere
del suo mistero più grande e profondo.
"Wenn dann auch noch die
leidvolle Erfahrung dazukommt… Se poi si aggiunge ancora l'esperienza
dolorosa che nella Chiesa ci sono pesci buoni e cattivi - ha spiegato Benedetto XVI
- grano e zizzania, e se lo sguardo resta fisso sulle cose negative, allora non si
schiude più il mistero grande e profondo della Chiesa.
Subito dopo,
rivolgendosi soprattutto a quei cattolici che provano disorientamento e inquietudine
nel confronto con le sfide della secolarizzazione ha ammonito:
“Es
verbreiten sich Unzufriedenheit und Mibvergnugen… Insoddisfazione
e malcontento vanno diffondendosi, se non si vedono realizzate le proprie idee superficiali
ed erronee di ‘Chiesa’ ed i propri ‘sogni di Chiesa’.” “Rimanere in Cristo – spiega
il Pontefice – significa (…) rimanere anche nella Chiesa”.
“Die
ganze Gemeinschaft der Glaubigen ist in den Weinstock Christus fest… L’intera
comunità dei credenti – ha detto – è saldamente compaginata in Cristo, la vite. In
Cristo, tutti noi siamo uniti insieme. In questa comunità Egli ci sostiene e, allo
stesso tempo, tutti i membri si sostengono a vicenda. Essi resistono insieme alle
tempeste e offrono protezione gli uni agli altri. Noi non crediamo da soli – ha concluso
– ma crediamo con tutta la Chiesa.”
“Chi crede in Cristo”, ha
concluso il Papa, “ha un futuro e potrà trovare conforto e redenzione.”
(canto)
Le parole di Benedetto XVI hanno fatto seguito a quelle accorate pronunciate
sempre all’Olympiastadion dall’arcivescovo di Berlino, mons. Rainer Maria Woelki.
Il presule aveva definito Berlino una città che ha dimenticato Dio e dove l’ateismo
ha guadagnato terreno, ma anche una città dove molte persone sono in ricerca e anelano
Dio. Una condizione che viene testimoniata – ha aggiunto mons.
Woelki – anche dall’intenso dialogo interreligioso ed ecumenico, che proprio in questa
città viene svolto con un impegno costante. Berlino dunque – ha affermato mons. Woelki
– non è una città senza Dio e il fatto che oggi un cattolico
su cinque a Berlino non sia di origini tedesche sta a testimoniare che il legame con
la Chiesa universale è sempre forte e vibrante. “Il solo futuro che abbiamo – ha concluso
mons. Woelki – è quello che include la presenza di Dio”.