2011-09-23 15:59:21

Il Papa alla Messa nell'Olympiastadion di Berlino: rimanere in Cristo vuol dire anche rimanere nella Chiesa


Con la Santa Messa presso l’Olympiastadion di Berlino si è conclusa la prima giornata della visita di Benedetto XVI in Germania. Nello stesso luogo nel 1996 il Beato Giovanni Paolo II ha presieduto la Beatificazione di Karl Leisner e del prevosto del Duomo di Berlino, Bernard Lichtenberg, martire della persecuzione nazista. Di fronte ai circa 80 mila fedeli che gremivano lo Stadio Olimpico di Berlino il Papa ha impostato la propria omelia, prendendo spunto dalla parabola della vite nel Vangelo di Giovanni ed ha esortato: “Chi crede in Cristo, ha un futuro”. Il servizio di uno dei nostri inviati in Germania, Stefano Leszczynski:RealAudioMP3

(canto)

Nel primo discorso ufficiale di fronte alla presenza del presidente tedesco Wulff, ieri mattina, Benedetto XVI aveva illustrato molto chiaramente lo scopo del suo viaggio in Germania: “incontrare la gente e parlare di Dio”. E, ieri sera, nell’emozionante cornice dell’Olipyastadion di Berlino, il Papa ha dimostrato nella pratica ciò che intendeva dire. L’accoglienza riservatagli dai circa 80 mila fedeli assiepati attorno all’anello dello Stadio Olimpico di Berlino non poteva essere più calorosa ed emozionata. Fin da subito, tra i fedeli e il Papa è stato un reciproco scambio di profondo e gioioso affetto. Come ha sottolineato l’arcivescovo della città Rainer Maria Woelki, nell’indirizzo di saluto al Papa, molti dei fedeli presenti erano arrivati da molto lontano e non hanno risparmiato fatica per venire ad incontrare il loro Pastore. Nell’omelia, ispirata alla parabola della Vite nel Vangelo di Giovanni, Benedetto XVI ha ricordato la Beatificazione avvenuta 15 anni fa da parte di Giovanni Paolo II di Karl Leisner e di Bernhard Lichtenberg, prevosto del Duomo di Berlino, vittima della persecuzione nazista:

“Wenn vira n diese Seligen und an die Schar der Heiligen und Seligen…
Pensando a questi Beati e a tutta la schiera dei santi e Beati, possiamo capire cosa significhi vivere come tralci della vera vite che è Cristo e portare molto frutto”.

Il Papa ha sottolineato come l’immagine della vite sia un segno di speranza e di fiducia per gli uomini che scelgono di seguire Cristo:

“In unserer Zeit der Rastlosigkeit und Beliebigkeit, wo so viele Menschen…
Nel nostro tempo di inquietudine e di qualunquismo, in cui così tanta gente perde l’orientamento e il sostegno; in cui la fedeltà dell’amore nel matrimonio e nell’amicizia è diventata così fragile e di breve durata, (…) qui il Signore risorto ci offre un rifugio, un luogo di luce, di speranza e fiducia, di pace e sicurezza”.

Un tema quello scelto dal Papa che richiama da vicino quello del motto di questo viaggio “Wo Gott ist, da ist Zukunft”, “Dove c’è Dio, là c’è futuro”. Il Papa ha poi ricordato la sofferenza di molti cristiani e cattolici perseguitati in passato in odio alla loro fede. Anche in quei tristi momenti della storia i figli della Chiesa non erano soli. Benedetto XVI non ha evitato di affrontare anche il difficile e doloroso tema del male che - ha spiegato - può attecchire anche all’interno della Chiesa stessa. Il Papa ha invitato tutti gli uomini, fedeli e non, a non fermarsi solo all’aspetto esteriore della Chiesa, come talvolta avviene, ma ad andare oltre per poter godere del suo mistero più grande e profondo.

"Wenn dann auch noch die leidvolle Erfahrung dazukommt…
Se poi si aggiunge ancora l'esperienza dolorosa che nella Chiesa ci sono pesci buoni e cattivi - ha spiegato Benedetto XVI - grano e zizzania, e se lo sguardo resta fisso sulle cose negative, allora non si schiude più il mistero grande e profondo della Chiesa.

Subito dopo, rivolgendosi soprattutto a quei cattolici che provano disorientamento e inquietudine nel confronto con le sfide della secolarizzazione ha ammonito:

“Es verbreiten sich Unzufriedenheit und Mibvergnugen…
Insoddisfazione e malcontento vanno diffondendosi, se non si vedono realizzate le proprie idee superficiali ed erronee di ‘Chiesa’ ed i propri ‘sogni di Chiesa’.” “Rimanere in Cristo – spiega il Pontefice – significa (…) rimanere anche nella Chiesa”.

“Die ganze Gemeinschaft der Glaubigen ist in den Weinstock Christus fest…
L’intera comunità dei credenti – ha detto – è saldamente compaginata in Cristo, la vite. In Cristo, tutti noi siamo uniti insieme. In questa comunità Egli ci sostiene e, allo stesso tempo, tutti i membri si sostengono a vicenda. Essi resistono insieme alle tempeste e offrono protezione gli uni agli altri. Noi non crediamo da soli – ha concluso – ma crediamo con tutta la Chiesa.”

“Chi crede in Cristo”, ha concluso il Papa, “ha un futuro e potrà trovare conforto e redenzione.”

(canto)

Le parole di Benedetto XVI hanno fatto seguito a quelle accorate pronunciate sempre all’Olympiastadion dall’arcivescovo di Berlino, mons. Rainer Maria Woelki. Il presule aveva definito Berlino una città che ha dimenticato Dio e dove l’ateismo ha guadagnato terreno, ma anche una città dove molte persone sono in ricerca e anelano Dio. Una condizione che viene testimoniata ha aggiunto mons. Woelki – anche dall’intenso dialogo interreligioso ed ecumenico, che proprio in questa città viene svolto con un impegno costante. Berlino dunque – ha affermato mons. Woelki non è una città senza Dio e il fatto che oggi un cattolico su cinque a Berlino non sia di origini tedesche sta a testimoniare che il legame con la Chiesa universale è sempre forte e vibrante. “Il solo futuro che abbiamo – ha concluso mons. Woelki è quello che include la presenza di Dio”.

(canto e applausi)







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