2011-09-22 15:20:44

Yemen: quattro morti in scontri tra fazioni militari a Sanaa


Altre quattro persone sono rimaste uccise oggi a Sanaa nel quinto giorno consecutivo di violenze nella capitale dello Yemen, che vedono affrontarsi fazioni militari, tribali e manifestanti. Lo riferisce la tv araba Al Jazira, sottolineando che tre delle persone morte erano tra i dimostranti davanti alla sede della tv di Stato. Le truppe degli oppositori guidate dal generale al Ahmar si scontrano da giorni contro le milizie governative del presidente Saleh. “Le due parti non sono pronte a un accordo”, ha dichiarato un mediatore del Golfo lasciando Sanaa. Intanto, nel Paese prosegue la lotta al terrorismo. Dieci presunti membri di Al Qaeda sono stati uccisi da un raid aereo americano nel Sud dello Yemen.

Anche oggi notizia di morti in Siria
Almeno quattro civili siriani sono stati uccisi oggi dalle forze fedeli al presidente Bashar al Assad nella regione centrale di Homs. Lo riferiscono i Comitati di coordinamento locali, principale piattaforma degli organizzatori delle proteste anti-regime in corso da oltre sei mesi.

Domani l’appello palestinese all’Onu: Obama è contrario
Cresce l’attesa in vista dell’appello palestinese all’Onu per il riconoscimento di un proprio Stato, che il leader Abu Mazen ha annunciato per domani. In un intervento al Palazzo di vetro di New York, il presidente americano Obama ha ribadito di essere contrario all’idea di una risoluzione che passi per le Nazioni Unite, auspicando una riapertura delle trattative. Gelida la reazione del presidente francese, Nicolas Sarkozy. E oggi sarà il turno dell’iraniano Ahmadinejad. Il servizio di Fabrizio Angeli:RealAudioMP3

“Non esistono scorciatoie per porre fine a un conflitto che va avanti da decenni. La pace non verrà dalle dichiarazioni e dalle risoluzioni dell’Onu”. È una bocciatura completa per le ambizioni palestinesi quella pronunciata dal presidente americano Obama davanti all’Assemblea generale delle Nazioni unite. Il braccio di ferro americano con l’Autorità nazionale palestinese si concluderà quindi con il veto in Consiglio di sicurezza. Obama ha incontrato personalmente il leader dell’Anp, Abu Mazen, e quello israeliano, Netanyahu, per tentare di riavvicinare le parti e riaprire le trattative di pace. Si dissocia il presidente francese, Sarkozy, che invece propone per i palestinesi lo status di Stato non membro osservatore. Una situazione di cui oggi gode solo la Santa Sede e che riconoscerebbe l’esistenza di una comunità territoriale palestinese sovrana, entro i confini del ’67. Intanto, la tensione cresce di ora in ora. Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha esortato l’israeliano Netanyahu ad agire con responsabilità. A prendere la parola oggi sarà il presidente iraniano, Ahmadinejad, che è stato di nuovo attaccato da Obama sulla questione dei diritti umani.

Sulle prospettive aperte dalla richiesta palestinese e sulla possibilità di ripresa del negoziato, Giada Aquilino ha intervistato Maria Grazia Enardu, docente di Storia delle relazioni internazionali all’Università di Firenze:RealAudioMP3

R. – Lo Stato membro dell’Onu è uno Stato membro pieno e qualunque atto contro un membro dell’Onu da parte di altri Stati, altrettanto membri, sarebbe sanzionato e darebbe l’avvio a tutta una serie di processi politici e giuridici ovvi. Ma questo è un traguardo francamente impossibile perché il veto americano è assolutamente garantito. Anche il percorso di pace dei negoziati è un percorso impossibile perché sono anni che ci si prova e che gli americani cercano di incoraggiarlo, ma in Israele soprattutto i vari governi di destra - forse con l’eccezione di Olmert, nell’ultima fase - hanno sempre tergiversato. L’unico percorso che può essere reale e concreto è quello delineato dal presidente francese, Sarkozy: la Palestina, ha detto il capo dell’Eliseo, deve accontentarsi al massimo dello status di Paese osservatore, che darebbe diritto di partecipazione a varie agenzie, a vari organismi dell’Onu. Però, contemporaneamente, ha aggiunto Sarkozy, ci vuole un processo di pace con tappe già prefissate, praticamente una marcia forzata che impedisca a Israele di perdere tempo e di continuare la politica degli insediamenti.

D. – Sarkozy ha proposto una vera e propria road map, con la ripresa dei negoziati nell’arco di un mese e un accordo definitivo israelo-palestinese entro un anno. Questi tempi potrebbero essere rispettati?

R. – Gli americani probabilmente si opporranno, perché il presidente Obama è in campagna elettorale, quindi un anno per lui significa l’anno della campagna elettorale. Detto questo, se l’idea passa, sostenuta da un ampio arco di Stati, è difficile che gli americani possano opporsi, anche perché così avrebbero già segnato l’unico punto che importa loro, cioè quello di impedire che la Palestina diventi uno Stato membro a tutti gli effetti. (bf)

Pakistan: terrorismo, una bomba uccide cinque persone
Almeno cinque persone sono morte oggi nell’esplosione di una bomba nel nordovest del Pakistan, lungo la frontiera afghana. L’area di Chamar-Qand è nota per la presenza di numerose milizie tribali reclutate dal governo pakistano per combattere i talebani che controllano le zone di confine. Altri due uomini sono stati uccisi durante un assalto a un convoglio di rifornimenti della Nato nel distretto tribale di Kyber, anch’esso vicino alla frontiera afghana.

Russia: due autobombe in Daghestan, un morto e 60 feriti
Un agente di polizia è morto e altri 44 sono rimasti feriti insieme con una ventina di civili nell’esplosione di due autobombe nella città russa di Makhachkala, capitale dell’instabile Repubblica caucasica del Daghestan. Secondo fonti locali, l’attentato è avvenuto nei pressi del Ministero dell’interno. Molte delle vittime erano accorse sul posto dopo la detonazione della prima bomba.

Stretta sull'Islam radicale in Kazakhstan
La Camera bassa del parlamento di Astana, accogliendo le preoccupazioni del presidente Nazarbaiev sulla crescita dell'estremismo religioso nel Paese, ha votato una nuova legge sull'attività religiosa: rafforzato lo stato secolare, bando alla preghiera in luoghi pubblici, controlli rigidi sui predicatori stranieri. Lo riferisce oggi il sito "Silk Road Intelligencer". Se la legge verrà approvata dal Senato, le cerimonie religiose saranno permesse solo fuori dagli orari d'ufficio, e i missionari stranieri ammessi previa registrazione ufficiale, col rischio di espulsione in caso "minaccino l'ordine costituzionale e la pace pubblica". Il Kazakhstan è il maggiore Paese musulmano dell'Asia Centrale ex sovietica: il 70% dei cittadini crede in Allah. Nazarbaiev ne ha sempre vantato l'armonia tra le diverse religioni, finora immune dall'estremismo radicale denunciato nei vicini Kirghizistan, Uzbekistan e Tagikistan. Ma negli ultimi mesi, per la prima volta in 20 anni di indipendenza il Paese ha subito tre attentati sospetti.

Dopo le scuse di Cameron, la Gran bretagna risarcirà le vittime del "Bloody Sunday"
Il governo di Londra ricompenserà i familiari dei morti e dei feriti del Bloody Sunday, la "sanguinosa domenica" del 1972 in cui i soldati britannici aprirono il fuoco su una manifestazione non autorizzata a Londonderry, uccidendo 13 persone. Il Ministero della difesa ha dichiarato che le forze armate hanno “agito in maniera sbagliata” e che il governo “si scusa sinceramente” per quanto accaduto quel 30 gennaio. “Siamo in contatto con i legali delle famiglie e dove vi è una responsabilità legale di versare un indennizzo, lo faremo”, ha dichiarato il Ministero in un comunicato, senza però specificare quante famiglie verranno risarcite nè l'ammontare dei pagamenti. I compensi seguono la pubblicazione lo scorso anno dei risultati di un'inchiesta ufficiale, che concluse che non vi era giustificazione per le azioni dei soldati e che le vittime erano tutte disarmate. Il primo ministro britannico, David Cameron, lo scorso anno presentò ufficialmente le proprie scuse, definendo il fatto “ingiustificato e ingiustificabile”.

Terremoto tra India, Nepal e Tibet: si aggrava ancora il bilancio delle vittime
È salito a 112 il bilancio ufficiale delle vittime del forte terremoto che ha colpito quattro giorni fa la catena himalayana tra India, Nepal e Tibet. Secondo un’agenzia locale, nella notte sono stati recuperati altri venti corpi tra le macerie. E si scava ancora nello Stato indiano nordorientale del Sikkim, il più colpito dal sisma, dove sono già 73 i morti e i soccorsi non hanno ancora raggiunto quindici villaggi isolati. Quattrocento turisti stranieri sarebbero inoltre rimasti intrappolati nelle vallate del piccolo Stato, celebre per i suoi monasteri buddhisti.

Due giornalisti condannati per accuse a un ministro in Oman
Due giornalisti sono stati condannati, in secondo grado di giudizio, a cinque mesi di reclusione in Oman per aver accusato il ministro della Giustizia locale di frode, disonestà e prevaricazione in un articolo uscito a maggio sul quotidiano Azzaman, che è stato poi messo al bando per un mese. Dopo il primo grado di processo, i giornalisti avevano fatto ricorso in appello ed erano stati liberati su cauzione, riuscendo anche a far riaprire la redazione del giornale fino al processo di secondo grado. Tra il febbraio e il marzo scorso, anche l’Oman è stato scosso per alcuni giorni dalle proteste che hanno investito il mondo arabo. Negli incidenti, almeno due manifestanti erano stati uccisi.


Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 265







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