Yemen: quattro morti in scontri tra fazioni militari a Sanaa
Altre quattro persone sono rimaste uccise oggi a Sanaa nel quinto giorno consecutivo
di violenze nella capitale dello Yemen, che vedono affrontarsi fazioni militari, tribali
e manifestanti. Lo riferisce la tv araba Al Jazira, sottolineando che tre delle persone
morte erano tra i dimostranti davanti alla sede della tv di Stato. Le truppe degli
oppositori guidate dal generale al Ahmar si scontrano da giorni contro le milizie
governative del presidente Saleh. “Le due parti non sono pronte a un accordo”, ha
dichiarato un mediatore del Golfo lasciando Sanaa. Intanto, nel Paese prosegue la
lotta al terrorismo. Dieci presunti membri di Al Qaeda sono stati uccisi da un raid
aereo americano nel Sud dello Yemen.
Anche oggi notizia di morti in Siria Almeno
quattro civili siriani sono stati uccisi oggi dalle forze fedeli al presidente Bashar
al Assad nella regione centrale di Homs. Lo riferiscono i Comitati di coordinamento
locali, principale piattaforma degli organizzatori delle proteste anti-regime in corso
da oltre sei mesi.
Domani l’appello palestinese all’Onu: Obama è contrario Cresce
l’attesa in vista dell’appello palestinese all’Onu per il riconoscimento di un proprio
Stato, che il leader Abu Mazen ha annunciato per domani. In un intervento al Palazzo
di vetro di New York, il presidente americano Obama ha ribadito di essere contrario
all’idea di una risoluzione che passi per le Nazioni Unite, auspicando una riapertura
delle trattative. Gelida la reazione del presidente francese, Nicolas Sarkozy. E oggi
sarà il turno dell’iraniano Ahmadinejad. Il servizio di Fabrizio Angeli:
“Non esistono
scorciatoie per porre fine a un conflitto che va avanti da decenni. La pace non verrà
dalle dichiarazioni e dalle risoluzioni dell’Onu”. È una bocciatura completa per le
ambizioni palestinesi quella pronunciata dal presidente americano Obama davanti all’Assemblea
generale delle Nazioni unite. Il braccio di ferro americano con l’Autorità nazionale
palestinese si concluderà quindi con il veto in Consiglio di sicurezza. Obama ha incontrato
personalmente il leader dell’Anp, Abu Mazen, e quello israeliano, Netanyahu, per tentare
di riavvicinare le parti e riaprire le trattative di pace. Si dissocia il presidente
francese, Sarkozy, che invece propone per i palestinesi lo status di Stato non membro
osservatore. Una situazione di cui oggi gode solo la Santa Sede e che riconoscerebbe
l’esistenza di una comunità territoriale palestinese sovrana, entro i confini del
’67. Intanto, la tensione cresce di ora in ora. Il segretario generale dell’Onu, Ban
Ki-moon, ha esortato l’israeliano Netanyahu ad agire con responsabilità. A prendere
la parola oggi sarà il presidente iraniano, Ahmadinejad, che è stato di nuovo attaccato
da Obama sulla questione dei diritti umani.
Sulle prospettive aperte dalla
richiesta palestinese e sulla possibilità di ripresa del negoziato, Giada Aquilino
ha intervistato Maria Grazia Enardu, docente di Storia delle relazioni internazionali
all’Università di Firenze:
R. – Lo Stato
membro dell’Onu è uno Stato membro pieno e qualunque atto contro un membro dell’Onu
da parte di altri Stati, altrettanto membri, sarebbe sanzionato e darebbe l’avvio
a tutta una serie di processi politici e giuridici ovvi. Ma questo è un traguardo
francamente impossibile perché il veto americano è assolutamente garantito. Anche
il percorso di pace dei negoziati è un percorso impossibile perché sono anni che ci
si prova e che gli americani cercano di incoraggiarlo, ma in Israele soprattutto i
vari governi di destra - forse con l’eccezione di Olmert, nell’ultima fase - hanno
sempre tergiversato. L’unico percorso che può essere reale e concreto è quello delineato
dal presidente francese, Sarkozy: la Palestina, ha detto il capo dell’Eliseo, deve
accontentarsi al massimo dello status di Paese osservatore, che darebbe diritto di
partecipazione a varie agenzie, a vari organismi dell’Onu. Però, contemporaneamente,
ha aggiunto Sarkozy, ci vuole un processo di pace con tappe già prefissate, praticamente
una marcia forzata che impedisca a Israele di perdere tempo e di continuare la politica
degli insediamenti.
D. – Sarkozy ha proposto una vera e propria road
map, con la ripresa dei negoziati nell’arco di un mese e un accordo definitivo
israelo-palestinese entro un anno. Questi tempi potrebbero essere rispettati?
R.
– Gli americani probabilmente si opporranno, perché il presidente Obama è in campagna
elettorale, quindi un anno per lui significa l’anno della campagna elettorale. Detto
questo, se l’idea passa, sostenuta da un ampio arco di Stati, è difficile che gli
americani possano opporsi, anche perché così avrebbero già segnato l’unico punto che
importa loro, cioè quello di impedire che la Palestina diventi uno Stato membro a
tutti gli effetti. (bf)
Pakistan: terrorismo, una bomba uccide cinque
persone Almeno cinque persone sono morte oggi nell’esplosione di una bomba
nel nordovest del Pakistan, lungo la frontiera afghana.L’area di Chamar-Qand
è nota per la presenza di numerose milizie tribali reclutate dal governo pakistano
per combattere i talebani che controllano le zone di confine. Altri due uomini sono
stati uccisi durante un assalto a un convoglio di rifornimenti della Nato nel distretto
tribale di Kyber, anch’esso vicino alla frontiera afghana.
Russia: due autobombe
in Daghestan, un morto e 60 feriti Un agente di polizia è morto e altri 44
sono rimasti feriti insieme con una ventina di civili nell’esplosione di due autobombe
nella città russa di Makhachkala, capitale dell’instabile Repubblica caucasica del
Daghestan. Secondo fonti locali, l’attentato è avvenuto nei pressi del Ministero dell’interno.
Molte delle vittime erano accorse sul posto dopo la detonazione della prima bomba.
Stretta
sull'Islam radicale in Kazakhstan La Camera bassa del parlamento di Astana,
accogliendo le preoccupazioni del presidente Nazarbaiev sulla crescita dell'estremismo
religioso nel Paese, ha votato una nuova legge sull'attività religiosa: rafforzato
lo stato secolare, bando alla preghiera in luoghi pubblici, controlli rigidi sui predicatori
stranieri. Lo riferisce oggi il sito "Silk Road Intelligencer". Se la legge verrà
approvata dal Senato, le cerimonie religiose saranno permesse solo fuori dagli orari
d'ufficio, e i missionari stranieri ammessi previa registrazione ufficiale, col rischio
di espulsione in caso "minaccino l'ordine costituzionale e la pace pubblica". Il Kazakhstan
è il maggiore Paese musulmano dell'Asia Centrale ex sovietica: il 70% dei cittadini
crede in Allah. Nazarbaiev ne ha sempre vantato l'armonia tra le diverse religioni,
finora immune dall'estremismo radicale denunciato nei vicini Kirghizistan, Uzbekistan
e Tagikistan. Ma negli ultimi mesi, per la prima volta in 20 anni di indipendenza
il Paese ha subito tre attentati sospetti.
Dopo le scuse di Cameron, la
Gran bretagna risarcirà le vittime del "Bloody Sunday" Il governo di Londra
ricompenserà i familiari dei morti e dei feriti del Bloody Sunday, la "sanguinosa
domenica" del 1972 in cui i soldati britannici aprirono il fuoco su una manifestazione
non autorizzata a Londonderry, uccidendo 13 persone. Il Ministero della difesa ha
dichiarato che le forze armate hanno “agito in maniera sbagliata” e che il governo
“si scusa sinceramente” per quanto accaduto quel 30 gennaio. “Siamo in contatto con
i legali delle famiglie e dove vi è una responsabilità legale di versare un indennizzo,
lo faremo”, ha dichiarato il Ministero in un comunicato, senza però specificare quante
famiglie verranno risarcite nè l'ammontare dei pagamenti. I compensi seguono la pubblicazione
lo scorso anno dei risultati di un'inchiesta ufficiale, che concluse che non vi era
giustificazione per le azioni dei soldati e che le vittime erano tutte disarmate.
Il primo ministro britannico, David Cameron, lo scorso anno presentò ufficialmente
le proprie scuse, definendo il fatto “ingiustificato e ingiustificabile”.
Terremoto
tra India, Nepal e Tibet: si aggrava ancora il bilancio delle vittime È salito
a 112 il bilancio ufficiale delle vittime del forte terremoto che ha colpito quattro
giorni fa la catena himalayana tra India, Nepal e Tibet. Secondo un’agenzia locale,
nella notte sono stati recuperati altri venti corpi tra le macerie. E si scava ancora
nello Stato indiano nordorientale del Sikkim, il più colpito dal sisma, dove sono
già 73 i morti e i soccorsi non hanno ancora raggiunto quindici villaggi isolati.
Quattrocento turisti stranieri sarebbero inoltre rimasti intrappolati nelle vallate
del piccolo Stato, celebre per i suoi monasteri buddhisti.
Due giornalisti
condannati per accuse a un ministro in Oman Due giornalisti sono stati condannati,
in secondo grado di giudizio, a cinque mesi di reclusione in Oman per aver accusato
il ministro della Giustizia locale di frode, disonestà e prevaricazione in un articolo
uscito a maggio sul quotidiano Azzaman, che è stato poi messo al bando per un mese.
Dopo il primo grado di processo, i giornalisti avevano fatto ricorso in appello ed
erano stati liberati su cauzione, riuscendo anche a far riaprire la redazione del
giornale fino al processo di secondo grado. Tra il febbraio e il marzo scorso, anche
l’Oman è stato scosso per alcuni giorni dalle proteste che hanno investito il mondo
arabo. Negli incidenti, almeno due manifestanti erano stati uccisi.
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 265