2011-09-22 14:21:28

Guinea Conakry: appello dei capi religiosi per la riconciliazione nazionale


Siamo chiamati a “una presa di coscienza chiara delle nostre responsabilità personali e collettive” se “vogliamo insieme scrivere una nuova pagina della storia del Paese liberandoci dalle catene del passato”. Cosi suona l’appello lanciato a tutto il popolo della Guinea Conakry, in un messaggio congiunto dell’arcivescovo di Conakry, mons. Vincent Coulibaly, e dall’Imam della grande moschea Fayçal, Elhadj Mamadou Saliou Camara, entrambi alla guida della Commissione per la riconciliazione nazionale. L’esortazione arriva a pochi giorni dal secondo anniversario del massacro di 130 civili in uno stadio di Conakry, perpetrato il 28 settembre 2009 dalla giunta del capitano Moussa Dadis Camara, e in un contesto di tensione tra forze politiche sulla prossima scadenza elettorale, alla luce del quale i due massimi capi religiosi guineani sottolineano “l’urgenza di riconciliazione”. I due presuli – citati dall'agenzia Misna - propongono di celebrare proprio il 28 settembre il giorno del perdono per dare il via alla riconciliazione nazionale, “un grido di speranza di tutti i guineani”, presentata come “un processo che deve comprendere azioni concrete per porre fine al disaccordo tra persone e comunità in lite per ingiustizie e atti disumani subiti in passato”. Tornando sulle pagine più buie della storia della Guinea – le precedenti repressioni del 1985 e del 2007 – i capi religiosi cristiano e musulmano denunciano la responsabilità diretta di chi era al potere ma anche quella di gruppi sociali ed individui “complici attivi o passivi” che per questo motivo hanno“tratto benefici finanziari, economici e sociali” oltre ad aver goduto di “una piena impunità politica”. Le cicliche repressioni militari ai danni di civili vengono lette dai due alti esponenti religiosi come il segno di una “responsabilità collettiva” che va al di là del potere contingente di chi ha guidato il Paese. Ripetute violazioni dei diritti umani ed ingiustizie sociali vengono tuttavia ricollegate al malgoverno e alla cattiva gestione del patrimonio nazionale da parte dei regimi che si sono succeduti e, di conseguenza, hanno “ipotecato lo sviluppo socio-economico” di tutti i guineani. Mons. Coulibaly e l’imam Saliou Camara suggeriscono di ripartire dal dialogo e dall’istruzione, tenendo conto delle tradizioni e della cultura di ogni etnia, coinvolgendo nel processo di riconciliazione i ‘saggi’. Rivolgendosi alla classe politica i due chiedono infine di “rispettare un periodo di tregua sociale per evitare ogni parola e comportamento provocatorio, ogni iniziativa come meeting e proteste che potrebbero acuire le frustrazioni e alimentare ideologie dannose”. A soli nove mesi dall’investitura del presidente Alpha Condé, il primo eletto democraticamente dall’indipendenza, il clima politico si è incrinato soprattutto dopo il fallito attacco dello scorso luglio contro la sua residenza. Ad alimentare le tensioni ci sarebbe il presunto rifiuto del partito al potere di dialogare con l’opposizione e le sue decisioni bollate come “unilaterali” in vista delle legislative in agenda per il 29 dicembre. Per fare pressione sul governo ma anche sulla commissione elettorale il ‘Collettivo dei partiti di opposizione’ prevede di tenere manifestazioni pubbliche pacifiche a partire dal 27 settembre. (M.G.)







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