Guinea Conakry: appello dei capi religiosi per la riconciliazione nazionale
Siamo chiamati a “una presa di coscienza chiara delle nostre responsabilità personali
e collettive” se “vogliamo insieme scrivere una nuova pagina della storia del Paese
liberandoci dalle catene del passato”. Cosi suona l’appello lanciato a tutto il popolo
della Guinea Conakry, in un messaggio congiunto dell’arcivescovo di Conakry, mons.
Vincent Coulibaly, e dall’Imam della grande moschea Fayçal, Elhadj Mamadou Saliou
Camara, entrambi alla guida della Commissione per la riconciliazione nazionale. L’esortazione
arriva a pochi giorni dal secondo anniversario del massacro di 130 civili in uno stadio
di Conakry, perpetrato il 28 settembre 2009 dalla giunta del capitano Moussa Dadis
Camara, e in un contesto di tensione tra forze politiche sulla prossima scadenza elettorale,
alla luce del quale i due massimi capi religiosi guineani sottolineano “l’urgenza
di riconciliazione”. I due presuli – citati dall'agenzia Misna - propongono di celebrare
proprio il 28 settembre il giorno del perdono per dare il via alla riconciliazione
nazionale, “un grido di speranza di tutti i guineani”, presentata come “un processo
che deve comprendere azioni concrete per porre fine al disaccordo tra persone e comunità
in lite per ingiustizie e atti disumani subiti in passato”. Tornando sulle pagine
più buie della storia della Guinea – le precedenti repressioni del 1985 e del 2007
– i capi religiosi cristiano e musulmano denunciano la responsabilità diretta di chi
era al potere ma anche quella di gruppi sociali ed individui “complici attivi o passivi”
che per questo motivo hanno“tratto benefici finanziari, economici e sociali” oltre
ad aver goduto di “una piena impunità politica”. Le cicliche repressioni militari
ai danni di civili vengono lette dai due alti esponenti religiosi come il segno di
una “responsabilità collettiva” che va al di là del potere contingente di chi ha guidato
il Paese. Ripetute violazioni dei diritti umani ed ingiustizie sociali vengono tuttavia
ricollegate al malgoverno e alla cattiva gestione del patrimonio nazionale da parte
dei regimi che si sono succeduti e, di conseguenza, hanno “ipotecato lo sviluppo socio-economico”
di tutti i guineani. Mons. Coulibaly e l’imam Saliou Camara suggeriscono di ripartire
dal dialogo e dall’istruzione, tenendo conto delle tradizioni e della cultura di ogni
etnia, coinvolgendo nel processo di riconciliazione i ‘saggi’. Rivolgendosi alla classe
politica i due chiedono infine di “rispettare un periodo di tregua sociale per evitare
ogni parola e comportamento provocatorio, ogni iniziativa come meeting e proteste
che potrebbero acuire le frustrazioni e alimentare ideologie dannose”. A soli nove
mesi dall’investitura del presidente Alpha Condé, il primo eletto democraticamente
dall’indipendenza, il clima politico si è incrinato soprattutto dopo il fallito attacco
dello scorso luglio contro la sua residenza. Ad alimentare le tensioni ci sarebbe
il presunto rifiuto del partito al potere di dialogare con l’opposizione e le sue
decisioni bollate come “unilaterali” in vista delle legislative in agenda per il 29
dicembre. Per fare pressione sul governo ma anche sulla commissione elettorale il
‘Collettivo dei partiti di opposizione’ prevede di tenere manifestazioni pubbliche
pacifiche a partire dal 27 settembre. (M.G.)