2011-09-22 16:06:43

Domani l’appello palestinese all’Onu: Obama contrario


Cresce l’attesa in vista dell’appello palestinese all’Onu per il riconoscimento di un proprio Stato, che il leader Abu Mazen ha annunciato per domani. In un intervento al Palazzo di vetro di New York, il presidente americano Obama ha ribadito di essere contrario all’idea di una risoluzione che passi per le Nazioni Unite, auspicando una riapertura delle trattative. Gelida la reazione del presidente francese, Nicolas Sarkozy. E oggi sarà il turno dell’iraniano Ahmadinejad. Il servizio di Fabrizio Angeli:RealAudioMP3

“Non esistono scorciatoie per porre fine a un conflitto che va avanti da decenni. La pace non verrà dalle dichiarazioni e dalle risoluzioni dell’Onu”. È una bocciatura completa per le ambizioni palestinesi quella pronunciata dal presidente americano Obama davanti all’Assemblea generale delle Nazioni unite. Il braccio di ferro americano con l’Autorità nazionale palestinese si concluderà quindi con il veto in Consiglio di sicurezza. Obama ha incontrato personalmente il leader dell’Anp, Abu Mazen, e quello israeliano, Netanyahu, per tentare di riavvicinare le parti e riaprire le trattative di pace. Si dissocia il presidente francese, Sarkozy, che invece propone per i palestinesi lo status di Stato non membro osservatore. Una situazione di cui oggi gode solo la Santa Sede e che riconoscerebbe l’esistenza di una comunità territoriale palestinese sovrana, entro i confini del ’67. Intanto, la tensione cresce di ora in ora. Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha esortato l’israeliano Netanyahu ad agire con responsabilità. A prendere la parola oggi sarà il presidente iraniano, Ahmadinejad, che è stato di nuovo attaccato da Obama sulla questione dei diritti umani.

Sulle prospettive aperte dalla richiesta palestinese e sulla possibilità di ripresa del negoziato, Giada Aquilino ha intervistato Maria Grazia Enardu, docente di Storia delle relazioni internazionali all’Università di Firenze:RealAudioMP3

R. – Lo Stato membro dell’Onu è uno Stato membro pieno e qualunque atto contro un membro dell’Onu da parte di altri Stati, altrettanto membri, sarebbe sanzionato e darebbe l’avvio a tutta una serie di processi politici e giuridici ovvi. Ma questo è un traguardo francamente impossibile perché il veto americano è assolutamente garantito. Anche il percorso di pace dei negoziati è un percorso impossibile perché sono anni che ci si prova e che gli americani cercano di incoraggiarlo, ma in Israele soprattutto i vari governi di destra - forse con l’eccezione di Olmert, nell’ultima fase - hanno sempre tergiversato. L’unico percorso che può essere reale e concreto è quello delineato dal presidente francese, Sarkozy: la Palestina, ha detto il capo dell’Eliseo, deve accontentarsi al massimo dello status di Paese osservatore, che darebbe diritto di partecipazione a varie agenzie, a vari organismi dell’Onu. Però, contemporaneamente, ha aggiunto Sarkozy, ci vuole un processo di pace con tappe già prefissate, praticamente una marcia forzata che impedisca a Israele di perdere tempo e di continuare la politica degli insediamenti.

D. – Sarkozy ha proposto una vera e propria road map, con la ripresa dei negoziati nell’arco di un mese e un accordo definitivo israelo-palestinese entro un anno. Questi tempi potrebbero essere rispettati?

R. – Gli americani probabilmente si opporranno, perché il presidente Obama è in campagna elettorale, quindi un anno per lui significa l’anno della campagna elettorale. Detto questo, se l’idea passa, sostenuta da un ampio arco di Stati, è difficile che gli americani possano opporsi, anche perché così avrebbero già segnato l’unico punto che importa loro, cioè quello di impedire che la Palestina diventi uno Stato membro a tutti gli effetti. (bf)








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