India: oltre 55 attacchi anticristiani nel 2011. I vescovi: urge una legge per le
minoranze
Una chiesa attaccata e danneggiata in Karnataka due giorni fa; un incontro di preghiera
interrotto e impedito da estremisti in Madhya Pradesh; 7 cristiani arrestati in Andhra
Pradesh e un Pastore protestante arrestato in Uttar Pradesh, con la falsa accusa di
“conversioni forzate”: sono gli ultimi episodi che fonti nella comunità cristiana
indiana riferiscono all’agenzia Fides, notando che gli episodi di violenza perpetrati
da gruppi radicali indù nei confronti dei cristiani continuano. Secondo un Rapporto
inviato a Fides dal “Global Council of Indian Christians” (Gcic) – organismo ecumenico
che monitora la condizione dei fedeli nel Paese – nel 2011 si sono verificati almeno
55 gravi casi di violenze, dei quali 35 in Karnataka e 20 in Orissa. Ma la cifra non
abbraccia centinaia di episodi riguardanti intimidazioni, percosse, minacce, interventi
per disturbare assemblee domestiche, piccoli danni a edifici e luoghi di culto. “Tutto
ciò non solo disturba la pace e l’armonia nel Paese, ma danneggia anche l’immagine
del Paese all’estero” nota il Gcic, ricordando che l’India è menzionata negativamente
nel recente Rapporto sulla Libertà religiosa nel mondo, del Dipartimento di Stato
Usa. Per questo i vescovi indiani “sostengono con forza l’adozione di un provvedimento
legislativo a tutela delle minoranze, etniche e religiose in India”, commenta mons.
Vincent Concessao, arcivescovo di New Delhi. Intanto è fermo in Parlamento il “Communal
Violence Bill”, proposta di legge del governo (guidato dal Partito del Congresso),
che intende prevenire e dare allo Stato federale maggiori poteri, in caso di violenze
verso le minoranze. L’arcivescovo spiega che “i partiti di opposizione (come il Baratiya
Janata Party, partito nazionalista indù), ma anche il Trinamool Congress, partito
nella coalizione di governo, si oppongono al provvedimento: affermano che, per proteggere
le minoranze, esso danneggerebbe la maggioranza. Ma il fine della legge è solo prevenire
la violenza, adottando misure adeguate e penalizzando fortemente coloro che innescano
e portano avanti conflitti. Per questo continueremo a chiedere al governo di approvare
la legge, facendo pressioni insieme con tutte le minoranze etniche e religiose. Speriamo
sia approvato per il bene dell’India: contribuirà a creare armonia sociale e migliorerà
il buon nome del Paese a livello internazionale”. (R.P.)